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L'Italia dei funerali si e' messa di nuovo in moto. Dopo Pannella ora tocca ad Albertazzi. Avanti il prossimo
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Articolo di Vincenzo Donvito
28 maggio 2016 17:25
 
 Lo Stivale che racchiude l'Italia riesce grossomodo a ritrovarsi nazione solo in rari momenti. Un classico sono le partite di calcio della nazionale nei vari tornei. Altro classico sono le morti dei personaggi, con relativi encomi, lacrime, ricordi, sproloqui, elogi, rarissimi disappunti.
E successo nei giorni corsi per la morte di Marco Pannella, dove tutti non hanno fatto altro che tessere elogi e solo ora, dopo una settimana dalla morte, cominciano a spuntare dei “timidi” scritti in cui alcuni esprimono il loro disappunto, odio, contrarieta' che prima -Pannella in vita- non avevano mai espresso se non in rarissimi casi, perche' gli faceva gioco la piu' che martellante censura che veniva praticata intorno alle iniziative del leader radicale e dei movimenti politici che si riferiscono a lui. A parte il fatto che gli scritti dei “disorganici” agli elogi del morto radicale lasciano molto a desiderare per incompletezza di informazione e faziosita' spinta agli eccessi del ridicolo, sta di fatto che solo ora ci e' concesso di conoscerli. Il coro, prima, doveva essere in altro modo.
Sia chiaro, non parlo del leader politico * in se', ma di quello che si e' scatenato intorno.
Oggi e' morto Giorgio Albertazzi e, come non avevo dubbi, anche li' -con tematiche diverse da quelle di Pannella anche se tra i due c'era affinita' e intesa culturale e politica- si e' aperta la gara alla dichiarazione, all'elogio e a tutto il connesso corollario. In questo momento che scrivo leggo gli elogi dove, in primo piano e davanti a tutti gli altri, ci sono quelli dei politici che discernono di teatro et similia. Si sa, nello Stivale, tutto e' politica bla bla, anche la prima di un qualche importante spettacolo: del resto non ci informano i media su quel politico o quell'altro politico che in prima fila e' andato alla prima di qualche spettacolo tipo la Scala milanese? Figuriamoci la morte, tanto a protestare per le eventuali corbellerie che potrebbero essere dette forse ci sara' solo qualche parente/erede particolarmente incazzato e che non ha di meglio da pensare e riflettere rispetto al proprio dolore.
E sono poi le paginate e i mega-servizi televisivi e radiofonici che ci fanno dimenticare quello che probabilmente si vuole che venga dimenticato.
Nei due recenti casi presi in considerazione in queste righe, gia' abbiamo visto cosa sta succedendo per Pannella, e piu' si andra' avanti col tempo e piu' sara' dimenticato il suo messaggio e la sua azione che, forse, vedremo in qualche trasmissione notturna di Rai-Storia tra qualche decennio. Anche perche' la maggior parte degli intervenuti, mentre elogiano, fanno gia' il contrario di quello per cui si sono espressi a gloria e rimembranza di quello che hanno voluto far credere essere il loro bene, e quindi comune. Per Albertazzi non sara' molto diverso. Diversi commenti che ho letto di alcuni fascistoni, per esempio, sono incredibili, viste le posizioni umane e politiche di Albertazzi che, si' da giovane era stato fascistello (ma chi non lo era durante il fascismo?), ma che sicuramente in tutta la sua vita ha lanciato messaggi di liberta' per l'individuo e di passione civica culturale ed umana che, con quelli che vogliono portare i maro' fucilieri di pescatori indiani ** alla sfilata del 2 giugno per festeggiare la Repubblica, proprio non c'entrano nulla.
E' molto probabile che nella memoria mediatica a breve termine restera' molto di piu' di Albertazzi che non di Pannella: lo spettacolo, per quanto penetrante e scomodo del Giorgio fiesolano/fiorentino, ha comunque piu' mercato (nell'immediato, per l'appunto) che non l'irriverenza e la nobilta' civica ed umana del Marco di Teramo. Il fatto che mediaticamente nei prossimi giorni si parlera' di Albertazzi molto meno di quanto si sia parlato di Pannella, non ci deve ingannare sull'onda lunga a breve termine della maggiore presenza dell'arte di Albertazzi rispetto all'arte di Pannella. Le immagini e le presenze sono state diverse. Al teatrante e' concesso di recitare le cose piu' truci e lontane dalla tua cultura e ne fai lo stesso l'elogio; al politico questo non e' concesso dal bla bla di cui stiamo scrivendo. Poi ci sara' la storia, oltre quella che c'e' gia'. E Pannella o Albertazzi che sia, ritroveremo i mister e le miss bla bla che popolano lo Stivale sempre pronti al loro lavoro “blablaistico”.
E purtroppo questo rimane, mentre i Pannella e gli Albertazzi vanno via, e per sempre.


* che e' stato mio maestro
** non prendo in considerazione, ovviamente la vicenda giudiziaria dei fucilieri italiani di carriera, che e' e rimane assurda, ma il fatto che debbano essere portati a simbolo della Repubblica italiana nella sfilata. 
 
 
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