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28 ottobre 2018 21:27 - Cristina Ciccarelli
A me certe parole fanno drizzare le antenne, demoni satana perfezione male interezza fiere ecc vicinanza a dio , mi sorge spontanea una domanda, ma cosa vanno cercando? Si evince un malessere ma dio cosa c'entra? Fa comunella con satana?
Molte menti cattoliche soffrono di depressione manie di persecuzione fobie isteria e simili, forse saranno queste letture a fomentare patologie?

Leggendo non si capisce niente perché le metafore nascondono qualcosa.
20 marzo 2009 0:00 - Annapaola Laldi
La lettura del libro del benedettino tedesco Anselm Grün, da cui sto raccogliendo dei passi da offrire nella "Pulce nell'orecchio" del primo aprile, mi ha spinto ad anticipare un breve brano da accostare a questa omelia di Eugen Drewermann, come una sorta di "variazione sul tema". Infatti, ciò che in Drewermann (e nel testo di Marco) è il deserto, Ansel Grün lo chiama silenzio, ma l'esito dell'accettare di abitare il deserto o il silenzio è il medesimo, vale a dire la possibilità di incontrare senza paura i nostri lati d'ombra impersonati dalle fiere del breve brano di Marco.
Ecco dunque da Anselm Grün, La salute come compito spirituale, e col permesso della casa editrice Queriniana di Brescia che ha pubblicato il libro nel 2008, la citazione annunciata:
"Un criterio per capire se veramente cerchiamo Dio […] è la disponibilità al silenzio. Chi nella sua spiritualità ha bisogno di essere costantemente occupato, chi ha sempre qualcosa da fare, chi deve sempre cantare o pregare a voce alta, evita il silenzio ma sta anche lontano da Dio. Egli dispone di Dio nella sua preghiera e gli prescrive come deve essere. Egli ha paura però di incontrare Dio in maniera scoperta, ha paura di farsi mettere in discussione da lui. […]Abbiamo bisogno della strada del silenzio per unirci veramente a Dio, al Dio che ci sta davanti come persona, che ci osserva e ci parla con amore, al Dio che sta dentro di noi come nostra più profonda radice. In questa unione con Dio arriva alla sua meta il nostro cammino spirituale. Nell'unione con Dio diventiamo uniti anche con noi stessi, uniti con tutti gli esseri umani e con l'intera creazione. Sulla strada dell'unione non viene lasciato da parte nulla dentro di noi, tutto viene interpellato e tutto viene posto nella relazione con Dio, anche la tenebra, anche le nostre zone d'ombra.
Se tutto ciò che è in noi viene posto nella relazione con Dio, tutto può acquistare vita e può approfondire il nostro amore di Dio. Allora tutto ciò che sta in noi glorificherà Dio, anche gli sciacalli, gli struzzi e tutte le bestie feroci, dice Isaia (Is 43,20). Anche i nostri istinti glorificheranno Dio, anche ciò che di selvaggio e di indomito si trova dentro di noi. Non avremo più paura degli sciacalli che sono in noi e che ci sorprendono alle spalle. In una spiritualità moralistica si vive di continuo nella paura di queste bestie feroci che ci possono attaccare alle spalle. Chi invece presenta tutto se stesso a Dio, sperimenterà in sé una grande libertà e vitalità, sperimenterà ampiezza e tranquillità, proverà pienamente qualcosa dell'amore di Dio, qualcosa che Cristo ci dona" (pp. 120-121).

