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Pesticidi. Corte Europea di Giustizia: l'informazione non puo' essere secretata
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Articolo di Redazione
25 novembre 2016 16:54
 
 “La protezione del segreto commerciale ed industriale non puo' essere opposta alla divulgazione di informazioni”. Questa decisione della Corte europea di Giustizia, presa lo scorso 23 novembre, blocca le lobby europee della filiera agricola. Per il Consiglio europeo dell'industria chimica, che si presenta come “la voce dell'industria chimica in Europa”, questa decisione rappresenta “un precedente giuridico potenzialmente pericoloso per la protezione delle informazioni commerciali industriali”.
Da parte loro, le organizzazioni ambientaliste sono soddisfatte della posizione della Corte europea, che va verso il loro orientamento e “quello dei cittadini”. “E' una grande vittoria perche' la Corte afferma che l'industria deve comunicarci alcuni documenti senza restrizioni”, dice Hans Muilerman, dell'ONG Pesticide Action Network Europe (PAN Europe). “Qualunque cittadino puo' ora domandare dei documenti alla Commissione europea sulla composizione e l'uso dei pesticidi o dei prodotti chimici”. Gli industriali, che hanno timore di vedere resa pubblica la composizione dei loro prodotti, hanno intenzione di continuare la loro battaglia per l'imitare l'accesso a questi documenti.
Il glifosato nel mirino
La Corte di Giustizia europea era stata interpellata su due diverse questioni, che vertevano entrambe sul diritto di accesso ai documenti in materia ambientale. La prima oppone le ONG Stichting Greenpeace Nederland e PAN Europe alla Commissione europea. Quest'ultima ha rifiutato di dare loro accesso a diversi documenti relativi alla prima autorizzazione di immissione sul mercato nel 2001 del glifosato, uno degli erbicidi piu' utilizzati nel mondo.
I suoi effetti sulla salute umana e il suo impatto con l'ambiente sono oggetto di polemiche. Il centro internazionale di ricerca contro il cancro (CIRC), una branca dell'OMS, considera il glifosato come un probabile cancerogeno, mentre l'Agenzia europea di sicurezza degli alimenti (Efsa) ha pubblicato un avviso a fine 2015 valutando come improbabile il pericolo di cancro. Gli Stati membri dell'UE non sono riusciti a mettersi d'accordo su una autorizzazione o divieto del prodotto, la licenza e' stata prorogata, a giugno, fino al 31 dicembre 2017, in attesa della pubblicazione di un nuovo avviso scientifico.
Per Hans Muilerman, questa vittoria giuridica e' cruciale per la lotta contro i pesticidi, perche' permette di mettere in evidenza i “conflitti d'interesse” che intrecciano il sistema europeo di autorizzazione per l'immissione sul mercato. “Queste decisioni istituzionali si basano unicamente su dei test scientifici effettuati dalle imprese stesse, ai quali noi non abbiamo accesso. Le industrie possono quindi scegliere il laboratorio che vogliono e i loro test non sono confrontati con studi indipendenti”.
In un sforzo di trasparenza, l'Efsa ha deciso, a fine settembre, di rendere pubblici i dati della loro valutazione sulla sicurezza del glifosato. Dati che saranno resi noti ai primi di dicembre.
Mesi, se non anni per ottenere questi studi
Nel secondo ricorso, un'associazione olandese per la protezione delle api,  Bijenstichting, ha chiesto all'autorita' olandese competente la pubblicazione di documenti sull'autorizzazione di immissione sul mercato di alcuni prodotti fitofarmaceutici e biocidi. La societa' Bayer, titolare di un gran numero di queste autorizzazioni, e che di recente ha anche acquisito i semi di Monsanto per una somma record di 59 miliardi di euro, si e' opposta a questa divulgazione motivando che potrebbe essere disatteso il diritto d'autore e la confidenzialita' delle informazioni commerciali o industriali. La Corte di Giustizia ha stimato che la pubblicazione di 35 di questi documenti era legale.
Franziska Achterberg, responsabile sulle questioni agricole di Greenpeace Europe, plaude a questo aumento di trasparenza. Ma chiede che “questi studi studi siano pubblicati in maniera funzioale per le imprese. Malgrado questa nuova decisione della Corte europea, bisognera' comunque attendere dei mesi, se non anni per ottenere questi studi”.

(articolo di Aude Massiot, pubblicata sul quotidiano Libération del 25/11/2016)
 
 
 
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