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Clima. Un passo storico e' gia' stato fatto. Da oggi parte Marrakech
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Articolo di Redazione
7 novembre 2016 9:27
 
  L'accordo di Parigi sul clima e' entrato in vigore venerdi' 4 novembre, solo undici mesi dopo la sua adozione durante la 21ma conferenza della Nazioni Unite sul cambiamento climatico, la COP21. Si tratta della maggiore tappa nella lotta contro il riscaldamento. Questo trattato fissa un quadro universale ai 196 Stati, parti pregnanti delle negoziazioni per tentare di contenere l'aumento delle temperature sotto la barra dei 2 gradi centigradi. Restano ancora da definire le misure precise che permetteranno di raggiungere l'obiettivo e di frenare le emissioni inquinanti, sena danneggiare i Paesi emergenti negandogli il diritto allo sviluppo. I lavori che cominciano a Marrakech il 7 novembre daranno la misura della mobilitazione degli Stati e delle loro capacita' di trasformare le promesse fatte a Parigi.
L'entrata in vigore dell'accordo sul clima e' un successo diplomatico per la Francia, che aveva fatto, nel 2012, di tutto per accogliere e presiedere la COP21, l'incontro dell'ultima chance per giungere ad un accordo, dopo che il tutto si era ingrippato nel vertice di Copenaghen del 2009. Laurent Fafius, e poi Ségoléne Royale, che gli e' succeduta alla presidenza della COP, sono riusciti a superare gli ostacoli: le divisioni Nord-Sud, l'ostilita' dei Paesi produttori di petrolio, le querelle intestine all'Europa, incapaci di trovare intese sullo sforzo di ognuno dei 28 per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra.
E' anche una vittoria degli Usa. A monte e a valle della COP21, Barack Obama e il suo segretario di Stato, John Kerry, hanno giocato un ruolo motore per convincere i grandi inquinatori dal loro ostracismo, Cina, India e Brasile. Principali responsabili della sconfitta di Copenaghen nel 2009 insieme ai cinesi, gli americani hanno questa volta inforcato la leadership dei negoziati climatici.
Tutto resta da fare
Ma le ONG svolgono il loro ruolo quando ricordano che tutto resta da fare e che gli impegni presi a Parigi dagli Stati mettono il Pianeta su una traiettoria di piu' di 3 gradi di riscaldamento. Le Nazioni Unite lo sottolineano in un rapporto pubblicato il 3 novembre: al ritmo attuale, il budget carbone da non oltrepassare per limitare il riscaldamento climatico a 1,5 gradi, la soglia definita dagli Stati piu' vulnerabili, sara' totalmente consumato ben prima del 2030.
Delle decisioni radicali devono essere prese sulla dipendenza del Pianeta dalle energie fossili: carbone, gas, petrolio, le tre ferite del clima, che costituiscono il carburante dell'attivita' economica dell'era industriale. Una transizione energetica si impone. Ed essa passa per lo sviluppo massiccio delle energie verdi, una rivoluzione delle pratiche agricole, una revisione completa delle norme di costruzione e dei mezzi di trasporto, e un adattamento dei modi di consumo.
La lotta contro la deregolamentazione del clima e' la piu' grande sfida posta alle nazioni. Ogni mese, l'aumento delle temperature stabilisce dei record. L'anno 2015, marcato dal fenomeno di El Niño, si e' tradotto in una successione di catastrofi: inondazioni, scivolamento dei terreni, siccita', incendi, degradazione dei raccolti. “Noi dobbiamo riscoprire il sentimento di urgenza che avevamo un anno fa. Con ogni giorno che passa, la sfida del clima si ingrandisce”, dice Jim Yong Kim, il presidente della Banca Mondiale. L'accordo di Parigi, ormai effettivo, e' la tappa piu' importante. Ma e' soprattutto un punto di partenza
(editoriale del quotidiano Le Monde, pubblicato il 06/11/2016)
 
 
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