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Come l'Africa dell'Ovest e' diventata un obiettivo per i narcotrafficanti
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Articolo di Redazione
27 maggio 2016 20:37
 
 La polizia del Malì ha recentemente festeggiato un record. Lo scorso giovedi' 19 maggio 2,7 tonnellate di cannabis sono state scoperte vicino a Bamako grazie alla sua unita' antidroga. “Abbiamo fatto il piu' importante sequestro di cannabis degli ultimi venti anni”, ha detto Sadio Kanouté, dell'Ufficio centrale degli stupefacenti. La droga, rinvenuta in un camion, veniva dal Ghana dopo che era transitata dal Burkina Faso… Bamako non era l'unica destinazione della merce”. Due cittadini del Mali' sono stati arrestati e altri arresti sono avvenuti in Ghana, confermando cosi' l'internazionalizzazione della rete.
Considerata da una decina d'anni come una zona di transito, l'Africa dell'Ovest e' ormai anche un mercato. Si consumano e si producono quantita' notevoli di stupefacenti. Il quotidiano Le Monde ha chiesto a Michel Gandilhon, del gruppo di studi dell'Observatoire français des drogues et des toxicomanies (OFDT), e a Pierre Lapaque, rappresentante dell'ufficio regionale delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) di spiegare queste nuove tendenze.
Punto di smistamento del traffico di cocaina
Secondo le ultime stime dell'UNODC, datate marzo 2015, almeno 18 tonnellate di cocaina transitano ogni anno attraverso l'Africa dell'Ovest. La polvere bianca, sbarcata nei Paesi costieri, risale poi verso l'Europa: dal 50 al 60% viene rispedita nel giro di qualche settimana. Durante il percorso, la droga transita per i grandi deserti, via Marocco, Algeria o attraverso il caos della Liba. Per via aerea, o grazie ai “muli”, riesce ad arrivare in Europa. “Un doganiere europeo specializzato nella ricerca di stupefacenti presta maggiore attenzione ad un aereo che provenga da Dakar, da Abidjan o da Abuja, rispetto ad altri che provengono da Cali o Bogotà”, spiega Pierre Lapaque.
Le coste europee sono molto sorvegliate, i cartelli della cocaina sudamericana hanno moltiplicato negli ultimi anni le zone di transito lungo le coste africane dell'ovest: 2 tonnellate di cocaina sono anche state scoperte in Mauritania a febbraio, 280 kg su un veliero al largo di Capo-Verde ad aprile. “L'Africa dell'Ovest e' diventata una della maggiori zone di transito -spiega Lapaque.- La cocaina vi viene stockata, perche' e' meno rischioso che non in Europa. Le organizzazioni criminali lavorano con tempi stretti: c'e' poco stockaggio e le spedizioni vengono fatte in continuazione per conservare il prezzo di mercato che continua ad essere altalenante tra 80-90 euro per ogni dose in Europa. Al di sotto di questi prezzi, i trafficanti ucciderebbero il mercato, e al di sopra non potrebbero piu' far fronte alla domanda. L'economia del crimine e' un'economia pura. L'invio di piccole quantita', per limitare le perdite in caso di sequestri, e la moltiplicazione dei punti di invio, in modo da confondere le piste, sono ormai una scelta che va per la maggiora.”
Un consumo in crescita
“Nel 2004 si stimava che su cento consumatori di cocaina nel mondo, sette fossero africani. Oggi sono invece quindici”, spiega Michel Gandilhon. Una partita di cocaina che arriva sulle coste africane serve quindi ad alimentare anche il mercato locale, che non cessa di crescere da due/tre anni. Come qualunque imprenditore, i narcotrafficanti, a partire dagli anni 2000, si sono messi a cercare nuovi mercati, nuovi territori. “I mercati nei Paesi sviluppati sono quasi saturi -assicura Lapaque-. I narcotrafficanti cercano dei mercati emergenti. Vendendo meno cara la droga in Africa, essi danno vita ad un mercato che permette loro di assicurarsi nuovi profitti”, Diverse cause possono ugualmente spiegare questo aumento del consumo.
“Il prodotto e' piu' disponibile, quindi piu' accessibile -analizza Michel Gandilhon.- La crescita del Pil dal 5 al 6% in alcuni Paesi da alcuni anni, che ha favorito lo sviluppo di una classe media, spiega questa crescita del consumo, essenzialmente di cocaina che, diventata un oggetto con marchio di modernita', induce una sorta di fascino”.