6 marzo 2007 0:00 - Sagrestano
Bla, bla, bla, ...
6 marzo 2007 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Garzie a voi che avete letto il brano di Drewermann e mi ringraziate per averlo messo a disposizione. Naturalmente un grazie va anche e soprattutto all'autore, Eugen Drewermann, prete e teologo cattolico, a cui vorrei dedicare in futuro una di queste noterelle per farlo conoscere meglio, e pure alla casa editrice Queriniana di Brescia che con molta generosità (e anche, è vero, intelligenza) mi dà il permesso di mettere in rete questi brani.
I vostri riscontri hanno fugato tutti i dubbi che mi erano venuti quando, copia che ti copio, mi sono accorta di come è lungo questo brano. Ma ormai ero alle strette coi tempi, la fatica l'avevo fatta e non me la sentivo di raffazzonare qualcosa che, comunque, avrebbe voluto dire stare dell'altro davanti al computer, senza soddisfazione mia e, magari, senza troppo rispetto di chi avrebbe letto. D'altra parte, era fuori discussione omettere dei pezzi, sia pure indicando le lacune con i famosi puntini tra parentesi, perché ogni parola e frase riceve luce e significato dal suo contesto, e quindi ho "inventato" quel sistema di evidenziare in grassetto quelle che secondo me erano i passaggi chiave, come ho scritto nell'introduzione.
Ma soprattutto, nel giocare questa carta, mi hanno sostenuto due certezze: quella che il brano valeva la pena di essere offerto alla conoscenza di un pubblico più variegato di quello che potrebbe comprare il libro in cui è contenuto, e l'altra che riguardava la sensibilità delle persone che vi si sarebbero imbattute.
Grazie, dunque, di nuovo, di avermi confermato che avevo ragione.
6 marzo 2007 0:00 - Francesca
Annapaola, grazie per averci dedicato questo brano, è stato un bel regalo!
L'ho letto con estremo interesse e la parte finale mi ha parlato nel profondo. L'equilibrio e l'accettazione che ci permettono di accogliere l'altro con amore per me passa senz'altro attraverso il cambiamento di visione sia della parte animale sia e soprattutto, della parte angelica. Ritengo un punto chiave per la nostra serenità smettere di dare agli Angeli e a Dio quel compito punitivo e regolatore trasmessoci dalla Chiesa ma sentirli come aiuti, accompagnatori e sostenitori della nostra anima in preda a tiragliamenti e difficoltà. Sentirli accanto a noi come benevole guide e non come giudici implacabili ci può aiutare a riacquistare quella serenità necessaria per vedere l'altro con altrettanta benevolenza e amore e liberarci dalla paura del suo giudizio e del suo attacco.
Ed è proprio del deserto, questo spazio di silenzio, di vuoto e di libertà interna di cui abbiamo bisogno per vedere realizzato nel profondo di noi questo cambiamento di visione e provare la sensazione di fiducia ed unione.
Buon viaggio quindi in questo luogo senza spazio e senza tempo.
3 marzo 2007 0:00 - Giuseppe Parisi
Il deserto, e’ lo spazio, ove, si mette in evidenza la propria natura, che, non puo’ non essere che animale.
La conoscenza della grandezza della Natura, i suoi ritmi precisi, semplici, ordinati, ci liberano dalle
angoscie, perche’, come suoi figli, non possiamo essere che come Lei.
Il disordine naturale, nasce, quando l’uomo rinnega se stesso, e soffoca i suoi desideri , per la maggior parte primordiali, rifuggendoli come il “male” .
Il Clero Vaticano, nel corso di due millenni, e’ stato formidabile nell’alimentare e perpetuare il “male”, quello che per l’uomo era della Natura.
Sono stati i piu’ grossi imbroglioni che l’Umanita’ habbbia mai avuto.
I popoli che, per loro fortuna si sono sottratti da tale sfera ingannatrice, oggi, sono popoli migliori, perche’ piu’ saggi.
E’ la Natura il nostro Dio, e, per essere felici nel deserto, si trova la semplicita’ nel riconoscergli il tutto.
Ma Dio, siamo noi, perche’ immagine e somiglianza della Natura.
Quando ci saremo convinti di cio’, smetteremo di sfruttare con avidita’, avere con bramosita’, ameremo le belve, porteremo l’acqua ad ogni cosa, perche’ di acqua siamo.
Allora goderemo di tutto, soprattutto della nostra animalita’, che, si sara’ innalzata in una consapevolezza superiore, osservando dall’alto il deserto.
Esso, non ci potra’ angosciare, perche’ anch’esso figlio della natura, e parte integrante di noi.
Noi, nell’interezza del deserto, medesimi al deserto, belve ed Uomini.
Figli della Natura, perche’ la Natura siamo Noi.
Grazie infinite, ancora una volta Anna Paola, per quanto ci scrivi,e, trasmetti, il tuo e’ un lavoro di grande Amore verso il prossimo.


1 marzo 2007 0:00 - Kekkul
Io penso che l'uomo tende sostanzialmente ad appagare le proprie manie e esigenze personali, e proprio nella forma e nella prassi descritta nell'epistola.
Essere gentile e amorosa verso gli altri e' una forma di appagamento personale, e' vero mascherato dall'idea del fare del bene verso gli altri, in realta' e' una medicina per noi stessi.
KeK
Per anni ho studiato il fenomeno del "volontariato", ho fatto delle ricerche sulle persone che prestavano servizio sulle ambulanze, atto di altruismo benevolo, in realta' il massimo godimento di certi volontari era raggiungere a sirene spiegate con l'ambulanza il luogo dell'incidente, sperando di trovarci feriti; i servizi di vera offerta del bene, quali trasferimento di vecchi pisciosi da ospedali a case di cura non interessavano nessuno. Quindi cio' sottolinea che l'uomo segue degli istinti che lo portano escusivamente al proprio godimento personale, questo riconducibile alla natura animalesca dell'individuo.
1 marzo 2007 0:00 - stefano
" Il 'deserto', in cui Gesu' entra immediatamente prima dell'inizio della vita pubblica, e' proprio questo spazio in cui e' possibile ritirarsi per prendere le distanze da ogni azione e giudizio altrui."

