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4 agosto 2016 11:15 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
2 agosto 2016 23:45 - ennius4531
... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Cosa dice la ricerca specialistica ..

Acta Psychiatrica Scandinavica
Volume 79, Issue 5, pages 505–510, May 1989

Schizophrenia in users and nonusers of cannabis
A longitudinal study in Stockholm County

Stanley Zammit, MRC clinical research fellow,a Peter Allebeck, professor of social medicine,b Sven Andreasson, associate professor of social medicine,c Ingvar Lundberg, professor of occupational epidemiology,c and Glyn Lewis, professor of psychiatric epidemiologyd

An association between use of cannabis in adolescence and subsequent risk of schizophrenia was previously reported in a follow up of Swedish conscripts. Arguments were raised that this association may be due to use of drugs other than cannabis and that personality traits may have confounded results. We performed a further analysis of this cohort to address these uncertainties while extending the follow up period to identify additional cases.
Setting 1969-70 survey of Swedish conscripts (97% of the country's male population aged 18-20).

Participants
50 087 subjects: data were available on self reported use of cannabis and other drugs, and on several social and psychological characteristics.

Results
Cannabis was associated with an increased risk of developing schizophrenia in a dose dependent fashion both for subjects who had ever used cannabis (adjusted odds ratio for linear trend of increasing frequency 1.2, 95% confidence interval 1.1 to 1.4, P50 times was 6.7 (2.1 to 21.7) in the cannabis only group. Similar results were obtained when analysis was restricted to subjects developing schizophrenia after five years after conscription, to exclude prodromal cases.
2 agosto 2016 22:37 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
2 agosto 2016 16:20 - ennius4531
.... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana...
1 agosto 2016 22:19 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
1 agosto 2016 8:16 - ennius4531
Altro studio specialistico sugli effetti dell'erba magica ....

Da Aduc

Notizia 11 ottobre 2013 18:54

"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole superiori.

Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu' possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina, anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga rende meno critici rispetto all'assunzione di altre droghe.

Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe "socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy. Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu' inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e ecstasy.

Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York University e pubblicato su Prevention Science."
31 luglio 2016 23:05 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
31 luglio 2016 18:28 - ennius4531
Altro studio specialistico sugli effetti dell'erba magica ....

Da Aduc

Notizia 11 ottobre 2013 18:54

"Dire "si'" alla marijuana aumenta le probabilita' di concedere un "si'" anche ad altre tipologie di stupefacenti piu' pericolose, secondo un nuovo studio statunitense che ha coinvolto un campione di 29054 studenti delle scuole superiori.

Dai dati e' emerso che fumare marijuana rende piu' possibilisti e meno giudicanti relativamente all'uso di altre droghe piu' pesanti, come cocaina, crack, LSD, eroina, anfetamine ed ecstasy. In pratica, l'assunzione di una droga rende meno critici rispetto all'assunzione di altre droghe.

Chi fuma marijuana tende ad essere meno giudicante in particolare verso l'utilizzo delle cosiddette droghe "socialmente accettabili" come LSD, anfetamine ed ecstasy. Gli studenti dal background socio-economico piu' elevato sono apparsi piu' tolleranti verso gli stupefacenti socially acceptable mentre le donne in generale sono risultate piu' inclini a dire "no" a droghe come cocaina, crack, LSD e ecstasy.

Lo studio e' stato condotto da Joseph Palamar della New York University e pubblicato su Prevention Science."
31 luglio 2016 15:11 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
31 luglio 2016 11:53 - ennius4531
.... ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana...
31 luglio 2016 3:25 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 23:52 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana...
30 luglio 2016 23:44 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 17:35 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana...
30 luglio 2016 1:08 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
30 luglio 2016 0:18 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Intanto la ricerca specialistica ci dice che...

HARVARD, LO STUDIO: ‘USO MARIJUANA, ANCHE LIEVE E CASUALE, DANNEGGIA CERVELLO’
APRILE 16, 2014
Esperimenti della Harvard Medical School hanno dimostrato che anche il suo uso casuale è alla base di danni permanenti al cervello....

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono stati trovati avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.....

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. Alcune persone utilizzano marijuana una o due volte la settimana....
29 luglio 2016 19:24 - ennio4531
Come la cannabis sta spaventando le multinazionali del farmaco


Secondo alcuni osservatori la guerra tra cannabis medica e medicina ufficiale è già in atto da tempo. Ed è nient’altro che l’ultimo capitolo di un contenzioso storico che da sempre oppone le medicine naturali alle multinazionali del farmaco. Prima della cannabis era toccata la stessa sorte per esempio alle vitamine o al magnesio, relegate nel recinto delle “cure alternative”: definizione che in buona sostanza equivale ad essere classificati come medicine “di serie b”, sulla quale poco si finanzia la ricerca, e poco si verificano i risultati.

Già alcune settimane fa avevamo analizzato questo tema, riferendovi di come la Fda (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei farmaci) stesse procedendo per inibire le aziende produttrici di farmaci a base di Cbd (cannabidiolo, uno dei principali principi attivi della cannabis) dal pubblicizzare i propri prodotti.

