Domani, dunque, si avrà la consegna ufficiale e solenne dei
premi Nobel 2009. Fra i quali ha destato un certo scalpore
l'attribuzione del premio per la pace a Barak Obama "per il
suo straordinario impegno per rafforzare la diplomazia
internazionale e la collaborazione tra i popoli» ("for his
extraordinary efforts to strengthen international diplomacy
and cooperation between peoples"). Pur avendo grande
simpatia per questo presidente, sono anch'io fra le persone
che ritengono precoce tale attribuzione. Ho però anche
un'altra riserva; secondo me il premio Nobel per la pace non
dovrebbe essere assegnato a un capo di stato, che oggigiorno
sarebbe stupido se non perseguisse una politica di pace e di
cooperazione fra i popoli, e che, d'altra parte, non ha
certo bisogno dei soldi del premio Nobel per lavorare in
quel senso.
Il premio Nobel, secondo me, andrebbe assegnato
esclusivamente a persone comuni che impegnano per la pace
(nel senso ampio che questo termine può significare oggi)
se stesse e i loro (spesso) scarsi averi, tessendo però
necessariamente una rete di relazioni, che, già di per sé,
è un motore di pacificazione e, soprattutto, è un modello,
un esempio per altre persone comuni.
Del resto, la stessa Bertha von Suttner, ispiratrice del
premio Nobel per la pace, si espresse apertamente contro
l'ipotesi che fosse un governante a ricevere quel premio.
Quando Nobel le comunicò l'intenzione di creare un premio
da assegnare una volta ogni 5 anni a "colui o colei che
avrà fatto fare il più grande passo avanti alla
pacificazione dell'Europa", lei gli rispose che quella
dizione era così vaga che avrebbe potuto consentire
l'assegnazione del premio anche alla regina d'Inghilterra,
se essa avesse organizzato una Conferenza per la pace.
Invece, sosteneva Suttner, bisognava sostenere chi lavorava
per la pace dal basso, la gente comune, appunto, che si
dedicava a diffondere l'idea e la prassi della pace con
grande sacrificio personale, e spessissimo facendo i conti
con la mancanza di mezzi finanziari adeguati. Inoltre,
Suttner era anche contraria alla divisione del premio fra
più persone e all'assegnazione dello stesso a delle
associazioni. Tutte cose che le diverse commissioni dei
premi Nobel (e non solo quella per la pace) fanno però
correntemente, in virtù dei loro statuti, del resto
faticosamente elaborati.