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14 agosto 2016 15:54 - ennius4531
Dire "si'" alla marijuana facilita il consumo di altre droghe...

Da Aduc

Notizia 11 ottobre 2013 18:54

"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole superiori.

Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu' possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina, anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga rende meno critici rispetto all'assunzione di altre droghe.

Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe "socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy. Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu' inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e ecstasy.

Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York University e pubblicato su Prevention Science."
14 agosto 2016 10:01 - rottenhmajer
Gnegno 06-31-31
Il nostro emissario delle 'ndrine.
Quanto ti danno per sparare cazzate e continuare a rovinare i nostri figli?
13 agosto 2016 17:36 - ennius4531
Da Aduc 12 novembre 2014 10:52

USA - Uso di marijuana puo' far ridurre la massa cerebrale. Studio.

Fumare marijuana in giovane eta' puo' avere conseguenze di lungo termine sul cervello, e persino ridurre il quoziente intellettivo: lo rivela uno studio dei ricercatori della University of Texas.

... "E' una ricerca complessa e interessante che mostra come l'utilizzo frequente di marijuana, soprattutto in giovane eta', ha significative conseguenze negative sul cervello", ha sottolineato Weiss, precisando che tali risultati rappresentano una sfida alla convinzione diffusa che la cannabis sia una droga innocua. .....".

Ecco, il disagiato23 con i suoi sodali ne sono un'ulteriore conferma ....
12 agosto 2016 11:47 - rottenhmajer
Gneggno 06-31-31
Il pifferaio dei miei coglioni!!
Ha provato a fare il pifferaio vomitando valanghe di cazzate, imbrattando di inutili caratteri. che nessuno ha mai letto con fanta ricerche di improbabili università, che uno quando vede quel nick di merda, salta tutto a piè pari.
E non se lo è mai cagato nessuno e nessuno lo conforta dandogli appoggio.
Calloni-Tontu. Meschino.
da pifferaio a sorcio.
Alternato.
Una volta se la suona e una volta si segue se stesso e le sue cazzate.
E ci crede sempre di piu'
L'ignoranza personificata in un nick.
Bruttissima l'ignoranza.
Certo peveraccio. Lui ci crede alla cazzate che riporta quà. E convinto. Ed in piu' si becca anche 10 cents per ogni 100 mila parole che scrive..un eroe dell'anti-canapa.
Amico delle mafie e dei delinquenti che vivono di vanapa illegale.
Che sia un emissario delle 'ndrine?
8 agosto 2016 8:24 - ennius4531
.. ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del carente controllo da parte di Aduc dei nuovi nick..

La sinistra, dalla mente massificata, chiede la legalizzazione dell'erba magica in quanto le hanno raccontato che così si appare progressisti..

Dire "si'" alla marijuana facilita il passaggio ad altro pattume ludico ....

Da Aduc

Notizia 11 ottobre 2013 18:54

"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole superiori.

Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu' possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina, anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga rende meno critici rispetto all'assunzione di altre droghe.

Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe "socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy. Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu' inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e ecstasy.

Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York University e pubblicato su Prevention Science."
8 agosto 2016 0:43 - ennio4531
Cannabis, la Toscana si schiera per la legalizzazione Approvata una mozione di Sì Toscana. Il Pd sprona il Parlamento e sostiene la causa: "Mettere fine all'anarchia che domina il mercato della cannabis"



Il consiglio regionale si schiera a favore della legalizzazione della Cannabis. Oggi sono state approvate dall'Assemblea toscana due mozioni sull'argomento. La prima di Sì Toscana a Sinistra e la seconda del Pd. Entrambi i testi hanno avuto il via libera a maggioranza con i voti di Pd, Sì Toscana a Sinistra e M5s, la contrarietà di Lega Nord, Forza Italia e FdI. E l’astensione di alcuni consiglieri del Pd.

Al momento la questione è ferma in Parlamento, con una proposta firmata da oltre 200 parlamentari, che a settembre inizierà di nuovo il suo iter in aula.

