A me certe parole fanno drizzare le antenne, demoni satana
perfezione male interezza fiere ecc vicinanza a dio , mi
sorge spontanea una domanda, ma cosa vanno cercando? Si
evince un malessere ma dio cosa c'entra? Fa comunella con
satana?
Molte menti cattoliche soffrono di depressione manie di
persecuzione fobie isteria e simili, forse saranno queste
letture a fomentare patologie?
Leggendo non si capisce niente perché le metafore
nascondono qualcosa.
20 marzo 2009 0:00 - Annapaola Laldi
La lettura del libro del benedettino tedesco Anselm Grün,
da cui sto raccogliendo dei passi da offrire nella
"Pulce nell'orecchio" del primo aprile, mi ha
spinto ad anticipare un breve brano da accostare a questa
omelia di Eugen Drewermann, come una sorta di
"variazione sul tema". Infatti, ciò che in
Drewermann (e nel testo di Marco) è il deserto,
Ansel Grün lo chiama silenzio, ma l'esito
dell'accettare di abitare il deserto o il silenzio è il
medesimo, vale a dire la possibilità di incontrare senza
paura i nostri lati d'ombra impersonati dalle fiere del
breve brano di Marco. Ecco dunque da Anselm Grün,
La salute come compito spirituale, e col permesso
della casa editrice Queriniana di Brescia che ha pubblicato
il libro nel 2008, la citazione annunciata: "Un
criterio per capire se veramente cerchiamo Dio […] è la
disponibilità al silenzio. Chi nella sua spiritualità ha
bisogno di essere costantemente occupato, chi ha sempre
qualcosa da fare, chi deve sempre cantare o pregare a voce
alta, evita il silenzio ma sta anche lontano da Dio. Egli
dispone di Dio nella sua preghiera e gli prescrive come deve
essere. Egli ha paura però di incontrare Dio in maniera
scoperta, ha paura di farsi mettere in discussione da lui.
[…]Abbiamo bisogno della strada del silenzio per unirci
veramente a Dio, al Dio che ci sta davanti come persona, che
ci osserva e ci parla con amore, al Dio che sta dentro di
noi come nostra più profonda radice. In questa unione con
Dio arriva alla sua meta il nostro cammino spirituale.
Nell'unione con Dio diventiamo uniti anche con noi
stessi, uniti con tutti gli esseri umani e con l'intera
creazione. Sulla strada dell'unione non viene lasciato
da parte nulla dentro di noi, tutto viene interpellato e
tutto viene posto nella relazione con Dio, anche la tenebra,
anche le nostre zone d'ombra. Se tutto ciò che
è in noi viene posto nella relazione con Dio, tutto può
acquistare vita e può approfondire il nostro amore di Dio.
Allora tutto ciò che sta in noi glorificherà Dio, anche
gli sciacalli, gli struzzi e tutte le bestie feroci, dice
Isaia (Is 43,20). Anche i nostri istinti glorificheranno
Dio, anche ciò che di selvaggio e di indomito si trova
dentro di noi. Non avremo più paura degli sciacalli che
sono in noi e che ci sorprendono alle spalle. In una
spiritualità moralistica si vive di continuo nella paura di
queste bestie feroci che ci possono attaccare alle spalle.
Chi invece presenta tutto se stesso a Dio, sperimenterà in
sé una grande libertà e vitalità, sperimenterà ampiezza
e tranquillità, proverà pienamente qualcosa dell'amore
di Dio, qualcosa che Cristo ci dona" (pp. 120-121).
6 marzo 2007 0:00 - Sagrestano
Bla, bla, bla, ...
6 marzo 2007 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Garzie a voi che avete letto il brano di Drewermann e mi
ringraziate per averlo messo a disposizione. Naturalmente
un grazie va anche e soprattutto all'autore, Eugen
Drewermann, prete e teologo cattolico, a cui vorrei dedicare
in futuro una di queste noterelle per farlo conoscere
meglio, e pure alla casa editrice Queriniana di Brescia che
con molta generosità (e anche, è vero, intelligenza) mi
dà il permesso di mettere in rete questi brani. I
vostri riscontri hanno fugato tutti i dubbi che mi erano
venuti quando, copia che ti copio, mi sono accorta di come
è lungo questo brano. Ma ormai ero alle strette coi tempi,
la fatica l'avevo fatta e non me la sentivo di
raffazzonare qualcosa che, comunque, avrebbe voluto dire
stare dell'altro davanti al computer, senza
soddisfazione mia e, magari, senza troppo rispetto di chi
avrebbe letto. D'altra parte, era fuori discussione
omettere dei pezzi, sia pure indicando le lacune con i
famosi puntini tra parentesi, perché ogni parola e frase
riceve luce e significato dal suo contesto, e quindi ho
"inventato" quel sistema di evidenziare in
grassetto quelle che secondo me erano i passaggi chiave,
come ho scritto nell'introduzione. Ma soprattutto,
nel giocare questa carta, mi hanno sostenuto due certezze:
quella che il brano valeva la pena di essere offerto alla
conoscenza di un pubblico più variegato di quello che
potrebbe comprare il libro in cui è contenuto, e
l'altra che riguardava la sensibilità delle persone che
vi si sarebbero imbattute. Grazie, dunque, di nuovo,
di avermi confermato che avevo ragione.
