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 ITALIA - ITALIA - Accesso informazioni PA. Sette su dieci non forniscono i dati
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Notizia 
9 aprile 2017 11:16
 
Sette pubbliche amministrazioni italiane su dieci sono “fuori legge” perché non consentono ai cittadini di accedere alle informazioni: il 73% delle richieste inviate a ministeri, aziende sanitarie o comuni da una rete di associazioni non ha ricevuto alcuna risposta. Fino a pochi mesi fa il “silenzio amministrativo” era legittimo, ma dal dicembre 2016 è effettivamente fuori legge, grazie all’entrata in vigore del diritto di accesso alle informazioni, ribattezzato “Foia” in omaggio al Freedom of Information Act statunitense. 
Le 800 richieste di enti e singoli cittadini sono state raccolte da Diritto di sapere, l’associazione che ha proposto il Foia in Italia, in un rapporto che La Stampa può anticipare e che sarà presentato al Festival Internazionale del Giornalismo in corso a Perugia. 
 
La sola approvazione del Foia ha garantito all’Italia un balzo nelle classifiche internazionali sulla trasparenza delle amministrazioni, dalle peggiori dieci posizioni alla numero 55 su scala globale. I numeri raccolti da Diritto di sapere raccontano però che sul campo, nella quotidianità, l’accesso alle informazioni è ancora complicato. Il 73% delle richieste inviate non ha ottenuto risposta, una soluzione illegale ma non sanzionata. Quando invece le amministrazioni hanno risposto, solo 136 risposte sono state considerate soddisfacenti. Molte volte gli uffici pubblici hanno invece rifiutato di rispondere, e in un caso su tre i rifiuti sono stati illegittimi «perché - spiega Diritto di sapere - l’accesso è stato negato per mancanza di motivazione o utilizzando eccezioni non previste». In gran parte, continua il rapporto, le risposte hanno dimostrato una scarsa conoscenza della nuova legge: un attivista si è visto chiedere da un ufficiale militare se per caso il Foia fosse un’azienda. 
 
Il giudizio di Diritto di sapere è netto: «È inaccettabile che più di sette volte su dieci le Pubbliche amministrazioni non rispondano ai cittadini e che, quando lo fanno, più di un rifiuto su tre sia irregolare». Ma dal rapporto emergono anche punti di speranza: per esempio, le pubbliche amministrazioni che decidono di rispondere alle richieste di informazioni lo fanno in tempi più rapidi rispetto al passato, dai 30 giorni del 2013 ai 23 di oggi. 
 
La legge sul diritto all’accesso alle informazioni è nuova in Italia ma il rapporto, citando i precedenti dell’amministrazione Obama, propone già una riforma. In primis Diritto di sapere chiede al ministro, Marianna Madia, di richiamare i funzionari pubblici al rispetto della legge e di esigere resoconti periodici su come vengano gestite le richieste. Nel medio periodo, i firmatari del rapporto chiedono però una riforma della legge per il diritto all’accesso e la nascita di un ente supervisore che educhi i funzionari e promuova il diritto all’accesso alle informazioni tra i cittadini. 
 
Dietro alle 800 richieste di atti ci sono attivisti e volontari: Legambiente ha chiesto informazioni sull’energia verde, Antigone sulle condizioni dei detenuti, Arcigay sul numero di unioni civili (e ha ottenuto in buona parte le risposte, fatta eccezione per il Comune di Roma, dove l’ufficio interpellato ha consigliato di «inoltrare la richiesta all’ufficio stampa del gabinetto della sindaca Raggi al fine di poter ricevere l’autorizzazione a fornire i dati»). Alcuni giornalisti hanno chiesto informazioni sulle spese di rappresentanza dei sindaci dei capoluogo o quanti siano i medici obiettori di coscienza. 
 
La convinzione di Diritto di sapere è comunque che il percorso avviato possa portare a un miglioramento progressivo: «Questo rapporto - dice il giornalista Guido Romeo, presidente dell’associazione - ha il pregio di fotografare i primi mesi di applicazione del Foia e tutte le sue criticità. Su questo fronte il Governo deve agire tempestivamente richiamando tutti all’obbligo di risposta anche se purtroppo non ci sono sanzioni per chi non lo rispetta e proponendo dei corsi di formazione. Il dato positivo è che lo strumento del Foia, quando ben applicato, ha portato alla divulgazioni di documenti prima inaccessibili e mai rilasciati in open data. C’è ancora molto da fare e credo che su questo si misurerà la reale volontà del ministro Madia di sviluppare quel piano di azioni per l’amministrazione aperta che quest’anno, per la prima volta, ha portato l’Italia nel Comitato direttivo dell’Open Government partnership». 

(articolo di Beniamino Pagliaro, pubblicato sul quotidiano la Stampa del 08/04/2017)
 
 
 
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