La mozione di Sì Toscana a Sinistra è a favore della legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati. La mozione impegna la Giunta a farsi portavoce nei confronti del Parlamento in modo che i provvedimenti di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati possano avere un iter rapido e positivo.

“Il nostro atto - dichiarano i Consiglieri Tommaso Fattori e Paolo Sarti - deriva da una profonda convinzione, che è la medesima della Direzione nazionale Antimafia, ovvero che rendere legale l’utilizzo della cannabis, pur con tutte le garanzie a tutela della salute dei cittadini, specie dei minori, avrebbe ricadute positive in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili per forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite” .

Approvata anche una mozione del Pd che impegna l’Esecutivo regionale ad attivarsi presso il Parlamento nazionale per arrivare con celerità all’approvazione della legge che regolamenta l’uso e la coltivazione della cannabis.

"Legalizzare non significa - ha spiegato la consigliera regionale del Pd Alessandra Nardini - deregolamentare, bensì mettere fine all'anarchia che domina il mercato della cannabis. Serve regolamentare la filiera della cannabis: coltivazione, vendita, consumo. E rafforzarne l'uso anche a scopo terapeutico. Dalla Toscana, terra apripista e lungimirante, facciamo sentire la nostra voce".

"Chiediamo alla Giunta regionale di intervenire presso il Parlamento affinchè approvi la legge dell'intergruppo sulla legalizzazione della cannabis", prosegue. Il testo della mozione è "un appello ad andare avanti parte dalla Toscana e dai Giovani Democratici che pochi giorni fa hanno raccolto oltre 200 firme, a partire da quelle del presidente della Regione, Enrico Rossi, del segretario regionale Pd, Dario Parrini, del consigliere per i diritti della Regione Toscana, Enzo Brogi, anche padre della legge sull'accesso ai farmaci cannabinoidi". L'ulteriore richiesta al governatore è di consolidare il cammino per l'uso terapeutico già avviato in Toscana: "Sollecitiamo il presidente Enrico Rossi - chiarisce Leonardo Marras, capogruppo Pd e primo firmatario della mozione -ad attivarsi presso la conferenza Stato-Regioni al fine di arrivare ad uniformare l'accesso ai farmaci, evitando disparità nei confronti dei pazienti".

La Regione Toscana, così, sostengono i due dem, "potrebbe intraprendere iniziative d'informazione e sensibilizzazione in materia: siamo da sempre terra attenta ai diritti, alle marginalità, al superamento di tabù". Il messaggio di fondo dei dem è che "è necessario dare vita a un sistema che non abbia il suo fulcro nelle politiche proibizioniste. In questi anni- concludono i due consiglieri regionali del Partito Democratico- la Toscana ha fatto da apripista sulla cannabis, oggi chiediamo di fare un ulteriore passo in questa direzione, sollecitiamo il Parlamento di andare avanti sostenendo il lavoro prodotto dall'intergruppo. Coraggio".

Giudizio negativo è stato ribadito da Manuel Vescovi, capogruppo Lega Nord, che ha affermato: “Confermo la posizione contraria della Lega. La droga va combattuta, non liberalizzata. Ho fatto il poliziotto e ho visto gente che con la droga si fa male, molto male. Bisogna combatterla, la droga. Questa è una posizione che assumiamo con molta veemenza perché un conto è usarla a scopi terapeutici, un conto è dare la possibilità di comprarla ed utilizzarla liberamente. Combattiamo il mercato nero e mettiamo in galera chi vende la morte”.

Gabriele Bianchi, M5s, ha sottolineato che “tutto fa male, anche mangiare dieci piatti di spaghetti può far male” se “qualcosa viene utilizzato senza limiti o controllo”. Secondo Bianchi “occorre vedere l’uso e le modalità d’uso che si adottano per la cannabis” e in questo senso “servono azioni informative”. Detto ciò, secondo Bianchi, la coltivazione e l’uso della canapa “è ostacolata dalle multinazionali” perché essa può essere usata anche per motivi non legati alla preparazione di droghe ed anzi “solo una percentuale minima è utilizzata per il cosiddetto uso ricreativo”. Il fatto che la canapa possa essere alternativa ai prodotti chimici e al petrolio nella realizzazione di manufatti, secondo Bianchi, fa sì che venga “ostacolata dalle grandi aziende che temono la sua valenza commerciale” dal momento che “con essa si possono fare maglie, carta, indumenti”.