6 marzo 2007 0:00 - Francesca
Annapaola, grazie per averci dedicato questo brano, è stato
un bel regalo! L'ho letto con estremo interesse e
la parte finale mi ha parlato nel profondo. L'equilibrio
e l'accettazione che ci permettono di accogliere
l'altro con amore per me passa senz'altro attraverso
il cambiamento di visione sia della parte animale sia e
soprattutto, della parte angelica. Ritengo un punto chiave
per la nostra serenità smettere di dare agli Angeli e a Dio
quel compito punitivo e regolatore trasmessoci dalla Chiesa
ma sentirli come aiuti, accompagnatori e sostenitori della
nostra anima in preda a tiragliamenti e difficoltà.
Sentirli accanto a noi come benevole guide e non come
giudici implacabili ci può aiutare a riacquistare quella
serenità necessaria per vedere l'altro con altrettanta
benevolenza e amore e liberarci dalla paura del suo giudizio
e del suo attacco. Ed è proprio del deserto, questo
spazio di silenzio, di vuoto e di libertà interna di cui
abbiamo bisogno per vedere realizzato nel profondo di noi
questo cambiamento di visione e provare la sensazione di
fiducia ed unione. Buon viaggio quindi in questo luogo
senza spazio e senza tempo.
3 marzo 2007 0:00 - Giuseppe Parisi
Il deserto, e’ lo spazio, ove, si mette in evidenza la
propria natura, che, non puo’ non essere che animale.
La conoscenza della grandezza della Natura, i suoi ritmi
precisi, semplici, ordinati, ci liberano dalle
angoscie, perche’, come suoi figli, non possiamo essere
che come Lei. Il disordine naturale, nasce, quando
l’uomo rinnega se stesso, e soffoca i suoi desideri , per
la maggior parte primordiali, rifuggendoli come il
“male” . Il Clero Vaticano, nel corso di due
millenni, e’ stato formidabile nell’alimentare e
perpetuare il “male”, quello che per l’uomo era della
Natura. Sono stati i piu’ grossi imbroglioni che
l’Umanita’ habbbia mai avuto. I popoli che, per
loro fortuna si sono sottratti da tale sfera ingannatrice,
oggi, sono popoli migliori, perche’ piu’ saggi.
E’ la Natura il nostro Dio, e, per essere felici nel
deserto, si trova la semplicita’ nel riconoscergli il
tutto. Ma Dio, siamo noi, perche’ immagine e
somiglianza della Natura. Quando ci saremo convinti di
cio’, smetteremo di sfruttare con avidita’, avere con
bramosita’, ameremo le belve, porteremo l’acqua ad ogni
cosa, perche’ di acqua siamo. Allora goderemo di
tutto, soprattutto della nostra animalita’, che, si
sara’ innalzata in una consapevolezza superiore,
osservando dall’alto il deserto. Esso, non ci
potra’ angosciare, perche’ anch’esso figlio della
natura, e parte integrante di noi. Noi,
nell’interezza del deserto, medesimi al deserto, belve ed
Uomini. Figli della Natura, perche’ la Natura siamo
Noi. Grazie infinite, ancora una volta Anna Paola, per
quanto ci scrivi,e, trasmetti, il tuo e’ un lavoro di
grande Amore verso il prossimo.
1 marzo 2007 0:00 - Kekkul
Io penso che l'uomo tende sostanzialmente ad appagare le
proprie manie e esigenze personali, e proprio nella forma e
nella prassi descritta nell'epistola. Essere
gentile e amorosa verso gli altri e' una forma di
appagamento personale, e' vero mascherato dall'idea
del fare del bene verso gli altri, in realta' e' una
medicina per noi stessi. KeK Per anni ho studiato
il fenomeno del "volontariato", ho fatto delle
ricerche sulle persone che prestavano servizio sulle
ambulanze, atto di altruismo benevolo, in realta' il
massimo godimento di certi volontari era raggiungere a
sirene spiegate con l'ambulanza il luogo
dell'incidente, sperando di trovarci feriti; i servizi
di vera offerta del bene, quali trasferimento di vecchi
pisciosi da ospedali a case di cura non interessavano
nessuno. Quindi cio' sottolinea che l'uomo segue
degli istinti che lo portano escusivamente al proprio
godimento personale, questo riconducibile alla natura
animalesca dell'individuo.
