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L'euro. Nascita di una banconota. Un libro
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Articolo di Redazione
15 aprile 2015 9:20
 
L'euro e' nato in seguito a conversazioni, educate, cortesi, attente, fini e civili tra persone di tutto rispetto. …. I leader europei si davano molto da fare per imporre la propria moneta al cancelliere tedesco Helmut Kohl. I dieci anni che l'Unione Europea ha impiegato per disegnare, produrre e lanciare la propria moneta unica non sono finiti bene, tant'e' che i suoi ampi negoziati quasi potrebbero rappresentare una comica di per se'. Qual'era il coloro adeguato delle banconote. Come renderle sicure e adatte ai non-vedenti. Quali immagini, senza che fossero rappresentative di un solo Paese, erano conveniente per tutti. Domande come queste venivano fatte tutti i giorni durante le riunioni del comitato incaricato di creare la divisa europea e le sue sette banconote.
La Banca Centrale Europea (BCE) entra 25 anni dopo nella cucina di quell'accordo con “The first euro”, un libro scritto da Antti Heinonen, ex direttore de comitto delle banconote, che ricorda cio' e' stato necessario nelle scenografie delle negoziazioni, dal loro inizio i primi anni Novanta -inclusa la firma dell'accordo di Maastricht firmato da dieci membri nel 1992- fino ql 2013, quando e' comparsa la “serie Europa”, secondo disegno dei sette biglietti dell'euro.
Polimeri o cotone
Alla fine degli anni Ottanta, solo l'Australia stampava le proprie banconote col polimero plastico, un metodo che da li' ha guadagnato sempre piu' adepti nel mondo. Ma siccome nessuno degli europei aveva utilizzato questo materiale, si decise che le problematiche che questo cambio avrebbe comportato per le industrie, non avrebbe compensato l'abbandono del tradizionale metodo del cotone. Ma anche l'uso del cotone sollevo' alcune critiche, dopo che le banconote furono stampate. Nel 2003, varie pubblicazioni mettevano in evidenza che era un prodotto che era stato geneticamente modificato, con un proprio suo possibile effetto negativo sull'ambiente. Ma uno studio successivo stabili', senza dubbi, che tale accuse erano infondate.
La seconda “serie Europa” prese in considerazione la possibilita' di cambiare il materiale. Si fecero alcune prove in laboratorio con banconote ricavate da 16 prodotti alternativi e varieta' di cotone che erano in grado di funzionare sempre con macchine e macchinari. Alla fine, dopo varie prove, si stabili' che il cotone era piu' resistente grazie ad un'incisione a bulino.
Il polimero, che era stato scartato, comincio ad essere accettato durante gli anni Novanta da altri Paesi. Il Canada calcolo' che durava otto anni e, di conseguenza, Nuova Zelanda, Israele, Nuova Guinea e Vietnam fecero un accordo tra di loro. Nel 2016 lo fara' anche il Regno Unito con le sue banconote da cinque e dieci sterline. E fu il Paese piu' grande che aveva scelto questo materiale.
La prima decisione rispose ad una delle domande piu' difficili: la banconota, al contrario della moneta, sara' uguale in tutta Europa. Era un simbolo di unione, rappresentato con una mappa senza frontiere e guardando al futuro.
Cosi' la richiesta agli artisti selezionati, ma il comitato voleva utilizzare materiali meno contaminanti, una produzione piu' economica e un'ottima sicurezza. L'aspetto artistico si unifico' con quello pratico. Era evidente che gli europei andavano avanti alla giornata. Doveva esser fatto un disegno che, per dimensioni e forma, fosse gradito a tutti i cassieri del continente, con sigle e lettere intellegibili nei diversi idiomi comunitari. Dettagli apparentemente semplici in cui occorreva trovare un accordo.
Quello che era chiamato Ecu -che fu chiamato euro dopo l'incontro di Madrid del 1995- doveva accontentare i 12 membri del trattato di Maastricht, senza dimostrare preferenza per qualcuno. Ogni Banca centrale nazionale invio' al massimo due dei suoi piu' importsnti esperti in stampa di banconote. Con essi comincio' la negoziazione sugli aspetti concreti.
Le dimensioni, per esempio, potevano essere una discussione secondaria, ma si trasformo' in una delle decisioni chiave. Avere banconote di diversi aspetti significava prevedere cassieri piu' moderni, pero' nel medesimo tempo supponeva avanzare una delle sfide piu' rilevanti: facilitare ai non-vedenti il riconoscimento. Prima dell'euro, le banconote piu' grandi le avevano i tedeschi con quelle da 1.000 marchi, di 178x88 millimetri, mentre le piu' piccole erano le 1.000 lire italiane, di 112x61. Il Paese che manifestava piu' difficolta' risulto' essere, sicuramente, la Finlandia, la cui dimensione delle banconote erano identiche fin dal 1955. Quindi si videro obbligati ad accettare tra cinque e sette centimetri le variazioni tra gli euro. Una polemica momentanea che ando' poi a diluirsi nel Paese scandinavo. Il minimo era 120 millimetri di lato e 62 di altezza. Piu' piccolo avrebbe reso poco efficiente la stampa. Per semplificare la tecnologia, le banconote di maggiore valore -100, 200 e 500- avevano la medesima dimensione.
Ma, in termini di sicurezza, il disegno divenne la pietra miliare della personalita' della banconota, perche' era l'aspetto pubblico che avrebbe unito questa Europa astratta. L'immagine classica di una banconota che rappresentava persone illustri, pero', per lo spirito di unificazione, non poteva essere un luogo o una persona di uno specifico Paese. Le immagini dovevano essere volti anonimi o paesaggi comuni e astratti. Poemi, mitologie, mappe, storici, “padri fondatori” dell'Europa o fauna e flora erano alcuni dei temi proposti.
Il vincitore fu l'artista grafico Robert Kalina, premiato per il suo simbolismo. La giuria decise di scegliere questo disegno tra tutti i finalisti (i piu' diversi) plaudendo ai “ponti che connettono le persone dell'Europa con i continenti del mondo, e le porte aperte verso il futuro”. Cercarono forme picassiane o disegni di persone che, senza motivi particolari, rappresentavano il continente. Dopo aver stampato le banconote, si fecero avanti vari architetti che riconoscevano i ponti.
Fu l'esperto in arte Jaap Bolten che propose di basarsi sulla ruota a colori, inventata da Isaac Newton, per costituire la base dei colori, Le banconote piu' comuni -quelle di 10, 20 e 50- avevano i tre colori primari: rosso, azzurro e giallo. Le piu' preziose furono stampate coi colori secondari, e piu' facili da distinguere, il porpora, quella da 500, la piu' preziosa. Per differenziare le banconote in base alla loro denominazione (10 e 100, 20 e 200), le dettero i colori opposti della ruota e quindi si ebbe la massima differenza possibile tra le denominazioni consecutive (5 e 10, 10 e 20, 20 e 50...). Il progetto iniziale era che la banconota da 50 doveva essere color porpora, ma si alterno' il colore con quella da 200 perche' si temeva che la prima, di uso piu' frequente, potesse perdere il colore, cosi' come spiega il libro. Il grigio neutrale fu scelto per la banconota piu' piccola, quella da cinque.
Nel disegno dovevano trovare spazio, nel medesimo tempo, i codici di sicurezza, le sigle nei cinque idiomi che sono in uso alla BCE, precise e perfette per quella mappa senza frontiere. Riflesso di un'Europa i cui euro rappresentavano il simbolo piu' importante.

(Articolo di Eneko Ruiz Jiménez, pubblicato sul quotidiano El Pais del 14/03/2015)
 
 
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