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Le citta', una chance per l'Africa. A condizione che...
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Articolo di Redazione
29 settembre 2016 10:47
 

 Nel 2000 Tangeri era una citta' costiera dormiente nel nord del Marocco. Quindici anni dopo, gli abitanti sono triplicati, e la citta' e' diventata un'area metropolitana dinamica di 1,5 milioni di abitanti. Le zone franche della citta' hanno attirato nuove industrie, come costruttori di automobili e, piu' di recente, l'industria aeronautica americana Boeing. Un nuovo quartiere di affari, Tanger City Center e vari satelliti sono apparsi intorno alla citta', e gli abitanti possono usufruirne delle infrastrutture e delle installazioni moderne che erano fino ad oggi inesistenti. Un nuovo treno a grande velocita' e' in costruzione e permettera' alla popolazione di arrivare all'aeroporto internazionale ultramoderno Ibn Batouta.
Esempi come questo mostrano che l'urbanizzazione trasforma in profondita' le societa' africane. L'Africa si urbanizza due volte piu' veloce di quanto accade in Europa. La parte interessata dei cittadini della popolazione africana e' passata dal 14% del 1950 all'attuale 40%. Se in Europa sono stati necessari 110 anni, tra il 1800 e il 1910, per passare dal 15 al 40% dei cittadini, questa evoluzione ci ha messo solo 60 anni in Africa. Il continente si urbanizza ad un ritmo storicamente elevato, nello stesso tempo in cui registra un ingrandimento demografico senza precedenti, con la popolazione che risiede in citta' che e' raddoppiata tra il 1995 e il 2016, attestandosi a 472 milioni di persone. Nel 2050, circa il 56% degli africani vivra' in citta'.
Immenso potenziale
Senza dubbio, le citta' e i borghi sono i motori di una crescita che, correttamente indirizzata, puo' alimentare lo sviluppo durevole e l'insieme del continente. Di fatto, le “Prospettive economiche in Africa nel 2016” conclude sostenendo che l'Africa e' portatrice di un immenso potenziale di trasformazione strutturale che alimenta la crescita economica.
I due terzi degli investimenti nelle infrastrutture urbane necessarie all'orizzonte del 2016, tenendo conto della crescita della popolazione, non sono state ancora effettuate. E' una formidabile opportunita'.
L'urbanizzazione espande, per esempio, la base dei consumatori, a beneficio dei produttori africani di derrate alimentari. Le zone urbane rappresentano il 40% della popolazione totale, 50% del consumo alimentare e il 60% del totale del mercato sempre alimentare, Grazie alle stime del Club del Sahel e dell'Africa dell'Ovest, un organismo dell'OCSE, questa situazione ha generato un'economia alimentare che pesava 180 miliardi di Usd nel 2010, cioe' l'attivita' piu' importante e, soprattutto, del settore privato di questa regione.
E' da sapere che i due terzi degli investimenti nelle infrastrutture urbane necessarie da qui al 2050, tenendo conto della crescita della popolazione urbana, non sono stare ancora effettuati. Questo rappresenta una formidabile opportunita' economica per gli investitori locali e per quelli stranieri, che possono dar vita a milioni di posti di lavoro. Il rafforzamento della produttivita' agricola, dell'industrializzazione e dei servizi, stimolati dall'espansione della classe media, e gli investimenti diretti stranieri negli ambiti urbani, generano mezzi concreti per la produzione della crescita economica.
I benefici di una urbanizzazione efficace
Inoltre, un abitante urbano piu' sicuro e piu' inclusivo e delle filiere di protezione sociale robuste, possono indurre uno sviluppo sociale piu' solido. Una sana gestione dell'ambiente nei centri urbani contera' molto per l'attenuazione degli effetti del cambiamento climatico, con la creazione di soluzioni per la penuria d'acqua e di altre risorse naturali, nella lotta contro l'inquinamento atmosferico, con la creazione di sistemi di trasporto pubblico puliti e con un buon rapporto costo-efficacia, o ancora il miglioramento della raccolta dei rifiuti e dell'accesso all'energia. Non bisognera' quindi sottostimare i benefici economici, sociali ed ambientali di una urbanizzazione efficace.
Pertanto, perche' la promessa delle citta' divenga realta', occorreranno delle riforme audaci ed una sana pianificazione. Il buon funzionamento delle citta' non e' immanente: bisogna che le citta' siano create nell'ottica di un buon funzionamento.
Una delle riforme necessarie consiste nel far meglio corrispondere il mercato formale dell'immobiliare alle domande di alloggio, grazie alla chiarificazione dei diritti fondiari. Il miglioramento delle connessioni con le zone rurali, o ancora il rafforzamento delle infrastrutture e dei servizi in seno alle citta' come tra le citta', sono altri volani di una strategia di urbanizzazione durevole e adatta ai contesti specifici. Oggi, meno di un terzo di Paesi dell'Africa ha definito una strategia nazionale di urbanizzazione. Il buon funzionamento delle citta' richiede ugualmente una governance efficacia e trasparente. Ma, gli impieghi nell'amministrazione locale sono male remunerati e non sono considerati come opzioni di carriere da intraprendere, cosi' come non attirano i giovani talenti d'Africa. E per essere durevole, l'urbanizzazione deve prendere in considerazione in maniera innovativa delle fonti di finanziamenti pubblici e privati. Si stima che nella sola Africa subsahariana, i bisogni di investimenti nelle citta' ammonta a 12,5/35 miliardi di dollari all'anno, in funzione dell'espansione urbana e delle densita' della popolazione.
Nuove strategie e ambiziosi investimenti in una una urbanizzazione durevole figurano in testa alle preoccupazioni mondiali nell'incontro della comunita' internazionale che si terra' a Quito, in Equador, alla fine dell'anno per al conferenza Habitat III. Mentre il continente affina la sua posizione comune sullo sviluppo urbano, riflettendo l'Agenda 2063 e l'Obiettivo di sviluppo durevole non relativo ad 11 citta', gli Africani hanno un contributo importante da apportare agli scambi. Permettendo di comprendere le sfide e di puntare sulle migliori parti delle opportunita' che offre l'urbanizzazione, le citta' d'Africa costituiscono non solo un modello in materia di insegnamento di buone pratiche, ma anche un quadro per tracciare l'avvenire dell'inclusione, della produttivita' e della prosperita' a vantaggio di tutti gli africani.

(articolo di Mario Pezzini -direttore del centro di sviluppo e direttore ad interim della direzione della cooperazione per lo sviluppo dell'Ocse; e di Ibrahim Assane Mayak, segretario esecutivo del Nuovo partnerariato per lo sviluppo dell'Africa -NEPAD-; e Laurent Bossaro, direttore del club Sahel e dell'Africa dell'Ovest dell'OCSE; pubblicato sul quotidiano Le Monde del 29/09/2016)

 
 
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