1 marzo 2007 0:00 - stefano
" Il 'deserto', in cui Gesu' entra
immediatamente prima dell'inizio della vita pubblica,
e' proprio questo spazio in cui e' possibile
ritirarsi per prendere le distanze da ogni azione e giudizio
altrui."
Ritornato dal deserto così ben
purificato il nostro Gesù iniziò ad insegnare: - che
chi scandalizza i bambini è meglio che si suicidi.
Scandalizzare, dal greco scndallo= ostacolare. Quante cose
oggi ostacolano i nostri bambini e i nostri ragazzi nella
loro crescita fisica e morale a partire dal loro
concepimento proseguendo per la crescita in famiglie
instabili per passare a spettacoli violenti, a società
sportive dove spesso li insultano e li doppano ecc. e fin
qui tutto “bene” perché il mondo della pedofilia,
dell’accattonaggio coatto, del traffico clandestino di
organi è forse, per certi aspetti, pure peggio. A quei
tempi così arretrati di diritto di vita o di morte sulla
prole in capo al padre, bisognava aver preso delle belle
distanze dal giudizio altrui per fare simili
affermazioni. - insegna che l'uomo e la donna
devono unirsi in modo indissolubile e nessun uomo deve
separare ciò che Dio ha unito. Nessuno, nemmeno gli attori
della coppia stessa. Questa affrermazione affranca la donna
dal ruolo di oggetto che poteva essere ripudiato facilmente.
Se la condizione dell'uomo rispetto alla donna è quella
di non potersela levare dai piedi (ripudiarla) i discepoli
stessi dicono che non conviene sposarsi. Quanti discepoli
hanno oggi quei discepoli! Qualcuno successivamente, in
linea con lo spirito e la lettera di Gesù, dirà che
l'uomo sta alla donna come Cristo alla chiesa fino a
farsi uccidere per lei (mi pare S. Paolo). In quei tempi un
uomo si poteva far uccidere per il suo cammello forse, non
per la ripudiabile donna. Quale distanza dalla mentalità di
allora … e forse di oggi. - dice che beati sono i
poveri perchè di essi è il regno dei cieli. Poveretto
forse il sole del deserto lo aveva insolazionato. Allora
come oggi i regnanti non sono poveri, ostentano le loro
ricchezze, i loro privilegi di status, le loro cravatte
firmate, forse anche la biancheria intima firmata, ma qui il
comune senso del pudore ci salva dal triste spettacolo dei
nostri politici in mutande che ci manca solo questo poi le
tristezze in politica le abbiamo viste tutte. Un regno che
si propone come regno dei poveri è più estremo della
estrema sinistra visto che anche dove governavano o
governano i comunisti gli uomini di potere sono dei corrotti
dalla ricchezza e dal potere, non dei poveri ne in senso
economico ne in senso evangelico. - dice che bisogna
dar da mangiare a chi ha fame, vestire chi è nudo, visitare
chi è in carcere. In un’epoca dove le tasse venivano
esatte senza riguardo al reddito del contribuente, chi aveva
fame non poteva contare su sussidi, ripeto sussidi pubblici,
in carcere ci si finiva anche senza processo, preoccuparsi
di queste tre categorie voleva dire tenerci poco
all’odiens, al consenso, allo share. Chissà perché oggi,
già da prima dell’avvento dello stato moderno, queste
categorie di diseredati sono oggetto di attenzione, oggi
anche pubblica, soprattutto nel nostro mondo
occidentale?
Certo si può procedere a lungo in
una lettura evangelica che colga la divergenza tra
l’insegnamento di Gesù è i corrispondenti costumi del
suo tempo, alla distanza tra i Suoi e i nostri pensieri,
alla diversità delle Sue vie dalle nostre, avvicinandosi
così alla sua alterità ed in definitiva alla sua vera
identità. Questa prospettiva di analisi evangelica è
certo spunto per riflessioni importanti proprio per la vita
personale e, come Gesù, per quella pubblica. Ognuno si
manifesta prima o poi per quello che è e anche per questo
vale la pena aricchirsi interiormente, anche per questo
preoccuparsi dell'arrichhimento interiore dei singoli è
anche una proccupazione pubblica (pre occupazione). Il
rapporto con Dio, per Gesù con sé stesso, e
l’incarnazione sono due momenti inscindibili, sono la Sua
identità, Il Cristo è il verbo incarnato, non solo verbo e
non solo incarnato. Per questo nella Chiesa non si può
essere solo parola o solo azione, per colpa Sua, del suo
modello.
Mi chiedevo come vivere la quaresima in
profondità e penso che la Tua idea di leggere il Vangelo in
questa prospettiva di rientro in se stessi per prendere le
distanze dai giudizi altrui sull’esempio
dell’insegnamento di Gesù sia ottima.
Sinceramente
grazie Annapaola.