Anche Giovanni Donzelli, FdI, è partito dal fatto che “tutto fa male e tutto fa bene”. Ma ha aggiunto: “L’assioma che con la canapa si possono fare le magliette, non la rende buona a prescindere”. Secondo Donzelli “quando si parla di droga, si parla della vita delle persone e ciò non è un dettaglio”. Combattere la droga, per Donzelli, è un dovere sociale. In base a questo Donzelli si è dichiarato “fermamente contrario” ad entrambe le mozioni.


































































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7 agosto 2016 16:11 - ennius4531
.. ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del carente controllo da parte di Aduc dei nuovi nick..

La sinistra, dalla mente massificata, chiede la legalizzazione dell'erba magica in quanto le hanno raccontato che così si appare progressisti..

Dire "si'" alla marijuana facilita il passaggio ad altro pattume ludico ....

Da Aduc

Notizia 11 ottobre 2013 18:54

"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole superiori.

Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu' possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina, anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga rende meno critici rispetto all'assunzione di altre droghe.

Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe "socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy. Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu' inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e ecstasy.

Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York University e pubblicato su Prevention Science."
7 agosto 2016 15:48 - ennio4531
Cannabis, la Toscana si schiera per la legalizzazione Approvata una mozione di Sì Toscana. Il Pd sprona il Parlamento e sostiene la causa: "Mettere fine all'anarchia che domina il mercato della cannabis"

Il consiglio regionale si schiera a favore della legalizzazione della Cannabis. Oggi sono state approvate dall'Assemblea toscana due mozioni sull'argomento. La prima di Sì Toscana a Sinistra e la seconda del Pd. Entrambi i testi hanno avuto il via libera a maggioranza con i voti di Pd, Sì Toscana a Sinistra e M5s, la contrarietà di Lega Nord, Forza Italia e FdI. E l’astensione di alcuni consiglieri del Pd.

Al momento la questione è ferma in Parlamento, con una proposta firmata da oltre 200 parlamentari, che a settembre inizierà di nuovo il suo iter in aula.

La mozione di Sì Toscana a Sinistra è a favore della legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati. La mozione impegna la Giunta a farsi portavoce nei confronti del Parlamento in modo che i provvedimenti di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati possano avere un iter rapido e positivo.

“Il nostro atto - dichiarano i Consiglieri Tommaso Fattori e Paolo Sarti - deriva da una profonda convinzione, che è la medesima della Direzione nazionale Antimafia, ovvero che rendere legale l’utilizzo della cannabis, pur con tutte le garanzie a tutela della salute dei cittadini, specie dei minori, avrebbe ricadute positive in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili per forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite” .

Approvata anche una mozione del Pd che impegna l’Esecutivo regionale ad attivarsi presso il Parlamento nazionale per arrivare con celerità all’approvazione della legge che regolamenta l’uso e la coltivazione della cannabis.

"Legalizzare non significa - ha spiegato la consigliera regionale del Pd Alessandra Nardini - deregolamentare, bensì mettere fine all'anarchia che domina il mercato della cannabis. Serve regolamentare la filiera della cannabis: coltivazione, vendita, consumo. E rafforzarne l'uso anche a scopo terapeutico. Dalla Toscana, terra apripista e lungimirante, facciamo sentire la nostra voce".

