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Accordo mondiale sul clima. La ratifica dell'India, terzo inquinatore mondiale
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Articolo di Redazione
3 ottobre 2016 10:10
 

 E' un grande passo verso l'entrata in vigore dell'accordo di Parigi sul clima. L'india ha ratificato, domenica 2 ottobre, il trattato venuto fuori dalla COP21 destinato a contenere il riscaldamento climatico sotto la soglia dei due gradi centigradi in rapporto al livello preindustriale.
La data non e' stata scelta a caso. E' l'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, che aveva detto che il Pianeta contava su “sufficienti risorse per rispondere ai bisogni di tutti, ma non tante per soddisfare il desiderio di possesso di ognuno”. L'India rende piu' credibile anche la sua immagine di potenza emergente. Cosciente delle sue responsabilita' con la limitazione del cambiamento climatico.
Un totale di 62 Paesi che rappresentano circa il 52% delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra hanno quindi ratificato l'accordo. Con l'Unione Europea che raggiungera' l'India mercoledi' 6, il trattato concluso a Parigi a dicembre del 2015 raggiunge le condizioni necessarie per la sua entrata in vigore, che dovrebbe essere a novembre durante la COP22 di Marrakech.
Per l'India si pone una sfida difficile: come riconciliare i propri imperativi di sviluppo e di lotta contro il cambiamento climatico? Invece di limitare il suo consumo di energia, ha scelto di convertirsi alle energie pulite. Almeno questa e' la sua intenzione. Perche' il carbone, il piu' inquinante fra tutti, e' oggi all'origine del 60% della sua produzione di elettricita', e il suo consumo dovrebbe duplicarsi da oggi ai prossimi quindici anni.
Rafforzare il solare e il nucleare
Nel suo contributo all lotta al riscaldamento climatico rimesso all'ONU il 2 ottobre 2015, il governo indiano annunciava di voler aumentare la sua capcita' di produrre energia rinnovabile a 175 gigawatt (GW), rispetto ai 38 di oggi, puntando essenzialmente sul solare. Un obiettivo giudicato ambizioso, che dipende dall'evoluzione dei costi dei pannelli solari e dai finanziamenti stanziati dal governo.
Il primo ministro, Narendra Modi, e' ugualmente all'origine dell'Alleanza solare mondiale, destinata a favorire il partenariato tra 120 Paesi per promuovere questa energia rinnovabile. Da oggi al 2030, l'India vuole aumentare la parte di risorse energetiche non fossili per raggiungere il 40% della sua produzione di elettricita'. Fatto che la obbliga ad aumentare per dieci le sue capacita' di produzione nucleare, da 6 a 63 GW. Numerosi esperti vi vedono un programma irrealista, visto che la costruzione di centrali incontra una forte opposizione nel Paese. New Delhi si e' anche impegnata a ridurre di meno di un terzo l'intensita' del suo carbone sul PIL da qui al 2030, in rapporto al livello del 2005. In totale, l'India valuta in 2.500 miliardi di dollari (2.200 miliardi di euro) l'insieme delle sue iniziative che devono essere intraprese in materia di clima. Per raggiungere l'obiettivo essa conta sul trasferimento di tecnologia e sull'aiuto finanziario di Paesi sviluppati. Perche' New Delhi intende bene mettere i Paesi ricchi di fronte alle loro responsabilita'. “Si deve passare da un discorso sul cambiamento climatico a quello sulla giustizia climatica”, ha dichiarato a settembre 2015 il presidente Modi.
Attitudine piu' conciliante
Malgrado degli obiettivi ambiziosi l'ambizione indiana e' lungi dall'essere vinta. Il Paese, che si appresta a diventare un gigante industriale e urbano, e' gia' il terzo produttore di gas ad effetto serra del Pianeta e, se niente viene fatto, le sue emissioni potrebbero all'incirca raddoppiare da qui al 2030. Se l'India vuole continuare a far uscire milioni di abitanti dalla miseria -363 milioni vivono sotto la soglia di poverta'- senza cambiar il suo modello di sviluppo, essa potrebbe mettere in pericolo, da sola, l'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura mondiale a 2 gradi. L'Agenzia Internazionale dell'Energia stima che la domanda indiana costituisce il quarto dell'aumento mondiale del consumo mondiale da qui al 2040.
L'india, che ha avuto per lungo tempo la reputazione di essere inflessibile nelle negoziazioni sul cambiamento climatico, ha adottato un'attitudine piu' conciliante nell'ambito del summit di Parigi a dicembre. “Dopo la ratifica dell'accordo da parte della Cina e degli Usa a settembre, e del Brasile, l'India non ha piu' voluto apparire come la sola potenza emergente a mettere i bastoni fra le ruote -spiega una fonte diplomatica europea- .Il semaforo verde di Modi e' stato dato, malgrado la reticenza della sua amministrazione”.
Ed e' cosi' perche' l'India ha una coscienza piu' acuta delle catastrofi che la minacciano? Con il riscaldamento delle temperature, le precipitazioni durante il monsone saranno piu' abbondanti e di corta durata. Mettendo in pericolo la produzione agricola del Paese. La fonte dei ghiacciai dell'Himalaya aggravera' i rischi di crescita nella piana del Gange, e i cicloni saranno piu' numerosi nello spazzare la sua costa est.
Il Paese ha preso coscienza dei suoi pericoli durante le inondazioni che hanno devastato la citta' di Chennai, nel sud a dicembre del 2015. Distruttrici, esse comportano ugualmente degli importanti rischi sanitari, favorendo la moltiplicazione delle mosche che portano la dengue, o Chikungunya o paludismo. Il governo valuta le perdite legate all'aumento delle temperature a 1,8% del suo PIL annuale fino al 2050.
L'inizio di difficili negoziati
“L'India deve dimostrare di essere stato un Paese responsabile nella negoziazione sul clima, ma la ratifica non e' che l'inizio di difficili negoziati -assicura Chandra Bhushan, direttore generale aggiunto del Centro per la scienza e l'ambiente, con base a New Delhi-. Essa deve giocare un ruolo importante nelle prossime discussioni in materia di finanziamento per la lotta contro il cambiamento climatico, dall'adattamento alle perdite e ai danni”.
Il governo deve ormai concretizzare le promesse, e istituire dei comitati interministeriali organizzando un confronto coi differenti Stati federali e le municipalita'. Un regolatore indipendente per misurare le emissioni di ogni settore dell'industria deve ugualmente essere creato. “Il consumo energetico deve essere misurato con precisione nei prossimi anni, e per questo numerosi settori dell'economia non sono ancora preparati”, dice il quotidiano The Hindu nel suo editoriale dello scorso 27 settembre.

(articolo di Julien Bouissou , corrisponde da New Delhi del quotidiano le Monde, pubblicato il 03/10/2016) 

 
 
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