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Razzismo. I francesi lo accettano... basta che non tocchi il proprio piccolo giardino
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Articolo di Redazione
2 giugno 2010 11:05
 
La "Commission nationale consultative des droits de l'Homme" (CNCDH) ha divulgato lunedi' 1 giugno il proprio rapporto annuale. Razzismo, antisemitismo, xenofobia: un punto sulla situazione con un'intervista a Marc Leyenberger, avvocato che ha stilato questo rapporto (integralmente qui).

D. Il rapporto evidenzia un notevole aumento delle violenze e minacce razziste e xenofobe, nonche' un forte aumento di violenze e minacce antisemite. La situazione si e' particolarmente aggravata per il solo anno 2009?
R. Le cifre sono decisamente eloquenti. Si tratta di 1.026 episodi razzisti e xenofobi che abbiamo rilevato nel 2009, rispetto a 467 del 2008 e 321 del 2007. Altro motivo di preoccupazione e' che si tratti di episodi sempre piu' violenti (aggressioni con ferite, gradi danni a edifici religiosi...). Sono 200 quelli individuati cosi' nel 2009 rispetto ai 97 del 2008.
Per quanto riguarda le violenze e minacce antisemite, nel 2009 ne sono state individuate 815 rispetto alle 459 dell'anno precedente.
E' bene precisare che si tratti di fatti registrati dal ministero dell'Interno o da quello della Giustizia dopo che gli stessi sono accaduti. Se si considera che tutte le vittime non hanno sporto querela, e che sono sempre di meno quelle che intendono farlo cosi' come ci dicono le specifiche associazioni, va da se' che gli episodi di questo tipo sono molto piu' numerosi.
D. Come spiegare questa recrudescenza dopo che nell'ultima decina d'anni c'era una tendenza al ribasso?
R. Il 1999 e il 2000 sono stati la cresta dell'onda con degli strascichi nel 2001, 2002 e 2003. Ma dopo un picco nel 2005 sicuramente legato agli avvenimento del medio-Oriente, gli episodi di antisemitismo sono stati costantemente in calo. Per risvegliarsi, all'inizio del 2009, in seguito ai tragici avvenimenti dell'offensiva israeliana nella striscia di Gaza a gennaio 2009. Automaticamente si e' registrato un aumento della violenza in Francia. Cosi' come rischiamo di avere con l'attacco di lunedi' scorso alla flottiglia nelle acque internazionali.
Ma questa tendenza all'aumento nel 2009 non e' esclusivamente legata a Gaza. Si mantiene, infatti, pressocche' simile durante tutto l'anno. Altra spiegazione puo' essere ricercata nella situazione economica. In una condizione di precarieta', una parte della popolazione tende a cercare, come capro espiatorio, di difendersi dall'incertezza proteggendosi dall'"altro".
D. Quali sono le etnie piu' coinvolte?
R. Se parliamo di razzismo, sono ancora e sempre i maghrebini. Con differenze rispetto alle regioni: Ile-de-France, Rhone-Alpes e Alsace sono le piu' razziste. Nel contempo in Europa (dove le violenze sono minori che in Francia) le prime vittime sono spesso i rom, soprattutto in Romania, Bulgaria e Italia.
D. Quando si fanno indagini simili sui francesi, questi si dicono piu' tolleranti rispetto a quanto non lo siano. Come interpretare questa differenza?
R. E' un paradosso. Secondo i sondaggi che abbiamo realizzato sui comportamenti razzisti, xenofobi e antisemitici, il 54% si dichiara "non del tutto razzista". Solo tre anni fa, uno su tre si dichiarava razzista. Oggi i francesi non considerano piu' gli ebrei e gli omosessuali come "gruppi a parte". E' il risultato delle campagne di sensibilizzazione pubblica, essenzialmente nelle scuole.
Nel contempo, l'84% ritene che attualmente il razzismo e' un "fenomeno diffuso", evidenziando una differenza tra visione oggettiva e soggettiva del razzismo, tra come e' percepito e cio' che realmente accade. Se si va a guardare il dettaglio delle risposte si nota che, quando si tratta di questioni personali si continua a respingere l'"altro". Siamo nel fenomeno "basta che non tocchi il proprio piccolo giardino".
D. Che fare?
R. Bisogna tenere alta la guardia e non concedere nulla. L'attuale grande pericolo e' la banalizzazione. Oggi non si considera molto grave dire una cosa sugli ebrei, un'altra sugli arabi, sentire frasi come "sporco ebreo" in un'aula scolastica. Anche nei discorsi politici, dove alcune affermazioni e commenti considerati inaccettabili sono invece considerati normali. Noi continuiamo a fare appello perche' continuino le iniziative di sensibilizzazione e soprattutto grazie a scelte politiche precise e durevoli nel tempo. Non si puo' continuare ad attendere i picchi di violenza e reagire solo dopo.

(domande di Cordelia Bonal per il quotidiano Liberation del 2 giugno 2010)

 
 
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