Filtrare il web ed eliminare cio' che non piace sembra per molti una soluzione semplice, magica e logica. Chi ragiona in questo modo non fa che spostare il problema. Perche' molto spesso, come reazione, i contenuti filtrati si evolvono, si rinnovano, vengono pubblicati altrove senza realmente sparire: su nuove piattaforme, in altri spazi, su altri strumenti che li rendono sempre piu' di difficili da rintracciare (protezione con password, linguaggio criptato, etc). Se si chiude Maga Upload, altri 100.000 rifioriscono.
Ponendo la loro attenzione ai blog ed ai forum che trattano di disturbi dell'alimentazione, facendo finta che ne volevano fare la promozione, i sociologi Antonio Casilli, Fred Pailler et Paola Tubaro ci propongono un diverso approccio sui filtri e sulla censura. Ci dimostrano che queste ultime non hanno un grande effetto sull'esistenza stessa dei contenuti. Studiando la composizione di questi siti, essi dimostrano come la loro strutturazione gli consente di continuare ad esistere e rinnovarsi.. Questa censura (potenziale come reale) colpisce la forma della rete, destruttura i blog che ne costituiscono il perno, consentendo di far circolare l'informazione e favorirne lo sviluppo. Il filtraggio e la censura hanno dunque l'effetto contrario rispetto a cio' che si voleva: essi favoriscono gli scambi tra quelli che soffrono di disturbi dell'alimentazione, aspetto che puo' essere piuttosto positivo, favorendo il taglio delle fonti d'informazione esterne e quindi differenti. Infine sono gli stessi professionisti della sanita' che fanno informazione e prevenzione presso queste persone, che hanno piu' difficolta' ad accettarle perche' sono messaggi diversi rispetto a quelli che loro si scambiano fra se'. Una bella dimostrazione che dimostra come sul web, la censura e il filtraggio non sono mai la soluzione.

Qui la presentazione completa della ricerca, da parte degli autori medesimi, in preparazione di un convegno (Comprendre le phénomène pro-ana : corps, réseaux, alimentation) che il prossimo 14 dicembre si terra' a Parigi:

(articolo di Hubert Guillard sul quotidiano Le Monde del 16/11/2012)