"Chiediamo alla Giunta regionale di intervenire presso il Parlamento affinchè approvi la legge dell'intergruppo sulla legalizzazione della cannabis", prosegue. Il testo della mozione è "un appello ad andare avanti parte dalla Toscana e dai Giovani Democratici che pochi giorni fa hanno raccolto oltre 200 firme, a partire da quelle del presidente della Regione, Enrico Rossi, del segretario regionale Pd, Dario Parrini, del consigliere per i diritti della Regione Toscana, Enzo Brogi, anche padre della legge sull'accesso ai farmaci cannabinoidi". L'ulteriore richiesta al governatore è di consolidare il cammino per l'uso terapeutico già avviato in Toscana: "Sollecitiamo il presidente Enrico Rossi - chiarisce Leonardo Marras, capogruppo Pd e primo firmatario della mozione -ad attivarsi presso la conferenza Stato-Regioni al fine di arrivare ad uniformare l'accesso ai farmaci, evitando disparità nei confronti dei pazienti".

La Regione Toscana, così, sostengono i due dem, "potrebbe intraprendere iniziative d'informazione e sensibilizzazione in materia: siamo da sempre terra attenta ai diritti, alle marginalità, al superamento di tabù". Il messaggio di fondo dei dem è che "è necessario dare vita a un sistema che non abbia il suo fulcro nelle politiche proibizioniste. In questi anni- concludono i due consiglieri regionali del Partito Democratico- la Toscana ha fatto da apripista sulla cannabis, oggi chiediamo di fare un ulteriore passo in questa direzione, sollecitiamo il Parlamento di andare avanti sostenendo il lavoro prodotto dall'intergruppo. Coraggio".

Giudizio negativo è stato ribadito da Manuel Vescovi, capogruppo Lega Nord, che ha affermato: “Confermo la posizione contraria della Lega. La droga va combattuta, non liberalizzata. Ho fatto il poliziotto e ho visto gente che con la droga si fa male, molto male. Bisogna combatterla, la droga. Questa è una posizione che assumiamo con molta veemenza perché un conto è usarla a scopi terapeutici, un conto è dare la possibilità di comprarla ed utilizzarla liberamente. Combattiamo il mercato nero e mettiamo in galera chi vende la morte”.

Gabriele Bianchi, M5s, ha sottolineato che “tutto fa male, anche mangiare dieci piatti di spaghetti può far male” se “qualcosa viene utilizzato senza limiti o controllo”. Secondo Bianchi “occorre vedere l’uso e le modalità d’uso che si adottano per la cannabis” e in questo senso “servono azioni informative”. Detto ciò, secondo Bianchi, la coltivazione e l’uso della canapa “è ostacolata dalle multinazionali” perché essa può essere usata anche per motivi non legati alla preparazione di droghe ed anzi “solo una percentuale minima è utilizzata per il cosiddetto uso ricreativo”. Il fatto che la canapa possa essere alternativa ai prodotti chimici e al petrolio nella realizzazione di manufatti, secondo Bianchi, fa sì che venga “ostacolata dalle grandi aziende che temono la sua valenza commerciale” dal momento che “con essa si possono fare maglie, carta, indumenti”.

Anche Giovanni Donzelli, FdI, è partito dal fatto che “tutto fa male e tutto fa bene”. Ma ha aggiunto: “L’assioma che con la canapa si possono fare le magliette, non la rende buona a prescindere”. Secondo Donzelli “quando si parla di droga, si parla della vita delle persone e ciò non è un dettaglio”. Combattere la droga, per Donzelli, è un dovere sociale. In base a questo Donzelli si è dichiarato “fermamente contrario” ad entrambe le mozioni.
5 agosto 2016 8:42 - ennius4531
... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del carente controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Cosa dice la ricerca specialistica ..

Acta Psychiatrica Scandinavica
Volume 79, Issue 5, pages 505–510, May 1989

Schizophrenia in users and nonusers of cannabis
A longitudinal study in Stockholm County

Stanley Zammit, MRC clinical research fellow,a Peter Allebeck, professor of social medicine,b Sven Andreasson, associate professor of social medicine,c Ingvar Lundberg, professor of occupational epidemiology,c and Glyn Lewis, professor of psychiatric epidemiologyd

An association between use of cannabis in adolescence and subsequent risk of schizophrenia was previously reported in a follow up of Swedish conscripts. Arguments were raised that this association may be due to use of drugs other than cannabis and that personality traits may have confounded results. We performed a further analysis of this cohort to address these uncertainties while extending the follow up period to identify additional cases.
Setting 1969-70 survey of Swedish conscripts (97% of the country's male population aged 18-20).

