Per realizzare in fretta le liberalizzazioni e superare al
meglio lo scoglio dei sindacati & formazioni ideologicamente
assimilate, ocorrerebbe usare le stesse modalità di
quando, decenni orsono, fu privatizzata la centrale comunale
del latte di Genova.
Ai dipendenti della centrale fu offerta la possibilità di
continuare il rapporto di lavoro con la nuova proprietà
oppure di passare alle dipendenze del comune.
Vado a memoria dicendo che su circa 120 dipendenti il 95%
scelse di passare alle dipendenze del comune di Genova.
13 marzo 2012 19:29 - ennio4531
I più acerrimi nemici delle liberallzzazioni o
privatizzazioni sono, come da sempre e la cosa è
comprensibilissima, i sindacati ovvero i dipendenti dei
settori in argomento .
Se io fossi uno di loro, vedrei queste liberalizzazione come
il diavolo in quanto da dipendente di fatto 'pubblico'
passerei a dipendente 'privato' con tutti i rischi e i
trattamenti che ne conseguono ( garanzia del posto di
lavoro, cassa integrazione zero, controlli produttività
ridotti all'osso ecc. ecc. ).
Ecco come una sindacalista di base Emidia Papi nel 1998 ne
esponeva le motivazioni ripetute a tutt'oggi:
' Le privatizzazioni delle principali aziende pubbliche non
riducono solo i posti di lavoro, ma provocano anche
conseguenze rilevanti sulle condizioni salariali e
lavorative dei dipendenti.
All’aumento dei carichi di lavoro corrisponde
parallelamente il progetto di abbassare i salari anche
ricorrendo a cambiamenti delle figure contrattuali.
Nel settore delle telecomunicazioni la questione è
lampante. Il nuovo gruppo dirigente della Telecom
privatizzata vuole cambiare il contratto dei suoi dipendenti
passandolo da quello dei telefonici (migliore) a quello dei
metalmeccanici (peggiore).
La questione non investe solo la Telecom ma anche i nuovi
concessionari della telefonia mobile come l’Omnitel che
già applica il contratto dei metalmeccanici e l’eventuale
vincitore della gara tra Picienne e Wind per il terzo
gestore.' .