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Politiche Droghe/UNGASS. Cambio auspicato dal presidente della Colombia
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Articolo di Redazione
19 aprile 2016 14:13
 
Il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, ha chiesto che nel mondo sia modificata la guerra contro la droga perche' l'attuale strategia non e' riuscita ad ottenere il risultato sperato, ed ha auspicato che il vertice Onu che comincia oggi a New York colga l'opportunita' per cominciare a modificarla. “Abbiamo piu' volte rilevato che il mondo e' dedicato da quaranta anni ad una guerra che e' stata ufficialmente dichiarata, una guerra molto deficitaria, ed oggi l'Onu ha una opportunita' per cambiare direzione”, ha detto Santos in una intervista all'agenzia Efe. Il presidente colombiano sara' domani a New York per partecipare alla Sessione speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulle droghe (UNGASS), in cui perorera' un cambio di strategia nella lotta contro questo flagello. Santos ha ricordato che dal 2011 il suo Governo sta insistendo sulla necessita' che l'Onu dia maggiore flessibilita' ai Paesi perche' adattino la lotta alle proprie caratteristiche e circostanze, e che la convezione dei Diritti Umani cambi questa politica, trasformandola da una guerra contro le droghe in una battaglia per la salute pubblica e contro la persecuzione. “Se l'Onu ha adottato la Convenzione dei Diritti Umani come pilastro della propria politica, come colonna vertebrale, deve di conseguenza far si' che le convenzioni come quella sulle droghe, abbiano come prioritaria la difesa dei diritti umani”. E' opinione del capo di Stato “che questo contrasti con quanto sta succedendo ora”, poiche' ci sono Paesi in cui il narcotraffico e' punito con la pena di morte e non ci sono trattamenti di salute pubblica verso i consumatori di droghe. “Per questo stiamo proponendo che si adotti una politica molto conseguenziale con cio' che l'Onu ha difeso in questi ultimi tempi”. “E' necessario concentrare le forze nei luoghi piu' pericolosi della catena del narcotraffico e dare alternative ai soggetti piu' deboli”, cioe' i produttori. A titolo di esempio, un contadino colombiano che coltiva marijuana non ha motivi per comprendere il fatto che un consumatore del Colorado possa fumare cannabis in modo totalmente legale. In base a questo principio di responsabilita' condivisa, Santos ha sostenuto che la lotta alle droghe ponga maggiore enfasi sul consumo, e non solo sulla produzione, e infatti ci sono economisti che sostengono la tesi di dover concentrarsi sul lato della domanda perche' sarebbe molto piu' efficiente, che non su quello della offerta. E bisogna bloccare gli ingenti guadagni delle mafie, che sono causa di tanta violenza e corruzione nella lotta contro le droghe. Il narcotraffico ha alimentato i cartelli delle droghe fino alle guerriglie come quella delle Farc, che hanno aumentato la loro capacita' di penetrazione negli anni 80 e 90 grazie al denaro ottenuto con le coltivazioni illegali e la produzione di cocaina. Per questo motivo le Farc, avrebbero resistito per tanti anni con la loro offensiva contro il Governo colombiano. “Questa e' una domanda capziosa che mi fa rispondere prontamente di no, le Farc non avrebbero resistito”. In quanto alla legalizzazione delle droghe a medio e largo spettro, Santos ha sostenuto che questo sarebbe possibile grazie ad una politica globale e non in un solo Paese o solo in alcuni. “Ogni volta che si prende una decisione, deve essere comune, non e' possibile che ogni Paese faccia per se'”.
Oggi sul tema pesa il fatto che molti ex-presidenti latinoamericani si siano mostrati favorevoli alla legalizzazione delle droghe come alternativa al cambio di questo flagello. Santos, e i pochi altri presidenti che sono in carica, non hanno timore di parlare di questa possibilita'. “Io chiedo che si diventi piu' efficaci perche' sono reduce da una lotta di dieci anni contro questo flagello, e credo che pochi nel mondo abbiano ottenuto dei risultati in merito. La Colombia -secondo lui- e' un Paese che ha pagato tra i costi piu' alti nel mondo intero per questa guerra contro la droga, essendo il primo produttore ed esportatore di cocaina nel mondo, e non possiamo continuare ad esserlo”.

(intervista dell'agenzia stampa Efe del 19/04/2016) 
 
 
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