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COP21. Ratifica di Usa e Cina. Aumentano le speranze di raggiungere l'obiettivo
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Articolo di Redazione
3 settembre 2016 16:52
 
 E' il regalo di benvenuto offerto dalla Cina ai capi di Stato e di governo invitati a Hangzhou per il summit dei G20 il 4 e 5 settembre; la ratifica dell'accordo di Parigi sul clima. Dopo che il Parlamento cinese, l'Assemblea nazionale popolare, lo ha adottato sabato 3 settembre al mattino, prima della chiusura della sua sessione bimensile, il testo uscito dalla Cop21, anche la Casa Bianca ne ha annunciato a sua volta la ratifica. Questo permettera' al presidente Xi Jinping di annunciare oggi a Hangzhou, con il suo omologo americano Barack Obama, arrivato nel primo pomeriggio dalle Hawaii, che i due Paesi sono ormai legati dall'impegno preso a Parigi nel dicembre 2015 per lottare contro il riscaldamento climatico.
Questa alleanza dei due maggiori inquinatori del Pianeta e' un progresso molto importante. Secondo i dati dell'ONU, la Cina totalizza da sola il 20% delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra, mentre gli Stati Uniti vi contribuiscono per il 18%. Aggiunti all'1% dei piccoli Stati insulari che hanno da poco ratificato; al 2,5% del Brasile, il cui congresso ha approvato il testo lo scorso 11 agosto; allo 0,9% dell'Argentina, che ha fatto lo stesso il 2 settembre, siamo quindi arrivati a piu' del 42% di emissioni di gas ad effetto serra che sono nell'ambito dell'accordo.
Che dire dell'India?
Per gli osservatori piu' ottimisti, la decisione cinese del 3 settembre lascia sperare che la soglia necessaria per l'applicazione delle decisioni di Parigi -55 Paesi rappresentanti almeno il 55% delle emissioni mondiali- sara' raggiunta verso la fine dell'anno. “Questo annuncio significa che l'accordo di Parigi sta per divenire realta'. La Cina dara' un impulso durante questo G20 per stimolare gli altri Paesi invitati a ratificare l'accordo”, stima Li Shuo, primo consigliere sulle questioni climatiche per Greenpeace Cina.
“Il declino significativo e sistematico del suo consumo di carbone si conferma nel 2016, per il terzo anno consecutivo. La Cina non tornera' ai livelli del passato” precisa il nostro per spiegare la conversione della prima economia asiatica alle energie con basso contenuto di carbone. L'impegno della Cina a Parigi a fine 2015 era stato ottenuto a partire da obiettivi relativamente conservatori -attendere un picco delle sue emissioni da oggi al 2030.
Per rendere permanente la politica climatica su cui si e' impegnato nell'ambito del suo secondo mandato, Barack Obama deve andare veloce, e nell'annuncio presidenziale congiunto di Hangzhou ha detto che gli Usa si aggiungono anch'essi all'accordo di Parigi. La formulazione non e' anodina. Per “ratificare” il testo, il presidente democratico avrebbe dovuto rimettersi al Congresso a maggioranza repubblicana, ostile alle misure su cui si e' impegnato per frenare il riscaldamento climatico. Obama ha quindi fatto la scelta di “aggiungersi” all'accordo della COP21 attraverso una decisione presidenziale.
“La ratifica della Cina e degli Usa e' una formidabile notizia, dice il ministro francese dell'Ambiente. Ségolène Royal, che preside la COP fino a Marrakech, a novembre, dove la Francia passera' il testimone al Marocco. L'impegno di questi due Paesi cosi' importanti creera' una dinamica positiva che potra' stimolare il Canada, l'Australia o l'India”
Se la soglia del 55% richiesta per l'applicazione dell'accordo non e' una chimera, un'entrata in vigore da oggi entro la fine del 2016 non e' lontana da essere acquisita. “Dobbiamo fare lo stesso exploit di quello dell'adozione da parte di 195 Stati dell'accordo della COP21 per la ratifica”, ha detto lo scorso 1 settembre Ségolène Royal ai diplomatici riuniti a Parigi per la settimana degli ambasciatori. “Le condizioni stanno per essere raggiunte per l'incontro di Marrakech, dice una fonte diplomatica francese. La Russia fa chiaramente intendere che essa non intende ratificare prima del 2019, ma alcuni Paesi di peso, come Canada, Australia o Arabia Saudita potrebbero invece ratificare prossimamente l'accordo. La principale domanda e' oggi su quello che fara' l'India”.
Trasparenza
La questione e' stata affrontata in una delle riunioni bilaterali tra Usa e India, il 31 agosto, ma la scelta e' delicata per un Paese la cui crescita economica fa affidamento largamente sul carbone.
L'altro rompicapo della ratifica e' quello dell'Unione Europea, che deve compiere un doppio percorso, dell'Ue e dei suoi 28 Paesi membri. L'Ue dovrebbe inviare un segnale politico votando l'8 settembre in commissione ambiente, poi ad ottobre davanti al Parlamento europeo, la decisione di adozione dell'accordo di Parigi.
La dichiarazione sino-americana potrebbe portare a degli avanzamenti nella trasparenza delle loro rispettive politiche energetiche. In un rapporto pubblicato nel 2015, il Fondo monetario Internazionale (FMI) ha stimato che le compagnie che estraggono energia fossile beneficiano di sovvenzioni del tipo di 4.740 miliardi di euro all'anno: il 40% sono per la Cina, il 13% per gli Usa e il 6% per i Paesi dell'Ue.
Dall'inizio dell'anno, cinesi e americani minimizzano sulla realta' delle loro sovvenzioni nell'ambito delle energie fossili.
“La questione della trasparenza delle sovvenzioni nelle energie fossili e' stata sempre un ostacolo nella discussione sul cambiamento climatico. Per cui questo problema e' fondamentale. L'ideale sarebbe che i loro principali dati siano resi pubblici, e avremmo per la prima volta dei numeri con provenienza da fonti ufficiali, al posto delle stime calcolate da organismo come il FMI o l'Ocse”, dice Li Shuo.

(articolo di Simon Roger e Brice Pedroletti -inviato speciale a Hangzhou- pubblicato sul quotidiano Le Monde del 03/09/2016) 
 
 
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