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Diplomazia preventiva per far fronte alla crisi del Mediterraneo
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Articolo di Redazione
25 luglio 2016 16:05
 
 Il mondo sta cambiando nel secolo XXI e non sempre in meglio. In questo momento, 125 milioni di persone hanno necessita' di assistenza umanitaria e il numero di persone sfollate e' in aumento, specialmente nell'interno dell'Africa e quelli che fuggono da Siria ed Afghanistan. La maggior parte dei conflitti, mai come prima, si prolungano nel tempo senza che si intravedano soluzioni politiche degli accordi di pace.
Questa situazione e' insostenibile. Non e' materialmente possibile, ne' tantomeno politicamente intelligente, continuare a lavorare nello stesso modo. Non ci sono presupposti nel mondo capaci di far fronte a questa domanda, ne' di offrire la necessaria assistenza. Ogni euro di prevenzione ha sete di ricostruzione.
Questa e' stata una delle conclusioni del recente Vertice Mondiale Umanitario dell'Onu che si e' tenuto ad Istanbul, che ha trovato vigore anche dalla Conferenza Internazionale sulla Diplomazia Preventiva organizzata dal ministero degli Esteri ad Alicante in Spagna.
La gente chiede qualcosa, e questo qualcosa dobbiamo regolamentarlo mentre aiutiamo quelli che fuggono dai loro Paesi.
Nelle Nazioni Unite, e in particolare nel suo braccio per la ricostruzione, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD), non abbiamo dubbi che la prevenzione dei conflitti e della violenza richieda delle azioni veloci ed essenzialmente locali. Abbiamo compreso che l'assenza di inclusioni e di buon governo e' un diretto detonatore della violenza e dei conflitti. Le migrazioni, l'estremismo violento e l'instabilita' politica hanno cause comuni: la mancanza di opportunita', la mancanza di liberta', e la disperazione; credere che non ci sia futuro, comporta di per se' abbracciare un presente ad alto rischio.
La tabella di marcia della prevenzione deve includere tre misure urgenti: incrementare sistemi politici democratici con buon governo, aprile l'economia ai giovani e alle donne, e generare inclusione. In questi tempi critici e' fondamentale includere i giovani nella vita politica e sociale e dar loro opportunita' di entrare nel mercato del lavoro. L'estremismo violento si dimostra attrattivo per i giovani senza opportunita' ed e' il luogo di crescita in cui i radicali reclutano i propri sicari.
Nei Paesi del Mediterraneo, il sentimento di esclusione contribuisce alla radicalizzazione. Ma non deve essere cosi'. I giovani hanno dimostrato in molte occasioni di essere fattori di cambi nelle proprie comunita' e nei loro Paesi.
L'esclusione delle donne e' altro aspetto fondamentale di un presente senza futuro. In vari Paesi del Mediterraneo tuttavia, ci sono leggi che limitano la piena partecipazione delle donne alla vita politica mentre non si avrebbero altro che vantaggi facendole essere presenti nelle pubbliche istituzioni: maggiore uguaglianza di genere, riduzione della violenza di genere e della violenza di per se', costruzione di una societa' piu' coesa e pacifica. Piu' donne tra i parlamentari e governi locali e nazionali che chiedano di avere piu' donne nelle scuole, una migliore sanita' materno-infantile, piu' ragazze nell'universita' e piu' donne nel mercato del lavoro.
Insieme alla costruzione di sistemi politici ed economici inclusivi, il buon governo e' il terzo elemento chiave. E' necessario costruire Stati che abbiano servizi di qualita' per tutta la cittadinanza. La trasparenza nelle questioni pubbliche, il rafforzamento dell'amministrazione, i governi comunali efficaci, cosi' come la riforma delle istituzioni della Giustizia e della polizia, sono requisiti per la costruzione di societa' e Stati in cui i cittadini abbiano fiducia. Per la prima volta, i temi della governance fanno parte dell'Agenda 2030 dello Sviluppo Sostenibile, approvata dall'assemblea delle Nazioni Unite. L'Obiettivo 16 di questa agenda propone di costruire societa' pacifiche e giuste e istituzioni forti. E' un'agenda universale, perche' riguarda e coinvolge tutti. Universale, perche' proclama principi e diritti. E universale perche' si propone di non lasciare indietro nessuno. Cosi' universale come il Mediterraneo.
Il nostro bacino e' possibilmente l'aspetto piu' importante della diplomazia preventiva, anche se ha avuto diversi problemi. Invertire e rinnovare gli sforzi nella diplomazia preventiva significa collegarsi col nostro migliore passato: quello della cultura, del commercio, della navigazione, della politica, della civilta' e della informazione. Siamo societa' consapevoli della necessita' di rivendicare le proprie capacita' di superare, canalizzare e superare i conflitti perche' i popoli da Algeciras (1) ad Istanbul vivano in concordia e trasmettano pace ai propri vicini.

(1) enclave spagnola in Africa, attorniata da territorio del Marocco

(articolo di Magdy Martínez-Solimán, sottosegretario generale dell'Onu, amministratore aggiunto del PNUD, pubblicato sul quotidiano El Pais del 25/07/2016) 
 
 
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