Participants
50 087 subjects: data were available on self reported use of cannabis and other drugs, and on several social and psychological characteristics.

Results
Cannabis was associated with an increased risk of developing schizophrenia in a dose dependent fashion both for subjects who had ever used cannabis (adjusted odds ratio for linear trend of increasing frequency 1.2, 95% confidence interval 1.1 to 1.4, P50 times was 6.7 (2.1 to 21.7) in the cannabis only group. Similar results were obtained when analysis was restricted to subjects developing schizophrenia after five years after conscription, to exclude prodromal cases.
5 agosto 2016 0:23 - ennio4531
[ASCIA] I gemelli Giovanardi: conflitto di interessi?

Ci sono state segnalate alcune questioni (che qualora vengano confermate, potremmo definire anomalie per esser buoni o addirittura conflitto di interessi), relative alle mansioni più o meno istituzionali e alla connessione tra cariche governative e strutture assistenziali, dei gemelli Daniele e Carlo Giovanardi.

Daniele Giovanardi fino al 2002 era a capo della Croce Rossa, che a Roma ha la comunità per il recupero dalle tossicodipendenze di Villa Maraini, poi è passato a dirigere "Le Misericordie", che proprio nel 2002 ottenne anche la gestione di alcuni Centri di Permanenza Temporanei.

In Emilia, il buon samaritano Daniele è st! ato per anni, tra Croce Rossa, Ospedali, pronti soccorso e Misericordie, a strettissimo contatto con le comunità convenzionate.

Ma dopo qualche anno di attività e di lucrosi affari, ai fratelli Giovanardi deve essere sembrato un incubo il calo di soggetti che si rivolgevano alle Comunità, vista la decrescita dei consumi di eroina.

Bisognava trovare nuovi clienti per le quelle strutture, nuovi tossicodipendenti!

Et voilà! “...clienti trovati, basta mettere in mezzo alle fasce da curare, anche i fumatori di cannabis” devono essersi detto i due amabili gemelli ...e così probabilmente nacque la geniale idea della 49/06 con la complicità della destra assatanata di vendetta e capeggiata da Gianfranco Fini.

Ora “Le Misericordie” di Daniele si sono specializzate in gestione di comunità per la detenzione e identificazione di immigrati, un’altro b! el canale fonte di profitti certi e continui, mentre il fratel! lo Carlo può continuare a difendere gli interessi economici delle comunità di recupero per tossicodipendenti più liberamente, con la incommensurabile gratitudine della Chiesa e dei suoi discutibili collaboratori come Muccioli o Don Gelmini.

In questo panorama abbastanza inquietante il risultato è che il business sull'aumento di fatturato e di clienti per le comunità è un fatto reale, come lo sono i dati del DpA che parlano di "migliaia di tossicodipendenti da cannabis che chiedono trattamento", dati utilissimi per le attuali campagne terroristiche del Dipartimento Politiche Antidroga.

Ma la verità è che alcuni operatori di Sert e comunità affermano che non saprebbero proprio quale trattamento imporre ai consumatori beccati con cannabis che si ritrovano a dover aiutare nella "disintossicazione".
L'anno scorso si parlava di terapia antagonista del sistema cannabinoide! (Rimobanant) da utilizzarsi come vaccino e "antaxone della cannabis", poi, per fortuna, dopo i primi casi di suicidio causati da questo farmaco creato come anoressizzante, non se ne parla più.
Noi abbiamo fatto un salto nel passato recente e consultando questi siti ...il dubbio ci è venuto:
4 agosto 2016 23:24 - ennius4531
... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

La ricerca specialistica ci dice che.....

