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Leonard Cohen e' morto
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Articolo di Redazione
12 novembre 2016 20:12
 
 Il musicista canadese Leonard Cohen, poeta dalla famosa voce greve, e’ morto all’eta’ di 82 anni, cosi’ come hanno fatto sapere i suoi parenti il 10 novembre.
“E’ con profonda tristezza che facciamo sapere del decesso del poeta, compositore e artista leggendario Leonardo Cohen”, ha scritto il suo agente sulla pagina Facebook del musicista. “Abbiamo perduto uno dei visionari piu’ prolifici e rispettati del mondo della musica”.
Il comunicato fa sapere che sara’ fatta nei prossimi giorni una specifica cerimonia a Los Angeles (dove Cohen viveva). “La famiglia domanda il rispetto della sua intimita’”.
Lo scorso 21 settembre aveva festeggiato 82 anni con un nuovo album, “You want it darker”, il suo quattordicesimo, dove continuava ancora ad esprimere il sublime.
Nato nel 1934 da una famiglia ebraica di Montréal in Canada, Leonard Cohen ha composto alcuni degli inni piu’ affascinati degli ultimi decenni, come “So long Marianne” nel 1967. Una canzone ispirata dalla sua musa, Marianne Ihlem, morta per cancro nel luglio scorso.
Davanti al’hotel Chelsea a Manhattan, dove diversi artisti hanno soggiornato, e il suo personaggio della canzone “Chelsea Hotel No.2”, diverse persone hanno lasciato dei fiori, dei souvenir, delle foto di album, delle candele, delle bottiglie di vino.
A Montréal, nel quartiere di Mile End di cui era originario, davanti alla sua casa natale, diverse persone si sono riunite per una veglia. Il Sindaco di Montréal, Denis Coderre, ha fatto sapere che le bandiere della citta’ saranno a lutto in suo onore.
Il primo ministro canadese, Justin Trudeau, ha espresso le sue condoglianze con un comunicato ufficiale: “Ci si ricordera’ con affetto di Leonard Cohen e del suo canto burbero, il suo umore pieno di autoderisione e quelle parole, che ci seguiranno, che hanno fatto delle sue canzoni dei punti di riferimento senza tempo di tante generazioni. Leonard e’ importante oggi cosi’ come lo era negli anni ‘60. La sua capacita’ di mettere in evidenza la vasta gamma di emozioni umane, ha fatto di lui uno dei musicisti piu’ influenti -che ha saputo resistere ai tempi. Il suo stile e’ andato oltre i capricci della moda”.
(da un lancio dell’agenzia France Press - AFP)

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Per meglio comprendere Leonard Cohen, abbiamo ripreso questa intervista pubblicata sul quotidiano Le Monde del 12/11/2016, raccolta da Claire Guillot 
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Christophe Lebold e' docente all'Universita' di Strasburgo, specializzato in letteratura americana. Ha fatto la sua tesi di dottorato su Leonard Cohen e su Bob Dylan, ed e' l'autore del libro “Leonardo Cohen: l'uomo che vedeva cadere gli angeli”.
D. L'ultimo album di Leonardo Cohen annunciava gia' la sua morte?
R. Certo, ma e' comunque uno dei temi centrali della sua opera, fin dall'inizio, anche se, con l'eta', e' diventato piu' concreto. In Boogie Street nel 2001, lui scrive “We are so lightly there”, che si puo' tradurre con “siamo cosi' alla leggera li'”. Essere umano, e' essere mortale. Quello che e' molto toccante, e' che lui ha affrontato l'argomento con molta delicatezza, in un modo minore ed allusivo, contrariamente a diversi cantanti rock, senza ribellarsi contro la morte. L'amore e la morte sono molto vicini in lui: nella canzone “There for you”, lui dice “io sono la' per te”, ma l'amante alla quale si riferisce, e' la morte.
«I see it clear, I always knew
It was never me, I was there for you.
I was there for you, My darling one
And by your law, It all was done.»

