Sono arrivato alla conclusione, amara e poco accettabile
anche per me ,che per avere giustizia bisogna farsela .
La prospettiva futura è un Far West dove il cittadino
girerà armato. Comunque quando si sentirà di "vigili"
trovati bastonati con le gambe rotte perchè hanno dato
multe a gente che aveva fame allora solo allora si
renderanno conto che il popolo è sofferente ed ha FAME DI
LAVORO, DI GIUSTIZIA, DI LIBERTA' cose che gli sono state
tolte e negate. Ricordatevi di Masagnello , per l' ennesima
tassa sul pane è scoppiata una rivolta, ricordatevi della
presa della Bastiglia che era iimprendibile però è caduta
,ricordatevi VOI CHE GUIDATE IL PAESE DI PIAZZALE LORETO che
non capiti un' altra volta.
11 luglio 2011 0:57 - minotauro5801
E' inutile tentare di affossare giustizia e giudici, si
AFFOSSANO da soli con i loro comportamenti. Casta piu' casta
dei politici, categoria di presuntuosi poco facenti,
lavorano poco, in compenso non leggono mai le carte dei
procedimenti...una categoria indifendibile, basta averci
avuto a che fare per sapere chi sono.Chi li difende o non li
conosce o e' uno di loro.Che i governi siano di destra,
centro o sinistra e' una grandissima minchiata.Quando c'e'
da pappare pappano tutti insieme appassionatamente.Il
lerciume, democraticamente, li ricopre tutti.
10 luglio 2011 19:27 - mariorossi103
Segnalo il seguente intervento apparso ieri in argomento sul
blog dirittoedemocrazia.wordpress.com
In questo sciagurato Paese, bello e struggente, chiamato
Italia, accadono cose sorprendenti e incredibili. Il governo
e il parlamento, espressioni della più retriva e illiberale
cultura di destra, hanno deciso di affossare definitivamente
la giustizia, intesa sia come legittima aspirazione alla
migliore tutela dei diritti dei cittadini, sia come
struttura organizzativa statuale in grado di fornire
risposte adeguate, tempestive ed efficaci; con, viene
proprio da dire, la quasi totale disattenzione e il
pressoché unanime disinteresse delle opposizioni.
Già si fa poco e male per migliorare l’efficienza della
macchina giudiziaria; anzi, sembra che tutti gli interventi
spingano nella direzione ostinata e contaria. La difesa
legittima e costituzionalmente garantita dei diritti dei
cittadini, inoltre, è di continuo ostacolata e resa sempre
più difficile dalle tante insidie e dai troppi trabocchetti
procedurali e di rito, che finiscono a volte per vanificare
i diritti stessi nella loro concreta e sostanziale
possibilità di esplicazione. Quando un ordinamento
giuridico si mostra più attento alla forma che alla
sostanza delle cose, il risultato è che, più o meno
consapevolmente, mina alla radice il fondamento stesso dei
diritti, a probabile svantaggio dei più e a sicuro
vantaggio dei pochi, elitari, benestanti e potenti. Unica
consolazione è rappresentata dai pronunciamenti di certa
parte della giurisprudenza, sia di merito e sia di
legittimità, la quale, sia pure con mezzi limitati e con
incolpevoli lungaggini procedurali, riesce a fornire
risposte degne della miglior possibile “giustizia
sostanziale”.
