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Riscaldamento climatico e irresponsabilita’ istituzionale
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Articolo di Vincenzo Donvito
19 dicembre 2016 11:47
 
  Si’, proprio irresponsabilita’ istituzionale si puo’ chiamare quella a cui stiamo assistendo in questo periodo da parte di chi, preposto alla nostra amministrazione e tutela, sta solo prendendo fatalisticamente atto della situazione da lui stesso determinata. Sulla carta, per carita’, ne scrivono e ne dicono tante, ma i fatti vanno in direzione opposta. Stiamo parlando degli effetti del riscaldamento climatico, con aumenti di temperature e sconvolgimento degli assetti di ogni livello, che ci stanno portando a malattie e morte piu’ velocemente di quanto ci dicono.
Centinaia di iniziative in sede ONU, impegni sottoscritti o da sottoscrivere, accordi bilaterali e multilaterali, una marea di incontri con dispiego di mezzi ed energie che, visti i risultati degli studi che per fortuna continuano ad essere fatti, smentendo il piu’ autorevoli dei capi di governo nel mondo, il neo-presidente Usa, continuano a non servire a niente…. Perche’ alla drammaticita’ della situazione le iniziative che vengono prese sono tutt’altro che radicali; o meglio: lo sembrano, ma solo in una logica emergenziale, quindi tamponi di falle che nessuno al momento sembra abbia voglia di estirpare. Il prezzo per l’estirpazione sarebbe molto alto, ma non ci sono alternative. Stiamo parlando di provvedimenti restrittivi di molte liberta’ di fare male agli altri di cui ci siamo abituati e fanno parte del nostro DNA: dai nostri consumi quotidiani in alimenti, energie, divertimenti alle politiche (e incentivi verso le stesse) da parte dei singoli governi e Stati.
L’ultimo campanello d’allarme, se ancora non fossero bastati quelli delle settimane scorse in diverse singole citta’ italiane e di tutto il mondo (Pechino e’ proprio oggi in condizioni pietose), ci viene sempre da dentro casa, dall’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea) che, sostanzialmente ci dice che e’ ancora lontano il tempo di trasporti puliti ed intelligenti in Europa (2): smog, traffico e rumore continueranno a mettere sotto pressione l'ambiente e gli ecosistemi oltre ad essere una conclamata minaccia per la salute delle persone (nell'ultimo decennio più di 400mila morti premature all'anno sono ascrivibili all'inquinamento dei trasporti).
E noi -individui e governi- fatalisticamente continuiamo a comprare autovetture inquinanti (pur con le burlette degli euroX, con le “x” che aumentano a vista d’occhio)... E tutti gli altri fatalismi dei nostri suicidi comportamenti quotidiani, mentre amministratori e responsabili si assolvono ogni giorno e/o continuano nelle scaramucce politiche (ladri, non ladri, farabutti, corruzione, disonesti, finti-onesti etc.) con tanto di rilievo mediatico offuscato da una sorte di sindrome di gazzettiere del potere (maggioranza od opposizione, poco rileva).
Noi, quelli del 2+2=4, restiamo a bocca aperta col pericolo di farcela riempire dallo smog e dalle parole che occultano lo stesso mettendolo sotto il tappeto. Quando ci facciamo una ferita, indipendentemente da come e dove, il primo e immediato istinto e’ quello di curarcela. Invece assistiamo a ferite sempre piu’ lacere che vengono lasciate verso la cancrena e l’estensione in tutto il corpo (civile, ambientale, politico, sociale ed economico, nella fattispecie); invece del benefico disinfettante o dei punti di sutura, tutto rimane li’. C’e’ qualcosa che non torna, e quindi ecco la tendenza a far da se’, quasi sempre in modo suicida, cioe’ fregandosene dei propri figli e nipoti e ballando e festeggiando come fosse stata gia’ annunciata la fine del mondo e non avessimo altro da fare che godercela fino all’ultimo secondo. Un far da se’ la cui responsbailita’ e’ individuale e collettiva, dove quest’ultima si manifesta nei modi che abbiamo evidenziato, con la non-informazione e l’incoscienza istituzionale.
E quindi, ecco che ci dicono: non circolate in auto il giorno x ma solo il giorno y, abbassate la temperatura del termosifone in casa a 18 (ma chi lo fa?), mentre continuano a produrre automobili inquinanti e a venderle come se nulla fosse, continuano a non fare piste ciclabili, continuano a non incentivare la mobilita’ ecologica, continuano a non organizzare bene le raccolte differenziate dei rifiuti, continuano ad investire nell’energia fossile e se ti azzardi a fare qualcosa di diverso individualmente, ti arrivano delle staffilate economiche che difficilmente puoi reggere (la “moda” bio o simile, ha un costo economico e sociale).
Il nostro e’ un appello disperato? Puo’ darsi. Ma non vogliamo essere complici. Candide volteriano? No! Piccoli messaggi agli individui.
 
 
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