Ora è una ricerca scientifica realizzata dall’Università della Georgia e pubblicata sulla rivista Health Affairs a fornire spunti decisivi per capire meglio il perché di tanto ostracismo verso le cure a base di cannabis. Secondo quanto riportato dai ricercatori americani, infatti, la progressiva regolamentazione dell’accesso alle medicine a base di marijuana rischia di comportare notevoli perdite economiche per le grandi aziende farmaceutiche.

Secondo i dati gli stati USA che hanno legalizzato la cannabis terapeutica hanno registrato un risparmio, su base annua, di circa 165 milioni di dollari. Questo perché i pazienti che, per il trattamento di disturbi come dolore, depressione, disordini del sonno, ansia, assumono cannabis medica rinunciano ai farmaci tradizionali, più costosi e talvolta meno efficaci.

Ma non è tutto. Secondo i ricercatori dell’Università della Georgia, infatti, se tutti gli stati americani approvassero l’accesso ai farmaci a base di cannabinoidi per tutte le patologie per le quali la ricerca scientifica ha già verificato i benefici apportati dalla cannabis, si potrebbe ottenere un risparmio di mezzo miliardo di dollari l’anno.

Una cifra molto consistente, che permetterebbe forte risparmi per molti malati e per i sistemi sanitari pubblici, ma che evidentemente andrebbe a danno di chi quei soldi riceve, cioè le case farmaceutiche.
29 luglio 2016 17:39 - ennius4531
...ennio4531 é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri scimmiottandoli approfittando del difettoso controllo da parte di Aduc dei nuovi nick...

Cosa dicono gli studi specialistici .

Australia ....Centro Nazionale di Ricerca su Droghe e Alcool dell'Università del Nuovo Galles del Sud ...

Gli studiosi hanno elaborato i dati di 3765 partecipanti che hanno usato cannabis, da tre ampi studi di lunga durata sulla frequenza e sugli effetti del suo uso.
Secondo gli autori della ricerca, pubblicata su The Lancet Psychiatry, si tratta della dimostrazione più fondata dei danni della marijuana negli anni dell'adolescenza. .."
28 luglio 2016 16:37 - ennio4531
Altro che cannabis, si rischia di più ad ascoltare Salvini e Verdini (che sono legali)

Poche cose al mondo hanno un effetto psicotropo potente come il dibattito sulla legalizzazione della cannabis. L’Organizzazione Mondiale della Sanità conferma: leggere gli emendamenti della signora Binetti o del signor Giovanardi causa nei giovani danni permanenti, distacco dalla realtà, vuoti di memoria e, nei casi più gravi, alopecia e gomito del tennista. La tesi è nota: chi si fa una canna è meglio che la compri da brutti ceffi, di nascosto, finanziando le mafie e rischiando una denuncia, piuttosto che annaffiare una piantina sul balcone. Non fa una piega: è come teorizzare che per fare il pieno alla macchina sia meglio bucare un oleodotto col trapano invece che andare al distributore.

In attesa che i millemila emendamenti facciano il loro corso, che la legge torni in commissione, poi in aula, poi in commissione, poi vada al cinema, al circo, poi di nuovo in aula, poi su Saturno (vedi il reato di tortura), ci preme segnalare al gentile pubblico altre sostanze psicotrope, libere e gratuite, su cui gli italiani possono contare senza rischi legali, ma con grandissimo rischio della propria salute mentale.

I discorsi di Salvini – Disponibili in forma scritta e orale, perfettamente legali anche in non modica quantità, producono nel consumatore una passeggera ondata di autostima. L’effetto sui neuroni è immediato: davanti alle parole di Salvini, infatti, chiunque si sente improvvisamente più intelligente. L’effetto dura fino al prossimo discorso di Salvini, che il consumatore cercherà avidamente sui giornali, segno che quel sentirsi intelligenti era un’illusione.

Mario Adinolfi – Il simpatico situazionista ultracattolico è legalmente distribuito sui social network, alla portata anche dei più piccoli e indifesi. Al contrario della cannabis, genera assuefazione e dirige il giornale La Croce, che la cannabis dirigerebbe meglio. Controindicazioni: servono cartine enormi perché anziché in grammi, Adinolfi è distribuito a quintali. Secondo gli esperti, l’assunzione massiccia di Adinolfi causa disfunzioni sessuali, rende impossibile la masturbazione e il sesso prima del matrimonio di chiunque. In compenso genera crisi di riso irrefrenabili.

Denis Verdini – Tipica droga “prestazionale”, si assume quando servono voti al Senato, e quando non servono si finge di disprezzarla e di non conoscerla. Nonostante l’uso diffuso (ogni senatore Pd ne ha in tasca una bustina) non è esattamente una droga legale, come dimostrano i numerosi rinvii a giudizio. Sull’uso e abuso di Verdini il dibattito è aperto: i bersaniani restano proibizionisti, mentre la segreteria Pd è più elastica e ne teorizza la liberalizzazione per uso personale.

