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Le emissioni mondiali di CO2 si stabilizzano, ma il clima continua a correre
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Articolo di Redazione
14 novembre 2016 16:35
 
 Buona notizia sul fronte del clima. Le emissioni mondiali di CO2, il principale gas ad effetto serra dovuto alle attivita' umane, sono rimaste stabili nel 2015. E dovrebbero rimanere altrettanto stabili nel 2016.
Questo e' quanto emerge dal bilancio annuale, pubblicato oggi, alla vigilia dell'incontro dei capi di Stato alla conferenza climatica di Marrakech (COP22), in Marocco, grazie al Global Carbon Project (GCP), un consorzio scientifico in seno all'Universita' britannica di East Anglia.
Tuttavia questo incontro rimane insufficiente per cercare di trovare soluzioni al clima di instabilita'. Senza un cambiamento rapido e radicale del modello energetico, il Pianeta si prepara a sfondare il plafond di 2 gradi di riscaldamento che e' stato fissato dalla comunita' internazionale.
Nel 2015, quindi, le emissioni di diossido di carbonio dovute alla combustione delle risorse fossili (carbone petrolio e gas) nonche' quelle dell'industria cementiera, sono cresciute fino a 36,3 miliardi di tonnellate (Gt), allo stesso livello del 2014. Questa cifra, nota il rapporto, “marca una chiara e inattesa rottura in rapporto alla forte progressione delle emissioni (+2,3% all'anno) nel corso del decennio 2004-2013”.
Nel 2014 l'aumento era stato gia' contenuto a +0,7%. Per il 2016, gli esperti prevedono un aumento moderato tra 0,2%, a 36,4 Gt.
Questo bilancio non prende tuttavia in considerazione le emissioni dovute ai cambiamenti dell'uso dei suoli, in particolare alla deforestazione. Questi sono 4,8 Gt di CO2 (cioe' 1 Gt in piu' della media annuale del precedente decennio) che e' da aggiungere al totale, che si stabilizza di conseguenza su 41,1 Gt.
La Cina controbilanciata dall'India
Quanto osservato dalle emissioni di carbone dovute ai combustibili fossili e alle industrie cementifere, nei tre anni 2014, 2015 e 2016, non e' da meno. Soprattutto quando lo si compara alla crescita del prodotto interno lordo (PIL) mondiale, superiore quest'anno al 3%. “Dopo 3 anni di crescita moderata, e' possibile che le direzioni delle emissioni mondiali si correlino in modo permanente e a lungo termine col ritmo della crescita”, scrivono i ricercatori.
Come spiegarlo? In larga misura con il minore consumo di carbone da parte della Cina. Il primo inquinatore del Pianeta, responsabile da solo del 29% delle emissioni mondiali, ha ridotto il suo gettito dello 0,7%, dopo che era cresciuto di piu' del 5% all'anno nel corso del decennio precedente.
Nello stesso tempo, le emissioni degli Usa, che pesano per il 15% del totale, sono diminuite del 2,6%, in ragione anche qui di un calo della componente carbone, rimpiazzata da petrolio e gas, meno nocivi per il clima. Al contrario, nell'Europa dei 28, che pesa per il 10%, le emissioni sono ricresciute dell'1,4%, dopo una lunga fase di caduta.
Il beneficio della relativa sobrieta' della Cina e' pertanto controbilanciato dalla forte crescita delle emissioni dell'India, che hanno raggiunto il 5,2%, in una linea continua di crescita durante gli ultimi dieci anni. E' da questi due giganti asiatici che dipendera', per il grosso, la curva futura dei gas antropici ad effetto serra.
“Una immensa incertezza plana sulle previsioni delle emissioni cinesi per l'anno 2016, per il fatto che i loro dati non sono affidabili”, puntualizzano gli esperti. Per l'India non esiste nessuna previsione. A cui dobbiamo aggiungere un supplemento sconosciuto, e di peso: quello della politica energetica che sara' messa in opera dal nuovo presidente americano Donald Trump, che ha promesso una nuova stagione d'oro per le energie fossili.
Non e' tutto. I ricercatori sottolineano che “le emissioni dichiarate non possono ancora essere controllate con l'aiuto di dati indipendenti, perche' noi non siamo ancora in grado di calcolare precisamente i flussi di carbone nell'ambiente naturale”.
Esaurimento del budget carbone
In ogni caso, il livellamento delle emissioni di carbone dell'umanita' non impedisce che i gas ad effetto serra continuino ad accumularsi nell'atmosfera. “Nel 2015, il livello di CO2 atmosferico e' andato oltre le 400 parti per milione (ppm), il 44% oltre i livelli preindustriali, cioe' il livello piu' elevato da 800.000 anni”, ricordano gli scienziati.
“Sul totale dei gas ad effetto serra emessi, tra il 45 e il 50% sono nell'atmosfera, il resto si divide in parti uguali tra l'oceano e la biosfera terrestre, spiega il climatologo Jenan Jouzel. Ogni anno, ci sono circa 20 milioni di tonnellate supplementari di CO2 che noi immettiamo nell'atmosfera”. Inoltre, questo bilancio prende in considerazione il solo diossido di carbonio, e non l'insieme dei gas ad effetto serra, “essenzialmente il metano le cui emissioni continuano ad aumentare”. La concentrazione di CO2 nell'atmosfera potrebbe battere un nuovo record nel 2016, stimano i ricercatori. Questo in ragione della minore efficacia dei dispersori che costituiscono la vegetazione, messa male grazie alla siccita' provocata dal fenomeno di El Niño nelle regioni tropicali.
In definitiva, la stabilizzazione delle emissioni mondiali e' lungi dal livello auspicato dagli obiettivi climatici definiti dall'accordo di Parigi della COP21. Vale a dire contenere l'aumento della temperatura media “nettamente al di sotto dei 2 gradi in rapporto ai livelli preindustriali” e di sforzarsi per non andare oltre gli 1,5 gradi. Perche' la colonna del mercurio non vada oltre di due punti, occorrera' “una riduzione delle emissioni dello 0,9% da qui al 2030”, indicano i ricercatori.
Altrimenti calcolato, il budget carbone, cioe' la quantita' di carbone che l'umanita' puo' ancora rilasciare senza esporsi al surriscaldamento, e' ridotto ad un filo. “Abbiamo gia' utilizzato piu' dei due terzi delle quote di emissione che permettono di mantenere il riscaldamento inferiore ai 2 gradi, dicono gli autori. A questo ritmo, la quota restante di emissioni sara' esaurita in meno di trenta anni, o anche meno se l'obiettivo e' di non andare oltre 1,5 gradi”.
“La stabilizzazione delle emissioni e' sicuramente un segnale positivo, commenta Jouzel. Ma, se si vuole stabilizzare la concentrazione atmosferica del gas ad effetto serra e restare nella traiettoria dei 2 gradi, bisogna ridurli drasticamente”. Cominciando dal “lasciare sotto terra l'80% delle risorse fossili conosciute”. Altrimenti l'accordo di Parigi, e la Cop di Marrakech, resteranno vani.

(articolo di Pierre Le Hir, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 14/11/2016)
 
 
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