Una produzione locale di metamfetamine
L'Africa non e' che una terra di transito, perche' si sa che essa produce anche delle metamfetamine, una droga di sintesi dal forte potenziale additivo, che viene consumata per i suoi effetti di iper-stimolazione. Un primo laboratorio e' stato scoperto in Guinea, a Conakry, nel 2009. In seguito ne sono stati trovati un'altra decina nel sud ddella Nigeria, “un molto grosso produttore del mercato europeo, ma anche del mercato continentale”, dice Gandilhon.
Il Paese piu' popoloso d'Africa sarebbe oggi nel mirino di tutte le polizie. “Le sue bande sono molto diffuse ed hanno ramificazioni in America del Sud, da dove importano la cocaina”, dice Gandilhon. “Le organizzazioni criminali nigeriane sono riuscite a prendere il sopravvento sul traffico di cocaina e di lasciare un porzione congrua ai ruppi latinos dei colombiani o dei boliviani -aggiunge Lapaque.- Essi sono strutturati e molto efficaci. Degli accordi sono stati fatti anche tra pakistani, afghani e nigeriani, per cui la sub-regione diviene un punto di arrivo dell'eroina destinata all'Europa.
Corruzione nei porti
Si stima che il 90% del commercio sia marittimo. La recente modernizzazione dei porti africani e il loro adattamento ai porta-container, potrebbe aver facilitato i traffici. “La droga arriva attraverso i porta-container in questi grandi terminali portuali che sono difficili da controllare” dice Gandilhon.
“Mentre un doganiere viene pagato 100 o 150 euro al mese, e delle persone gli propongono 1.000 euro per chiudere gli occhi su un angolo del porto dove si organizza un traffico, sara' complicato lottare contro i narcos -deplora Lapaque.- La droga genera dei profitti colossali e offre potere di corruzione si' da poter comprare un doganiere, un giudice, financo un ministro. I trafficanti riproducono sul territorio africano degli schemi di corruzione che hanno gia' messo alla prova altrove, essenzialmente in Europa, come in Italia”
Il caso problematico della Guinea-Bissau
La Guinea-Bissau, con il suo centinaio di isole deserte nell'arcipelago di Bijagos e la sua instabilita' cronica sul piano politico, e' stata negli anni 2000 un importante punto di passaggio del traffico di cocaina, e lo sara' sempre, secondo un rapporto della International Narcotics Control pubblicato a marzo del 2015, in cui si puo' leggere che il sistema politico resta “sotto l'influenza dei trafficanti di droghe”.
“La Guinea-Bissau e' problematica -riconosce Lapaque.- La sua instabilita' ha fatto proliferare i gruppi criminali. L'arresto di Bubo Na Tchuto (capo di stato maggiore della Marina arrestato in mare nel 2013 da degli agenti americani della Drug Enforcement Administrtion -DEA) ha dato un colpo al traffico, ma oggi si e' piu' occultato, piu' nascosto. Il periodo di instabilita' che attraversa il Paese dopo la scorsa estate e' come pane benedetto per i trafficanti”.
Un centro di lotta contro le dipendenze
Alla fine del 2014, un Centro che si faceva completamente carico delle dipendenza a Dakar (Cepiad) ha aperto nella capitale senegalese. E' il primo in Africa dell'Ovest a proporre il metadone, un prodotto sostitutivo dell'eroina.
Un'indagine condotta nel 2011 nella regione di Dakar ha recensito piu' di 1.300 consumatori di droga per via endovenosa, come la cocaina, il crack o l'eroina. “Altri centri potrebbero aprire nella sotto-regione, perche' ci sono sempre piu' persone vittime della dipendenza -dice Lapaque.- Questi Paesi, dove le strutture di cura sono molto deboli, quasi inesistenti, non sono pronti a far fronte a questo flusso. Alcuni giovani, che non hanno i mezzi per pagarsi la cocaina, sono talvolta soggetti di poli-tossicomania all'alcool, alla cannabis, ai farmaci contraffatti e ai prodotti inalanti”.

(articolo di Pierre Lepidi, pubblicato sul quotidiano le Monde del 27/05/2016) 
 
 
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