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Clima 2017. Partenza con forza
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Articolo di Redazione
19 febbraio 2017 18:19
 
 Le temperature del Pianeta di gennaio 2017, pubblicate proprio in questi giorni dall’équipe scientifica che le segue, sono moto curiose. In generale sono molto alte.
Con 0,92 gradi al disopra della media climatologica calcolata nel periodo 1951-1980, gennaio 2017 e’ al di sopra di gennaio 2015, e al terzo posto dei mesi di gennaio da quando sono cominciate queste misurazioni a livello planetario. La mappa di queste temperature mostra un mondo quasi ovunque al di sopra della media con qualche eccezione. Soprattutto una vasta zona sul Mediterraneo dove le temperature sono inferiori, nonche’ una zona continentale ed oceanica con il centro dì una zona nord-ovest degli Usa e del Canada.
Il decennio in corso sta seguendo il trend del riscaldamento climatico che e’ stato osservato da un secolo. E soprattutto quello che dura dalla meta’ degli anni 1970 e che non ha nessun altra spiegazione plausibile che l’intensificazione dell’effetto serra planetario dovuto alle nostre emissioni di gas ad effetto serra.
Un grafico politico
Un altro modo di prendere le misure e’ di considerare la curva di queste temperature (misurate ad un metro al di sopra del terreno sui continenti per l’aria, e sulla superficie degli oceani per l’acqua) dal 1880. Il grafico e’ “politico”. Non che la scienza sia stata distorta da una qualche frode, ma la scelta del periodo di confronto -1880/1920 e non 1951/1980- fa esplicitamente riferimento alla Conferenza sul clima dell’ONU. Quella in cui, nella decisione della conferenza COP-21 che si e’ tenuta a Parigi nel dicembre 2015, ha fissato l’obiettivo di non oltrepassare i 2 gradi oltre quelli dell’era industriale, e anche di avvicinarsi il piu’ possibile a 1,5 gradi, secondo quanto richiesto dai Parsi piu’ vulnerabili al cambiamento climatico. Quello che dice questa presentazione, e’ che l’obiettivo piu’ ambizioso ed e’ gia’ totalmente al di fuori della portata, e che i 2 gradi esigono decisioni molto piu’ forti di quelle prese in ambito COP.
Ghiacciai in calo
Il clima planetario di questo inizio 2017 mostra anche un aspetto suggestivo. Quello di uno spettacolare calo di una parte della criosfera terrestra, la banchisa. O meglio le banchise, quelle dell’Artico e dell’Antartico.
Per l’Artico, i glaciologhi ci sono ormai abituati, in seguito alla loro osservazione quotidiana via satellite dal 1979, e’ stata registrata una tendenza netta alla diminuzione della sua superficie.
Invece la banchisa dell’Antartico non mostrava nessuna tendenza a ritirarsi, con anche delle fasi di crescita negli ultimi anni. L’anno 2016 ha mostrato una rottura netta, che e’ realmente troppo per sostenere che si tratti di una fluttuazione naturale senza rapporti col riscaldamento planetario o le conseguenze dello stesso.
Un mistero nel Pacifico tropicale
C’e’ comunque qualcosa di misterioso nella mappa delle temperature di gennaio 2017. Se la si confronta con quella di gennaio 2016, nettamente piu’ caldo con uno scarto di 1,13 gradi al di sopra della media, emerge che la causa di questa notevole differenza si colloca essenzialmente nel Pacifico tropicale dove si distingue una lunga “lingua” rossa, segnata da un El Nino particolarmente intenso.
Dov’e’ l’aspetto curioso della vicenda? E’ che il molto forte El Nino del 2015 e del 2016 non ha avuto un seguito come sempre ma senza sistematicita’, ad una Nina altrettanto forte, un fenomeno responsabile di un colpo di freddo sull’indicatore delle temperature planetarie.
Al momento, l’oscillazione ENSO non si fa secondo la metafora spesso utilizzata dagli oceanografi per spiegarla: quella di un’oscillazione. Dopo il molto vigoroso El Nino degli ultimi due anni, ci si attendeva una Nina piuttosto forte. Ma, per il momento, il Pacifico e’ in condizioni “neutre”, ne’ l’uno ne’ l’altro. Ma soprattutto, le previsioni degli oceanografi sono non solo piu’ in favore di una continuita’ di questa neutralita’ ma la seconda opzione che essi privilegiano non e’ una Nina ma un Nino.
Il Pacifico sta architettando un nuovo mistero nel funzionamento dell’ENSO? Si tratta di un effetto di un cambiamento climatico -ENSO e’ un fenomeno cosiddetto “accoppiato” tra la temperatura di superficie e di profondita’ del Pacifico tropicale e della sua interazione coi venti -che modificherebbe gia’ il meccanismo che provoca questa oscillazione? E complicherebbe ancora di piu’ la sua prevedibilita’, mentre si prepara alle sue fasi estreme e cruciali per la pesca al largo delle coste andine e per milioni di agricoltori in America e in Asia o in Australia, come per le continue forti piogge e siccita’ che provoca.

(articolo pubblicato sul quotidiano Le Monde del 18/02/2017)
 
 
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