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Responsabilita' civile dei magistrati. Chi sbaglia paga?
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Articolo di Vincenzo Donvito
27 febbraio 2015 10:17
 
Come si spiega che a protestare contro il principio “chi sbaglia paga” sia proprio chi di mestiere fa pagare chi sbaglia (talvolta sbagliando)? Non si spiega, se non con la fede, come l'esistenza di Babbo Natale. Cosi' l'incipit di un articolo/corsivo, a firma Ishmael, pubblicato sull'edizione odierna del quotidiano Italia Oggi. Lo scriviamo perche', nel baillame provocato dalla nuova legge sulla responsabilita' civile dei magistrati, ci sembra il modo migliore per semplificare cosa sta accadendo, soprattutto in quelle associazioni e in quei magistrati che ritengono un grave attentato alla loro indipendenza il provvedimento che e' stato votato dal Parlamento. Certo, il pilastro del nostro sistema democratico e' l'esistenza dei poteri separati, ma se non dovesse intervenire il potere legislativo (il Parlamento) a cambiare ogni tanto le cose, non si capisce chi e come dovrebbe farlo: c'e' quindi, nella separazione di poteri, uno che ha la possibilita' di incidere sugli altri; anche perche' -in teoria- il potere legislativo e' espressione del voto popolare, e cosa e' piu' democratico di questo in democrazia?
La legge approvata non crediamo sia il massimo (1), ma e' sicuramente una inversione di tendenza rispetto ad un regime politico (mai come in questo contesto e' proprio il caso di chiamarlo “regime”) che, per dare attuazione alla volonta' popolare che si e' manifesta con un referendum, ci ha messo ben 28 anni anni (il voto e' del 1987). Chissa' se e come ne parleranno i testi di storia dei secoli a venire. Ma il nostro Paese e' anche questo, ricordiamocelo.

(1) siamo perplessi sul fatto che poi e' comunque -in linea di massima- lo Stato a pagare per gli errori di alcuni suoi funzionari.
 
 
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