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Droghe e guerre. La sindrome degli ex dilaga
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Articolo di Vincenzo Donvito
10 luglio 2016 12:39
 
 Le sindromi degli umani (e non solo) sono tante, ma ce n'e' una in particolare -quella dei politici che sono stati qualcosa di ex-importante- che oltre a far male al suo portatore e' dannosa all'umanita', vista le dimensione di quello di cui ci apprestiamo a scrivere.
Stiamo parlando di droghe e di guerre. Di aspetti mastodontici di queste materie che hanno fatto e stanno facendo disastri e storia.
Sulla droga c'e' una folta schiera di ex-presidenti di diverse repubbliche (essenzialmente centro e sudamericane) che, mentre erano al potere non facevano sostanzialmente nulla in merito se non genuflettersi alle disastrose politiche Usa, oggi sono impegnati contro la “war on drugs”, la guerra alla droghe che, lanciata dal presidente Usa Richard Nixon qualche decennio fa, ha avuto e continua ad avere come risultato un aggravio del problema/fenomeno, con scia di migliaia di morti e intere zone del pianeta nelle mani dei cartelli dei narcos; un allontanamento sempre maggiore di una soluzione pacifica e legalitaria di quel disordine e di quella guerra che oggi vede sempre vincenti le grandi delinquenze organizzate dedite a produzione e traffico di droghe (in prima linea: messicani, italiani, colombiani e cinesi).
Oggi sulla guerra che sta distruggendo il Medio Oriente, e che si sta estendendo in tutti i Paesi piu' poveri del mondo (con non secondarie diramazioni anche in Paesi tipo il nostro: Francia, Usa, Belgio, Spagna, etc), registriamo la sindrome di John Prescott che, quando nel 2003 era vice dell'allora premier britannico Tony Blair, si rese complice con tutto il governo britannico del presidente Usa Bush jr per le menzogne che portarono alla guerra in Iraq, all'assassinio di Saddam Hussein, e tutto quello che e' venuto dopo e che e' divenuto oggi minaccia mondiale (1).
Pentiti a posteriori? Certo, meglio di un dito in un occhio… ma vallo a raccontare alle migliaia di profughi, tutti con schiere di amici e parenti morti nelle loro terre, che oggi bussano alle porte dei paesi Ue e che si vedono respinti e/o trattati come delinquenti. Profughi, vedove, bambini, disgraziati di varie risme che oggi non crediamo siano molto interessati alla sindrome di Prescott. Cosi' come le altrettante vittime civiche e fisiche della “war on drugs”, dall'America Latina agli Usa, dall'Italia e dall'Europa (inclusa Russia) all'Africa saheliana, dal Triangolo d'oro dell'Indocina alle megalopoli (e non solo) della Repubblica popolare Cinese. Milioni di persone che non sanno neanche chi e' Prescott o Vicente Fox (ex-presidente del Messico) (2).
Ovviamente ci fa piacere che questi politici abbiano cambiato idea sugli errori della guerra in Medio Oriente e sulla “war on drugs”, e li seguiamo con attenzione nelle nuove esternazioni che fanno dopo aver rivisto e riconsiderato le loro azioni politiche del passato.
Oltre ad evidenziare questa diffusione della sindrome degli ex che contavano qualcosa, ci e' occasione per lanciare un appello a tutti quelli che ex non sono e che sono in posizioni di potere dove molto possono in materia. C'e' il caso dell'attuale presidente Usa Barack Obama che sia sulle guerre in corso in Medio Oriente che sulla war on drugs, a parte alcune timide aperture per quest'ultima si tiene ben lontano da interventi e posizioni precise (lo aspettano i suoi colleghi nel club degli ex…). Cosi' come il caso di quella che noi auspichiamo divenga la futura presidente Usa, Hilary Clinton, che sulla droga non dice praticamente nulla e sulle guerre, nell'ambito del suo non-potere basato solo sulla campagna elettorale, si distingue come una sorta di “signora tentenna”.
Poi ci sono i politici europei e italiani che, pur se meno autorevoli di quelli oltreoceano, per il loro dire e non-dire, fare e non-fare, stanno forse aspettando anche loro di passare nella categorie degli ex. Speriamo che gli prenda anche a loro la sindrome degli ex? Meglio che un dito in un occhio, per l'appunto. Ma guerre, disordine pubblico e malavita organizzata che prospera sulle droghe, intanto ce li teniamo tutti. Qualcosa non funziona?

1 - (ANSA) - LONDRA, 10 LUG - La guerra in Iraq nel 2003 "fu illegale". Ad affermarlo senza giri di parole sul Sunday Mirror, a pochi giorni dal rapporto della commissione d'inchiesta Chilcot che ha puntato il dito contro il premier di allora, Tony Blair, e' John Prescott che in quegli anni fu vicepremier. Prescott ammette di dover convivere con il senso di colpa di aver fatto parte di un governo che prese una "decisione catastrofica". "Rimuovendo Saddam Hussein abbiamo aperto il vaso di Pandora", scrive l'ex vice di Blair, sottolineando le vittime britanniche di quel conflitto (175 militari uccisi, centinaia e centinaia di feriti) e la strage d'iracheni. Ma nello stesso tempo accusa Blair d'aver tenuto largamente all'oscuro il gabinetto dei suoi 'patti' con George W.Bush. Prescott chiede poi scusa per se stesso e apprezza che l'attuale leader del Labour, Jeremy Corbyn, pacifista storico, lo abbia fatto a nome del partito allora blairiano. Infine annuncia "una mozione di censura" ai Comuni contro Blair, che lo stesso Corbyn ha gia' fatto sapere d'essere "probabilmente" disposto a votare.
2 - che con altri suoi colleghi “ex” tra cui anche segretari dell'Onu, oggi ha costituito una specifica associazione che perora la fine della “war on drugs” e la legalizzazione delle droghe, Drug Policy Alliance
 
 
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