Gli ultimi provvedimenti dell’esecutivo aggrediscono il
fronte anche dal lato degli aggravamenti di carattere
economico per usufruire del servizio giustizia. Da poco vi
è stato un aumento generalizzato e considerevole degli
importi per diritti di copia e conformità degli atti del
processo; ora, con il decreto legge di qualche giorno fa, si
opera sugli importi e sulla eliminazione delle esenzioni dal
contributo unificato, una sorta di “tassa di accesso”
alla giustizia. Il contributo unificato viene aumentato in
media con percentuali che vanno dal 10% al 20%; non sono
più esenti le controversie di lavoro, se il reddito delle
parti supera una certa soglia, né quelle di previdenza e
assistenza, né quelle per la separazione personale dei
coniugi e per il divorzio; nel processo amministrativo, il
contributo per le controversie in materia di cittadinanza,
residenza, soggiorno e ingresso nel territorio dello Stato,
già piuttosto alto, viene ulteriormente aumentato. Il
tutto, ovviamente, con grande gioia dei cittadini più
deboli e meno abbienti, che, in tal modo, vedono ancor più
accessibile e alla loro portata il mondo della tutela dei
diritti; i cittadini stranieri, ancor meglio se
extracomunitari, manifesteranno un sentito ringraziamento,
magari nelle loro strane usanze tribali. A questo punto, si
potrebbe obiettare che, almeno per i soggetti al di sotto di
un determinato reddito, è previsto l’istituto del
gratuito patrocinio a carico dello Stato: ottima e lodevole
misura legislativa, di grande civiltà giuridica; purtroppo
però, come quasi sempre, solo sulla carta. I fondi del
relativo capitolo del bilancio dello Stato sono esegui e
spesso si esauriscono nei primi mesi dell’anno di
riferimento, i difensori delle parti prestano la loro opera
professionale anticipando le spese e i compensi, la
liquidazione in loro favore è notevolmente inferiore alla
media della tariffa e (circostanza che, insieme con le
altre, spesso allontana i più capaci e competenti) in molti
casi viene concretamente corrisposta anche dopo anni
dall’espletamento dell’attività.
Ancor di più e meglio è riuscito a fare l’esecutivo,
sempre nell’ultimo decreto legge, nell’àmbito della
giustizia tributaria, con la chiara ed evidente intenzione
di renderla innocua, inoffensiva e irrilevante; segno di
completa avversità e insofferenza al controllo di legalità
sulle pretese dell’Erario, indipendentemente dalla loro
legittimità e fondatezza, con il solo intento di “fare
cassa” e sempre a scapito degli sprovveduti. In estrema
sintesi e concisione: introduzione anche qui del contributo
unificato per scaglioni di valore delle controversie;
incompatibilità alle funzioni di giudice tributario per
tutti gli iscritti agli albi professionali, elenchi e ruoli
(i quali, attualmente, sono circa i 2/3 dei giudici in
carica); incompatibilità alle funzioni anche per rapporti
di parantela, affinità, coniugio e (strano che la chiesa
non abbia fatto sentire la sua voce!) convivenza; decadenza
automatica alla fine dell’anno in corso dei giudici
attualmente in carica, che si trovassero in condizione di
sopravvenuta incompatibilità; incrementare la presenza
nelle Commissioni tributari dei magistrati di carriera, in
servizio (così sottraendo tempo prezioso alle loro
ordinarie attività) o a riposo; mantenimento, però, degli
attuali compensi irrisori dei giudici tributari; previsione
del procedimento di reclamo, da attivare prima della
proposizione del ricorso davanti alla Commissione tributaria
a pena di inammissibilità. E’ evidente che l’attività
della gran parte delle Commissioni tributarie sarà
bloccata, quanto meno per un certo periodo, a tutto
nocumento dei soggetti, cittadini e imprese, destinatari di
atti di accertamento, avvisi di mora e cartelle esattoriali
per pretese erariali e non. I quali soggetti saranno sempre
di più in balìa della controparte pubblica, che può
sempre usufruire della esecutività degli atti di
accertamento, che possono essere sospesi dal giudice
tributario (a questo punto, ammesso che si riesca a trovarne
uno) solo per un periodo massimo di 180 giorni.
10 luglio 2011 18:50 - lucillafiaccola1796
sono tutti sottoposti di scudorosso...
per fortuna Io ho una brava Avvocata... di cognome fa MITRA!
9 luglio 2011 17:34 - minotauro5801
Ah Ah Ah, i giudici cacciatori di delinquenti....ma qaundo
mai... dove lo hai letto? sulla settimana enigmistica?
Nei loro confronti vige il detto:" se li conoosci, li
eviti".
9 luglio 2011 17:22 - Cepu
Sicuramente, l'intento è rendere antipatica la magistratura
almeno tanto quanto i politici.
Ma non c'e' gara. Nell'idea popolare, i politici resteranno
equiparati ai delinquenti (ladri), i giudici ai cacciatori
di delinquenti (guardie).