Da Aduc ..
Notizia 10 settembre 2014

Chi usa regolarmente cannabis prima dei 17 anni ha una probabilità di oltre il 60% maggiore di abbandonare gli studi secondari ed è a rischio significativamente più alto di non completare quelli universitari, di usare altre droghe e di tentare il suicidio, rispetto a chi non l'ha mai fumata.

Uno studio australiano del Centro Nazionale di Ricerca su Droghe e Alcool dell'Università del Nuovo Galles del Sud conclude inoltre che non vi è un livello 'sicuro' di uso da parte di adolescenti, e che i risultati educativi più scarsi e i rischi accresciuti si verificano anche fra chi usa la droga meno di una volta al mese.

Gli studiosi hanno elaborato i dati di 3765 partecipanti che hanno usato cannabis, da tre ampi studi di lunga durata sulla frequenza e sugli effetti del suo uso. Secondo gli autori della ricerca, pubblicata su The Lancet Psychiatry, si tratta della dimostrazione più fondata dei danni della marijuana negli anni dell'adolescenza.

I ricercatori hanno esaminato una serie di aspetti dello sviluppo fino all'età di 30 anni: completamento degli studi secondari, conseguimento di una laurea, dipendenza dalla cannabis, uso di altre droghe illegali, tentativi di suicidio, e depressione. Gli adolescenti sotto i 17 anni che assumevano cannabis quotidianamente avevano una probabilità di oltre il 60% minore di completare la scuola superiore o l'università, sette volte più alta di tentare il suicidio, 18 volte maggiore di sviluppare dipendenza dalla cannabis e otto volte maggiore di usare altre droghe illegali più tardi nella vita.

"I risultati sono particolarmente tempestivi, dato che diversi Stati Usa e paesi dell'America Latina si muovono verso la depenalizzazione o legalizzazione della cannabis, che la renderebbero più accessibile ai più giovani", scrive il principale autore dello studio, Edmund Silins.

"Le autorità devono essere consapevoli che un suo uso in adolescenza è associato a una serie di esiti negativi sulla salute, sul benessere e sull'affermazione personale", aggiunge.
4 agosto 2016 22:22 - ennio4531
[ASCIA] I gemelli Giovanardi: conflitto di interessi?

Ci sono state segnalate alcune questioni (che qualora vengano confermate, potremmo definire anomalie per esser buoni o addirittura conflitto di interessi), relative alle mansioni più o meno istituzionali e alla connessione tra cariche governative e strutture assistenziali, dei gemelli Daniele e Carlo Giovanardi.

Daniele Giovanardi fino al 2002 era a capo della Croce Rossa, che a Roma ha la comunità per il recupero dalle tossicodipendenze di Villa Maraini, poi è passato a dirigere "Le Misericordie", che proprio nel 2002 ottenne anche la gestione di alcuni Centri di Permanenza Temporanei.

In Emilia, il buon samaritano Daniele è st! ato per anni, tra Croce Rossa, Ospedali, pronti soccorso e Misericordie, a strettissimo contatto con le comunità convenzionate.

Ma dopo qualche anno di attività e di lucrosi affari, ai fratelli Giovanardi deve essere sembrato un incubo il calo di soggetti che si rivolgevano alle Comunità, vista la decrescita dei consumi di eroina.

Bisognava trovare nuovi clienti per le quelle strutture, nuovi tossicodipendenti!

Et voilà! “...clienti trovati, basta mettere in mezzo alle fasce da curare, anche i fumatori di cannabis” devono essersi detto i due amabili gemelli ...e così probabilmente nacque la geniale idea della 49/06 con la complicità della destra assatanata di vendetta e capeggiata da Gianfranco Fini.

Ora “Le Misericordie” di Daniele si sono specializzate in gestione di comunità per la detenzione e identificazione di immigrati, un’altro b! el canale fonte di profitti certi e continui, mentre il fratel! lo Carlo può continuare a difendere gli interessi economici delle comunità di recupero per tossicodipendenti più liberamente, con la incommensurabile gratitudine della Chiesa e dei suoi discutibili collaboratori come Muccioli o Don Gelmini.

