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53 miliardi di sigarette illegali? Il risultato del non mercato
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Articolo di Vincenzo Donvito
27 settembre 2016 15:07
 

 Durante il convegno a Bruxelles “Changing trends in smuggling” di Euractiv, sono stati rese note le quantita' di sigarette di contrabbando: 53 miliardi nel 2015 (1). Con la Polonia al primo posto tra i Paesi consumatori, seguita dall'Italia con 2,3 miliardi di sigarette e una percentuale dell'8 sul totale di questo mercato. La conseguenza -tangibile dal punto di vista fiscale- e' la perdita di 11,5 mld di tasse per tutta la Ue.
Stiamo parlando di un prodotto legale e culturalmente integrato in ogni Paese del mondo. Un prodotto che, pur se soggetto a diffuse e mirate campagne di scoraggiamento al consumo, continua ad essere -come l'alcool- tra i piu' ricercati. E l'illegalita' da cosa nasce? Sicuramente da una domanda molto alta a fronte di un prodotto sempre piu' costoso e che, pur messo all'indice culturalmente e socialmente, sfuggendo alle statistiche ufficiali, trova il suo mercato (illegale). Regole elementari dell'economia di mercato: dove c'e' domanda l'offerta c'e' sempre, legge permissiva o non permissiva che sia. Una similitudine (e stiamo sempre parlando di droghe) al mercato clandestino delle droghe illegali, con l'aggravante -per queste ultime- che le oasi di legalita' sono come quelle dei deserti. Il classico proibizionista in materia di droghe (non di tabacco e alcool... per carita') ne potrebbe trarre una lezione e nuova linfa per la propria campagna di divieti e direbbe: visto, anche se legalizzi non elimini il mercato clandestino. Ma i proibizionisti, di tutte le staffe, peccano spesso di ignoranza e informazione tendenziosa, e fanno finta di ignorare che la clandestinita' nasce quando un prodotto di alta domanda non ha un sufficiente sfogo sul mercato, e questo vale per i prezzi alto delle droghe legali e per il proibizionismo sulle droghe illegali. Il fenomeno e' paradossale e gigantesco nell'ambito delle droghe oggi illegali, e solo parziale per quello del tabacco. Ed oggi, coi dati del “Changing trends in smuggling” assistiamo solo a dati parziali, molto parziali, perche' il mercato delle droghe non-tabacco e non-alcool muove cifre e numeri stratosferici rispetto a questi “numericchi” del tabacco.
Le soluzioni ci sono e sono semplici (e alcuni Paesi le adottano), ma la cultura, il controllo politico-economico dei mercati, le ideologie le ostacolano tutte.
Siamo sicuri, per esempio, che se i pacchetti di sigarette in Italia costassero molto meno ci sarebbero piu' fumatori? E' probabile, ma non sappiamo se questi numeri compenserebbero i dati -sanitari ed economici- di quella parte di questo mercato che viene oggi assorbito dall'illegalita'. Con gli strumenti e i dati a disposizione, possiamo solo dire che le statistiche ufficiali sul tabacco non tornano e che, come contraltare, c'e' un aumento dell'illegalita' (dal 13% del 2009 siamo passati al 35,4% dello scorso anno). Dobbiamo e possiamo continuare ad essere approssimati? E' cosi' che si puo' affrontare un fenomeno? Sembra proprio di no: urge un “bagno di economia e di legalita'”, l'unico che ci potrebbe dare certezza del fenomeno e dati su cui elaborare politiche di dissuasione e/o riduzione del danno. Auspicio che vale sia per le droghe legali vendute a prezzi troppo alti che per quelle illegali vendute solo dal mercato in mano alla criminalita'.

 
 
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