(“E' molto chiaro ed io l'ho sempre saputo / Io non sono mai stato io, io ero qui per te / Io ero qui per te, o mia adorata / E per la tua legge, tutto e' finito”)
E' una visione placata della morte, lui affrontava questa scadenza senza particolare angoscia. Diceva talvolta che non era la morte che lo preoccupava, ma i preliminari! Ancora una volta, fa il legame tra la morte e l'amore, con in piu' l'umore ironico che ha caratterizzato la sua opera.
D. Bob Dylan ha ricevuto il premio Nobel della letteratura, e lei in questa occasione ha anche evocato la qualita' letteraria dei testi di Leonard Cohen. Perche'?
R. Leonard Cohen e' piu' che altro un letterato, non e' un caso che, per dieci anni, ha avuto una carriera di poeta e di romanziere. Quando si e' dedicato alla musica, aveva gia' pubblicato quattro raccolte di poemi e di romanzi. E' conosciuto come una figura provocatrice, un “enfant terrible” della letteratura canadese. Questa esperienza letteraria alimenta le sue canzoni, che hanno visto prolungare la sua visione molto metafisica della nostra presenza nel mondo. Quello che ha colpito dopo il suo ingresso sulla scena, e' soprattutto la risonanza poetica e la profondita' delle sue canzoni. Credo che abbia dato un contributo essenziale al rock, prima facendo del trovatore un poeta esistenzialista, poi in una seconda fase della sua carriera, di rinventare la figura del cantante melodico, in precedenza considerato come un personaggio un po' a buon mercato, per diventare dopo un maestro zen o un grande sacerdote ebreo.
D. Quale e' stata l'influenza della sua cultura ebraica sulla sua opera?
Lui era nipote di un rabbino, veniva da una famiglia liberale, dove la cultura ebraica faceva parte del quotidiano. L'idea centrale di David, uno dei suoi eroi che lui evoca nella canzone Hallelujah, e' che la vita segreta del cuore e' il vero fondamento della vita. Diverse figure della Bibbia attraversano le sue canzoni, che sono degli “eroi” ebraici, ed ai quali lui fa riferimento con dei tempi fondamentali: il re David, ma anche Abramo, per l'idea della traversata del mondo, del passaggio, o la figura di Giacobbe, per la battaglia contro l'angelo nero della melanconia.
D. Si ritrova molto l'idea del viaggio nelle sue canzoni..
R. Presso Leonard Cohen c'e' un impulso cosmopolita: l'idea che e' solo di passaggio nel mondo, si puo' abitare. Per lui, questo gli da' degli ancoraggi nelle stanze di albergo, degli appartamenti in diverse citta', dello straniero esistenzialista che deve cercare di essere a casa in tutto il mondo. O quella del “flâneur baudelairien” (ndr: termine reso famoso dal poeta francese Charles Baudelaire, indica il gentiluomo che vaga per le vie cittadine, provando emozioni nell'osservare il paesaggio) aperto a tutte le possibilita', in movimento.
D. Si e' fatto di Leonard Cohen l'immagine di un eterno amore. E' l'immagine giusta?
R. Lui ha cantato la bellezza e la grazia delle donne, ha rincorso l'amore sotto tutte le sue forme, e messo in scena il suo desiderio irreprensibile per le donne. Con l'idea che il cuore brucia in modo permanente e fondamentale, che nessuno puo' controllare o fermare questo bruciare. Si casca innamorati ogni cinque minuti. Ce' una frase incredibile in merito, in un'intervista per il giornale The New York Observer: “Nobody masters the heart. It cooks and sizzles like shish.kebab in our breast, too hot, too hot for the body” (Nessuno comanda al cuore. Si cuoce e sfrigola come un shish-kebab nel nostro seno, troppo caldo, troppo caldo per il corpo).
L'incontro erotico per lui e' il centro del divino: e' un'idea ereditata dalla Cabala. Bisogna che la femmina e il maschio si incontrino perche' Dio possa esistere. L'uomo e la donna sono la chiave del mistero del mondo e degli angeli che possono salvare ogni altra persona. In questa ricerca dell'amore, Leonard Cohen e' sempre stato un gentleman, non ha mai preso in considerazione la figura di Casanova, il cui desiderio si esaurisce dopo ogni conquista; per lui non siamo in grado di esaurire il mistero del desiderio o della persona. Per me restera' uno dei grandi poeti dell'amore, come Rumi il mistico sufi, o come Ovidio e Ronsard.
D. Le canzoni di Leonard Cohen sono spesso di una grande oscurita'. Ma non si puo' dire che esse siano deprimenti. Come spiega questo?
R. Le canzoni di Leonard Cohen sono un dialogo costante con il suo abisso interiore. Ha ereditato un temperamento depressivo, melanconico, ed ha guardato in faccia l'oscurita' dell'esistenza, molto giovane. La figura dell'apocalisse, e quella della valanga, ritornano nella sua opera -con questa frase molto bella della canzone Avalanche: “Well I stepped into an avalanche/It covered up my soul” (Beh ho fatto un passo in una valanga / Che mi ha ricoperto l'anima) – come se si potesse camminare su una valanga! Ma di questa notte lui ne ha fatto una materia, come un alchimista, e l'ha lavorata fino a che la stessa finisse per brillare. Nel suo album Old Ideas, lo si vede in una foto che si lucida le scarpe poco prima di entrare in scena, e' un rituale per lui. Per me e' una metafora di quello che fa: trasforma il nero opaco in nero brillante. Le sue canzoni sono consolanti, non deprimenti, esse ci permettono di vivere. E' un poeta della gravita', rafforzata di piu' dalla sua voce greve. Ma lui ha di se stesso l'idea di un giocatore, di prendere la distanza con questa gravita'. Lui ha tratto la depressione con molto umore… Si puo' dire che lui prende tutto sul tragico ma niente sul serio. Lui ha fatto del cantante un perdente magnifico ed ha fatto perdere la sua nobilta'. Il perdente e' un personaggio della commedia. Questa e' anche un'idea ereditata dalla cultura ebraica: il dialogo con Dio deve essere personale, ma si scopre spesso che e' un dialogo fra sordi. Questo fa parte del nascondino, un gioco, e Dio finisce sempre per vincere.
D. Qual e' l'apporto di Leonard Cohen sul piano musicale?
R. I testi di Cohen hanno talvolta nascosto la forza delle sue proposte musicali. All'inizio della sua carriera, ha presentato dei paesaggi metafisici nelle sue canzoni, tra cui le piu' conosciute, Bird on the Wire, Avalanche… Ha creato dei valzer neri, mescolando i suoi ritmi tripli o flamenco con dei cori di donne angeliche che contrastano con la grevita' della sua voce. A partire dagli anni 1980, lui diventa un cantante melodico (crooner) elettrico e pieno di ironia. Per me, e' un croone superiore a Sinatra, lui osa il groove hip-hop, sul suo ultimo album, si puo' anche ballare su certe canzoni, senza che esse perdano la loro dimensione metafisica. Per me e' uno dei grandi verseggiatori della sua generazione. Ho potuto accedere ai suoi archivi, e lui poteva lavorare per degli anni sulla stessa canzone, fino a consegnarla con delle metafore eccezionali.
 
 
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