Debora Serracchiani – Speciale sostanza psicotropa di sostegno, ha conosciuto una grande popolarità nei primi tempi del renzismo, ma è stata ritirata dal mercato dopo il disastro delle elezioni amministrative, non si sa se per decisione delle autorità sanitarie o per disaffezione dei consumatori. Gli effetti sull’organismo erano di fatto nulli, se si eccettua una vaga ilarità nei primi minuti dopo l’assunzione.

Edward Luttwak – Grazie alla sua diffusione di massa attraverso i talk show, questa droga sintetica può risultare pericolosissima per chi possieda droni, bombardieri, portaerei e missili a testata multipla, ma anche per tutti gli altri. Gli effetti sono aggressività e senso di onnipotenza: dopo aver assunto Luttwak in dosi massicce si tende a vestirsi come un marine e invadere pasticcerie, bombardare ristoranti e provocare colpi di Stato e cambi di gestione nelle lavanderie sotto casa. Secondo gli esperti, si tratta di una droga pericolosa perché il consumatore tende a passare a droghe più pesanti, cioè si comincia a farsi di Luttwak e si finisce a volere una dose di Trump.
27 luglio 2016 23:28 - ennius4531
... é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri clonandoli ....

Cosa dicono gli studi specialistici .

Australia ....Centro Nazionale di Ricerca su Droghe e Alcool dell'Università del Nuovo Galles del Sud ...

Gli studiosi hanno elaborato i dati di 3765 partecipanti che hanno usato cannabis, da tre ampi studi di lunga durata sulla frequenza e sugli effetti del suo uso.

Secondo gli autori della ricerca, pubblicata su The Lancet Psychiatry, si tratta della dimostrazione più fondata dei danni della marijuana negli anni dell'adolescenza.
27 luglio 2016 19:04 - ennius4531
... é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri clonandoli ....

Cosa dicono gli studi specialistici .

Australia ....Centro Nazionale di Ricerca su Droghe e Alcool dell'Università del Nuovo Galles del Sud ...

Gli studiosi hanno elaborato i dati di 3765 partecipanti che hanno usato cannabis, da tre ampi studi di lunga durata sulla frequenza e sugli effetti del suo uso.

Secondo gli autori della ricerca, pubblicata su The Lancet Psychiatry, si tratta della dimostrazione più fondata dei danni della marijuana negli anni dell'adolescenza.
27 luglio 2016 15:32 - ennius4531
... é solo un'ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri clonandoli ....


Cosa dicono gli studi specialistici .

Acta Psychiatrica Scandinavica
Volume 79, Issue 5, pages 505–510, May 1989

Schizophrenia in users and nonusers of cannabis
A longitudinal study in Stockholm County

Stanley Zammit, MRC clinical research fellow,a Peter Allebeck, professor of social medicine,b Sven Andreasson, associate professor of social medicine,c Ingvar Lundberg, professor of occupational epidemiology,c and Glyn Lewis, professor of psychiatric epidemiologyd

An association between use of cannabis in adolescence and subsequent risk of schizophrenia was previously reported in a follow up of Swedish conscripts. Arguments were raised that this association may be due to use of drugs other than cannabis and that personality traits may have confounded results. We performed a further analysis of this cohort to address these uncertainties while extending the follow up period to identify additional cases.
Setting 1969-70 survey of Swedish conscripts (97% of the country's male population aged 18-20).

Participants
50 087 subjects: data were available on self reported use of cannabis and other drugs, and on several social and psychological characteristics.

Conclusions
Cannabis use is associated with an increased risk of developing schizophrenia, consistent with a causal relation. This association is not explained by use of other psychoactive drugs or personality traits relating to social integration.
27 luglio 2016 8:53 - ennius4531
... é solo un ombra tossica che si attacca da parassita ai nickname degli altri clonandoli ....

Cosa dice la ricerca specialistica sul consumo dell'erba magica ...

( Abstract )
Harvard Medical School 16/04/2014

' Nello studio, pubblicato sul Journal of Neurosciences, le persone che avevano usato cannabis una o due volte la settimana anche per pochi mesi, sono state trovate avere cambiamenti nelle zone del cervello che regolano le emozioni, la motivazione e la dipendenza.

I ricercatori della Harvard Medical School hanno effettuate scansioni 3D dettagliate sul cervello degli studenti che avevano consumato cannabis raramente e non erano assuefatti e li hanno confrontati con quelle di studenti che non avevano mai consumato la droga.

Due sezioni principali del cervello sono risultate essere colpite. Ovviamente, più alto il consumo di cannabis dei soggetti dello studio, maggiori le anomalie cerebrali su migliaia di soggetti .

L’autore della ricerca , il dottor Hans Breiter, professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University Feinberg School of Medicine, ha dichiarato : “Questo studio solleva una sfida forte all’idea che l’uso occasionale di marijuana non sia associato a conseguenze negative. ...."

Mark Winstanley , chief executive del centro per malati mentali Rethink , ha detto: “Per troppo tempo la cannabis è stata vista come sicura, ma come suggerisce questo studio, può avere davvero un grave impatto sulla vostra salute mentale . La ricerca mostra anche che quando la gente fuma cannabis prima dei 15 anni, si quadruplica la probabilità di sviluppare psicosi. Ma poche persone sono consapevoli dei rischi.”
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