In questo panorama abbastanza inquietante il risultato è che il business sull'aumento di fatturato e di clienti per le comunità è un fatto reale, come lo sono i dati del DpA che parlano di "migliaia di tossicodipendenti da cannabis che chiedono trattamento", dati utilissimi per le attuali campagne terroristiche del Dipartimento Politiche Antidroga.

Ma la verità è che alcuni operatori di Sert e comunità affermano che non saprebbero proprio quale trattamento imporre ai consumatori beccati con cannabis che si ritrovano a dover aiutare nella "disintossicazione".
L'anno scorso si parlava di terapia antagonista del sistema cannabinoide! (Rimobanant) da utilizzarsi come vaccino e "antaxone della cannabis", poi, per fortuna, dopo i primi casi di suicidio causati da questo farmaco creato come anoressizzante, non se ne parla più.
Noi abbiamo fatto un salto nel passato recente e consultando questi siti ...il dubbio ci è venuto
4 agosto 2016 13:45 - ennius4531
.... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana...
4 agosto 2016 11:15 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
2 agosto 2016 23:45 - ennius4531
... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Cosa dice la ricerca specialistica ..

Acta Psychiatrica Scandinavica
Volume 79, Issue 5, pages 505–510, May 1989

Schizophrenia in users and nonusers of cannabis
A longitudinal study in Stockholm County

Stanley Zammit, MRC clinical research fellow,a Peter Allebeck, professor of social medicine,b Sven Andreasson, associate professor of social medicine,c Ingvar Lundberg, professor of occupational epidemiology,c and Glyn Lewis, professor of psychiatric epidemiologyd

An association between use of cannabis in adolescence and subsequent risk of schizophrenia was previously reported in a follow up of Swedish conscripts. Arguments were raised that this association may be due to use of drugs other than cannabis and that personality traits may have confounded results. We performed a further analysis of this cohort to address these uncertainties while extending the follow up period to identify additional cases.
Setting 1969-70 survey of Swedish conscripts (97% of the country's male population aged 18-20).

Participants
50 087 subjects: data were available on self reported use of cannabis and other drugs, and on several social and psychological characteristics.

Results
Cannabis was associated with an increased risk of developing schizophrenia in a dose dependent fashion both for subjects who had ever used cannabis (adjusted odds ratio for linear trend of increasing frequency 1.2, 95% confidence interval 1.1 to 1.4, P50 times was 6.7 (2.1 to 21.7) in the cannabis only group. Similar results were obtained when analysis was restricted to subjects developing schizophrenia after five years after conscription, to exclude prodromal cases.
2 agosto 2016 22:38 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
2 agosto 2016 16:21 - ennius4531
.... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana...
1 agosto 2016 22:19 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
1 agosto 2016 8:17 - ennius4531
Altro studio specialistico sugli effetti dell'erba magica ....

Da Aduc

Notizia 11 ottobre 2013 18:54

"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole superiori.

Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu' possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina, anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga rende meno critici rispetto all'assunzione di altre droghe.

Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe "socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy. Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu' inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e ecstasy.

Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York University e pubblicato su Prevention Science."
31 luglio 2016 23:05 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
31 luglio 2016 18:27 - ennius4531
Altro studio specialistico sugli effetti dell'erba magica ....

Da Aduc

Notizia 11 ottobre 2013 18:54

"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole superiori.

Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu' possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina, anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga rende meno critici rispetto all'assunzione di altre droghe.

Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe "socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy. Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu' inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e ecstasy.

Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York University e pubblicato su Prevention Science."
31 luglio 2016 15:10 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
31 luglio 2016 11:52 - ennius4531
.....ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana...
31 luglio 2016 3:24 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 23:51 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana...
30 luglio 2016 23:44 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 17:34 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana...
30 luglio 2016 1:09 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 0:19 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana....
29 luglio 2016 19:24 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
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