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Narcoguerra. I figli dei narcos messicani emulano a scuola i genitori
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Articolo di Redazione
22 giugno 2013 11:43
 
Un numero crescente di bambini del Nuevo Leon, uno degli Stati del Messico tra i piu' coinvolti nella violenza del crimine organizzato, porta armi, collabora col racket e minaccia i propri insegnanti, un “fenomeno di emulazione” che preoccupa educatori e specialisti. “Un giorno ho domandato ad uno scolaro, che sembrava molto saggio, da dove veniva. Mi ha risposto che veniva da Sinaloa (Stato del nord-ovest), che i suoi genitori erano narcos e che era meglio che io mi comportassi bene con lui altrimenti mi avrebbe denunciato ai suoi. Aveva solo otto anni!”, racconta all'agenzia France Pressi (AFP) Hilda, una insegnante di una scuola privata a Escobedo, un Comune vicino alla citta' di Monterrey. Nel Nuevo Leon, i confronti violenti e con scorrimento di sangue tra il cartello del Golfo e il gruppo criminale dei Los Zetas, hanno contribuito a far migrare numerosi appartenenti alle organizzazioni criminali fino a Monterrey, capitale dello Stato e importante polo economico del nord del Paese. Questi narcotrafficanti vi si stabiliscono temporaneamente con le proprie famiglie si' da rafforzare le proprie organizzazioni criminali. Gli insegnanti di diverse scuole dei Comuni vicino a Monterrey sono sorpresi della quantita' di minori che si sono iscritti nelle scuole private a meta' anno e che non terminano il ciclo scolastico. “Discutiamo molto tra insegnanti di questi casi di bambini che arrivano dalla citta' di Tijuana, dagli Stati di Sinaloa e di Michoacan (ovest) e del fatto che i loro genitori li accompagnano a scuola con automobili di lusso. Essi pagano l'anno completo a condizione che i propri bambini si integrino con gli altri alunni che frequentano dall'inizio del corso”, aggiunge Hilda. I casi di comportamenti provocatori presso i bambini influenzati dalla violenza dei narcotrafficanti “sono molto frequenti”, dice all'AFP Francisco Requenes, psicologo ed ex-direttore di un organismo regionale per la protezione della famiglia. “E' un fenomeno di emulazione. I bambini guardano la televisione e ascoltano le conversazioni in strada e, ovviamente, li fanno propri. Non si tratta di qualcosa di consapevole, ma il fenomeno esiste”, secondo Requenes. Hilda dice che alcuni adolescenti vengono armati a scuola, minacciano gli altri scolari per derubarli dei loro soldi. “Talvolta, fanno altrettanto con gli insegnanti”, assicura Hilda. David, al terzo anno della scuola primaria, ha minacciato il suo insegnante dopo essere stato rimproverato, dicendogli che andava “a chiamare Los Zetas perche' lo punissero”, racconta un altro insegnante. Gli insegnanti che sono stati sentiti dall'AFP pensano, come Requenes, che sia necessario contrastare “la confusione dei valori che c'e' in questi bambini e adolescenti” e di far cessare il perpetuarsi di questi modelli ricavati dal crimine organizzato. Un centro comunitario e' stato aperto in uno dei quartieri piu' sfavoriti di Monterrey per aiutare i giovani a venir fuori dalle bande criminali. All'ingresso del centro, alcuni poliziotti controllano gli adolescenti perche' non vi entrino armati. “Un alunno mi ha raccontato che suo fratello di 16 anni faceva la spia per i Los Zetas. E ne approfittava per rubare soldi ai propri compagni di classe... in seguito c'e' stata una sparatoria in cui suo fratello e' morto” ha detto un insegnante del centro, sottolineando che e' per questa ragione che l'adolescente voleva allontanarsi dai gruppi criminali.

(articolo di Eriok Muniz per l'agenzia AFP del 22/06/2013)
 
 
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