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Narcoguerra messicana. 'El Chapo'. In parte Robin Hood, in parte Al Capone
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Articolo di Redazione
18 luglio 2015 17:58
 
 Quando José Antonio Sevilla e i suoi tre fratelli hanno appreso che il famoso trafficante di droga conosciuto come El Chapo era fuggito dalla prigione, sono saltati dalle loro sedie gridando con gioia.
“El Chapo e' fuori! E' una cosa importantissima per tutti noi”, ha detto Sevilla, 19 anni, che si professa fan del boss della droga, il cui nome completo e' Joaquìn Guzmàan Loera. “Era famoso prima, ma ora sara' piu' famoso”.
Sevilla, un meccanico di automobili, si e' cosi' entusiasmato perche' e' da marzo che attendeva, nelle strade di Culiacàn, la capitale dello Stato da dove proviene Guzmàan, questa settimana da festeggiare. Aveva un ricordo che gli era stato dato da una donna che gli aveva detto “El Chapo e' piu' di un presidente che non Pena Nieto”, riferendosi al presidente messicano Enrique Pena Nieto.
Qui, nello Stato di Sinaloa, dove Guzmàn era nato, e in ogni altro luogo del Messico, il trafficante di droga, con la sua splendida fuga attraverso un tunnel scavato sotto quella che doveva essere la prigione piu' sicura del Paese, si e' reso ancor piu' popolare come eroe fuorilegge.
Ci sono molti miti sui danni che Guzmàn avrebbe provocato. Le autorita' americane lo accusano di aver contribuito alla “morte e distruzione di milioni di vite in tutto il mondo attraverso la dipendenza alle droghe, la violenza e la corruzione”.
Ma per molti messicani, e' una inusuale combinazione di Robin Hood e un miliardario, una fonte di gioia, a cui deve essere dato, in assoluto, rispetto e riverenza grazie alle sue capacita' di infliggere continui smacchi ad un governo profondamente impopolare nel Paese.
Ha combattuto la legge, ed ha vinto. Ha battuto quella che molti messicani vedono come una classe dirigente corrotta e inetta. E il Messico, come anche gli Usa, ama un fuorilegge.
“Perche' la gente lo ammira?”, dice Adrian Cabrera, un blogger di Culiacàan che porta una T-shirt con l'immagine di El-Chapo. “Perche' e' una leggenda vivente. E' come Al Capone. E' come Lucky Luciano. Come Tony Soprano. Come Scarface. E' come un personaggio di uno show televisivo, solo che e' vivo, e' reale”.
Nel centro culturale di Badiraguato, la citta' principale della municipalita' dove Guzmàn e' cresciuto, c'e' la lista delle “persone importanti” nate nella zona, inclusi i generali della Rivoluzione Messicana, un giornalista, un avvocato e un membro del Parlamento. Non c'e' menzione del suo famosissimo figlio, Guzmàn, ma il direttore delle manifestazioni del centro sostiene che El Chapo merita di essere nella lista. “Non ha mai avuto nessun problema con la gente del posto”, dice il direttore delle manifestazioni, Guadalupe Olivas. “Lui era povero, ed ora ha tanti soldi e tanto potere”.
Guzmàn nasce nel 1950 in un piccolo villaggio tra le montagne verdi attaccate fra loro che fanno da sfondo alla capitale, in un'area conosciuta come il Triangolo d'Oro, che oggi e' la prima regione in Messico per la coltivazione della marijuana.
Durante gli anni, Guzmàn ha lavorato nei ranghi della bande messicane della droga, fino a diventare il capo della piu' grande di queste, il cartello di Sinaloa, cosi' chiamato dal nome dello Stato dove ha continuato a spendere la maggior parte del suo tempo fino a diventare un uomo ricercato dalla legge. Quando l'anno scorso e' stato arrestato, le autorita' lo hanno rintracciato sulla spiaggia di Sinaloa, nel resort di Mazatlan.
Guzmàn operava in una vasta organizzazione internazionale. La rivista Forbes lo ha incluso nella lista delle persone piu' ricche del mondo, con una stima di proventi di piu' di un miliardo di dollari.
Era scappato dalla prigione anche prima, secondo alcuni si era nascosto in un carrello della lavanderia, e la sua recente fuga e' stata molto elaborata: e' passato attraverso un sofisticato tunnel lungo piu' di un miglio, equipaggiato con luci, ventilazione ed anche una motocicletta su binari installati tra il materiale di scavo.
“Ci vuole una certa intelligenza per fare questo”, dice Erica Lara, che vende ghiaccio grattato nella piazza di Badiraguato. “Ci sono persone importanti che devono scontare interamente le sentenze di condanna. Ma lui e' scappato due volte”.
In diversi qui dicono che Guzmàn aiutava chi abita in zona, spesso con piccoli aiuti. Una famiglia con una persona malata potrebbe anche ricevere qualcuno che gli porta soldi per curarsi, dicono in diversi, anche se nessuno e' in grado di fare uno specifico esempio.