Ritornato dal deserto così ben purificato il nostro Gesù iniziò ad insegnare:
- che chi scandalizza i bambini è meglio che si suicidi. Scandalizzare, dal greco scndallo= ostacolare. Quante cose oggi ostacolano i nostri bambini e i nostri ragazzi nella loro crescita fisica e morale a partire dal loro concepimento proseguendo per la crescita in famiglie instabili per passare a spettacoli violenti, a società sportive dove spesso li insultano e li doppano ecc. e fin qui tutto “bene” perché il mondo della pedofilia, dell’accattonaggio coatto, del traffico clandestino di organi è forse, per certi aspetti, pure peggio.
A quei tempi così arretrati di diritto di vita o di morte sulla prole in capo al padre, bisognava aver preso delle belle distanze dal giudizio altrui per fare simili affermazioni.
- insegna che l'uomo e la donna devono unirsi in modo indissolubile e nessun uomo deve separare ciò che Dio ha unito. Nessuno, nemmeno gli attori della coppia stessa. Questa affrermazione affranca la donna dal ruolo di oggetto che poteva essere ripudiato facilmente. Se la condizione dell'uomo rispetto alla donna è quella di non potersela levare dai piedi (ripudiarla) i discepoli stessi dicono che non conviene sposarsi. Quanti discepoli hanno oggi quei discepoli! Qualcuno successivamente, in linea con lo spirito e la lettera di Gesù, dirà che l'uomo sta alla donna come Cristo alla chiesa fino a farsi uccidere per lei (mi pare S. Paolo). In quei tempi un uomo si poteva far uccidere per il suo cammello forse, non per la ripudiabile donna. Quale distanza dalla mentalità di allora … e forse di oggi.
- dice che beati sono i poveri perchè di essi è il regno dei cieli. Poveretto forse il sole del deserto lo aveva insolazionato. Allora come oggi i regnanti non sono poveri, ostentano le loro ricchezze, i loro privilegi di status, le loro cravatte firmate, forse anche la biancheria intima firmata, ma qui il comune senso del pudore ci salva dal triste spettacolo dei nostri politici in mutande che ci manca solo questo poi le tristezze in politica le abbiamo viste tutte. Un regno che si propone come regno dei poveri è più estremo della estrema sinistra visto che anche dove governavano o governano i comunisti gli uomini di potere sono dei corrotti dalla ricchezza e dal potere, non dei poveri ne in senso economico ne in senso evangelico.
- dice che bisogna dar da mangiare a chi ha fame, vestire chi è nudo, visitare chi è in carcere. In un’epoca dove le tasse venivano esatte senza riguardo al reddito del contribuente, chi aveva fame non poteva contare su sussidi, ripeto sussidi pubblici, in carcere ci si finiva anche senza processo, preoccuparsi di queste tre categorie voleva dire tenerci poco all’odiens, al consenso, allo share. Chissà perché oggi, già da prima dell’avvento dello stato moderno, queste categorie di diseredati sono oggetto di attenzione, oggi anche pubblica, soprattutto nel nostro mondo occidentale?

Certo si può procedere a lungo in una lettura evangelica che colga la divergenza tra l’insegnamento di Gesù è i corrispondenti costumi del suo tempo, alla distanza tra i Suoi e i nostri pensieri, alla diversità delle Sue vie dalle nostre, avvicinandosi così alla sua alterità ed in definitiva alla sua vera identità.
Questa prospettiva di analisi evangelica è certo spunto per riflessioni importanti proprio per la vita personale e, come Gesù, per quella pubblica. Ognuno si manifesta prima o poi per quello che è e anche per questo vale la pena aricchirsi interiormente, anche per questo preoccuparsi dell'arrichhimento interiore dei singoli è anche una proccupazione pubblica (pre occupazione).
Il rapporto con Dio, per Gesù con sé stesso, e l’incarnazione sono due momenti inscindibili, sono la Sua identità, Il Cristo è il verbo incarnato, non solo verbo e non solo incarnato. Per questo nella Chiesa non si può essere solo parola o solo azione, per colpa Sua, del suo modello.

Mi chiedevo come vivere la quaresima in profondità e penso che la Tua idea di leggere il Vangelo in questa prospettiva di rientro in se stessi per prendere le distanze dai giudizi altrui sull’esempio dell’insegnamento di Gesù sia ottima.
Sinceramente grazie Annapaola.
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