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Minorenni e criminalita'. La quotidianita' del Guatemala
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Articolo di Redazione
25 giugno 2013 14:42
 
  A 14 anni, Andrea non va a scuola, non sogna quello che fara' quando diventera' grande: manipolava migliaia di dollari, trafficava cocaina e fucili AK-47, arruolata, come numerosi altri bambini e adolescenti, da una delle violente bande criminali del Guatemala. E' da poco che questa giovane donna di soli 20 anni, con gli occhi marroni, capelli corvini, ha terminato di scontare la sua pena di tre anni per estorsione di fondi. La sua storia e' quella di migliaia di minorenni del suo Paese, arruolata volontariamente o meno in queste bande che scorrazzano nel nor dell'America centrale. “Quando ero nel Barrio-18 (una di queste bande -ndr), non facevo sogni, non avevo futuro, io vivevo alla giornata, perche' a quel livello basso tu non sai se vedrai l'alba del giorno successivo”, dice all'agenzia France Presse (AFP). Andrea aveva 17 anni quando e' stata arrestata mentre stava facendo un'estorsione ad un commerciante minacciandolo di morte. “Se non fossi stata catturata, oggi sarei sempre nella banda o sarei morta”, dice la giovane donna, identificata grazie alle impronte digitali. Le estorsioni sistematiche dei commercianti, costretti a versare un importo settimanale o mensile a dei gruppi criminali, sono fatti di vita quotidiana in questa zona (Guatemala, Honduras, Salvador, Paesi tra i piu' violenti al mondo). “Se non accettano di pagare o non rispondono alle minacce, i commercianti vengono uccisi”, spiega. “I sabati io facevo i conti. Ho avuto a che fare fino a 90.000 quezal (8.900 euro) a settimana. Distribuivo cocaina e marijuana. Acquistavo e rivendevo dei 9 millimetri, dei mini Uzis, molti AK-47”. Andrea e' cresciuta nella periferia a sud della capitale, territorio della Barrio-18, che si disputa il territorio con la Mara Salvatrucha. Sua madre faceva la portinaia, suo padre un meccanico alcolista. “La gioventu' guatemalteca e un luogo facile per i criminali. Il 95% dei minorenni delinquenti sono poveri, senza istruzione e provengono da famiglie disgregate. Le bande li usano come braccio della criminalita' organizzata", dice un responsabile della presidenza, Enrique Leal, incaricato del “Benessere sociale”. Circa 820 bambini e adolescenti -in allarmante aumento di circa il 150% rispetto al 2008- sono detenuti nei quattro centri per minorenni, il 17% dei quali per omicidio, aggiunge. “Per 10 euro, sono disponibili a tutto”.
“Le prigioni sono piene, Alcuni escono, come me, ma sono di piu' quelli che entrano. Ci sono molti bambini che facilmente vengono manipolati e che hanno grossi bisogni. Per 10 quezal (10 euro) fanno cio' che vuoi” dice Andrea. Il rappresentante dell'UNICEF in Guatemala, lo svedese Christian Skoog, sottolinea che “e' piu' facile per le bande convincere dei bambini poveri, che non vanno a scuola o che non hanno sbocchi”, in un Paese dove il 50% dei bambini con meno di cinque anni soffre di malnutrizione cronica e dove due adolescenti su tre non vanno a scuola. A febbraio, un bambino di 12 anni e' stato ripreso da un videocamera di sorveglianza mentre uccideva un autista di taxi con due colpi d'arma da fuoco nella testa. Un mese fa, un adolescente di 14 anni ha ucciso con un'arma da fuoco due donne ed un bimbo nell'ovest della capitale. Per Leal, la sfida sarebbe educare questi giovani detenuti. Andrea ha finito il suo ciclo scolastico secondario durante la sua detenzione, ma come per molti, all'uscita ha dovuto confrontarsi con l'ostilita' della societa'. A differenza di molti “pandilleros” (i membri delle bande), lei non e' coperta di tatuaggi, ma resta, malgrado tutto, segnata: “I nuovi delle bande mi guardano, i vicini, gli autisti di autobus. A chi non mi conosce, racconto il mio passato”.
Circa 50 omicidi ogni anno sono attribuiti a minorenni in questo Paese di 14 milioni di abitanti che nel 2011 ha registrato un tasso di mortalita' di 38,5 persone ogni 100.000 abitanti. Da gennaio a giugno di quest'anno, 889 minorenni reclutati dal crimine organizzato sono stati arrestati, secondo il ministro dell'Interno, Mauricio Lopez. Alcuni, siccome oggi chi da minorenne accusa i capi delle bande di reclutamento di minori rischia al massimo sei anni di prigione, propongono di giudicarli come se fossero maggiorenni. Ma “questo viola le convenzioni internazionali per la protezione dell'infanzia. La soluzione non e' di sanzionarli penalmente ma di riabilitarli, di creare opportunita' per questi giovani”, dice Skoog.

(reportage di Maria Isabel Sanchez per l'agenzia AFP del 25/06/2013)
 
 
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