Sinaloa e' la capitale messicana per le coltivazioni di pomodoro, la zona intorno a Badiraguato si distingue per essere la culla del business messicano della droga. Guzmàn e altri grandi e importanti trafficanti sono nati qui, nelle vicine colline. Molti dicono che le strade sono state asfaltate grazie ai soldi dei trafficanti.
Mentre acquista del ghiaccio tritato nella piazza di Badiraguato, Amairany Avilez, 20 anni, chiama Guzmàn “il mio eroe”. Ci dice che l'economia della regione dipende da Guzmàn, e che la gente potrebbe ora ottenere un lavoro su un terreno di sua proprietà o potrebbe coltivare più marijuana da vendere poi alla sua organizzazione. “Quando lo hanno arrestato, le persone intorno a lui sono dovute tornare a coltivare mais”, dice Avilez, “Ora il mais sara' sostituito dalla marijuana”.
A Sinaloa, l'anno scorso, secondo i dati del governo, e' stato registrato un numero di omicidi volontari pro-capite che mette lo Stato al secondo posto di tutto il Paese, con un livello piu' di due volte e mezzo rispetto alla media nazionale. Molte persone qui dicono che la situazione era relativamente calma quando era sotto il controllo di Guzmàn.
Scarlett Lopez, 22 anni, che lavora in una compagnia finanziaria a Culiacàn, dice che lei disapprova Guzmàn trafficante di droga, ma che e' contenta che sia uscito di prigione perché significa che le peggiori bande della droga -Los Zetas, per esempio, note perche' tagliano le teste delle persone e per altri atti di violenza efferata- sarebbero meno disposti a cercare di invadere lo Stato.
Vicino ad un palazzo di un ufficio del governo, qui nella capitale dello Stato, c'e' un particolare santuario dedicato ad un santo popolare noto come Jesùs Malverde. Che e' spesso chiamato il narco-santo, perche' e' venerato da diversi trafficanti di droga. Malverde sarebbe un personaggio locale vissuto tra il 1870 e il 1909, ed era conosciuto come un bandito che rubava ai ricchi per donare ai poveri. E' anche venerato dalla povera gente, contadini, pescatori e altri.
Questa settimana, un certo numero di devoti ha visitato il santuario, alcuni accendendo delle candele, altri inginocchiandosi a pregare davanti ad un busto di gesso di Malverde, rappresentato con i capelli neri e con i baffi, dei pantaloni bianchi in stile western e un fazzoletto nero al collo. Dei fiori sono stati messi sul posto, e l'aria e' densa grazie all'odore della cera calda. Una statua della Vergine di Guadalupe e' all'ingresso. I muri sono coperti di biglietti scritti dai devoti, chiedendo a Malverde dei favori o dei miracoli.
Il Governo ha offerto un compenso di circa 3,8 milioni di dollari per informazioni utili alla cattura di Guzmàn, ma le persone che visitano il santuario dicono di non essere disponibili a dare una mano al governo.
“I trafficanti di droga, per le persone fanno di piu' che non il governo”, dice Eric Reyes, 33 anni, un ingegnere che viene da Citta' del Messico, che si e' fermato al santuario per curiosita' durante una vacanza. “Se vivi in un territorio di trafficanti, vieni trattato bene. Il Governo non fa niente per te. Esso e' solo burocrazia e nastri rossi”.
Tale sentimento sembra prevalere attraverso gran parte del Paese e in tutti gli strati sociali, inclusi i quartieri più esclusivi di Città del Messico, dove molte persone hanno mostrato una grande ammirazione per Guzmàn.
Cercare di cavalcare la soddisfazione delle persone per la sua fuga e' manifestazione di profondo cinismo da parte del governo, che ha così bassa credibilità tra i messicani che molti rifiutano di credere alla versione ufficiale su come El Chapo l'abbia fatta franca. In diversi credono che non sia scappato senza un aiuto dall'interno della prigione, e altri si domandano che se il tunnel non era cosi' semplice, ci sara' stato un elaborato stratagemma per nascondere la corruzione fino ad alti livelli.
Le teorie del complotto sono all'ordine del giorno. Il fatto che la fuga sia avvenuta mentre il presidente stava iniziando un viaggio in Francia e' considerato indicativo del livello superiore di collusione. Il fatto che un'immagine rilasciata dalle autorità faccia vedere Guzmàn con la testa rasata, mentre il video della sua fuga mostra che aveva una testa piena di capelli, è anche motivo di sospetto.
La fuga e l'umiliazione che si sono sommate sul governo hanno scatenato una sorta di catarsi nazionale. E il fatto che Pena Nieto non abbia ridotto la sua lunga visita in Francia, andando sulla tomba di Napoleone e ricevendo medaglie, da sola conferma a molti che il Governo e' altro rispetto a loro.
“Il Governo e' di El Chapo”, dice Genero Reyes Martinez, 30 anni, di Citta' del Messico. “Scommetto che e' andato direttamente fuori passando dal cancello principale. Questo tunnel era una finzione”.

(reportage di William Neumann da Caulicàn, e Azam Ahmed da Citta' del Messico, pubblicato sul quotidiano The New York Times del 18/07/2015)
 
 
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