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19 marzo 2014 9:47 - gm da legnano
Caro "giannilupotto" siamo tutti d'accordo su tutto Pedone,tu ed io salvo sul tuo tentativo di salvare la faccia almeno al "buon consulente".
Questo, dopo le fregature dei banchieri famigliari e non; ne ho provati tanti, banchieri "familiari" e non, di tante "case(chiuse)": TUTTI interessati al loro personale interesse fregandosene del TUO interesse.
Conclusioni:
*"IL BUON CONSULENTE" NON ESISTE PER DEFINIZIONE; *DIFFIDARE DA TUTTI QUELLI CHE GUADAGNANO SEMPRE SULLE LORO CONSULENZE ME CHE LASCIANO A TUO TOTALE CARICO I RISCHI ed i costi, solitamente minimizzati e mimetizzati e, sfruttando la naturale propensione umana ai risultati positivi, enfatizzando le probabilità di guadagno.
Ora, forse, ho trovato un consulente, cui non faccio che ribadire la mia completa diffidenza nel suo mestiere, questi mi fa proposte da esperto della materia ma sa che poi le verificherò ferocemente con altre fonti( Morning Star, Trend on line, Pedone). Sembra che la cosa funzioni!!! Sarà un miraggio o un "buon consulente" ?
19 marzo 2014 7:05 - vins78
Esistono anche i fondi comuni totalmente obbligazionari con una gestione del patrimonio poco flessibile. Su questi non creo si possa fare lo stesso ragionamento! Questi fondi rendono nel medio lungo periodo se si vogliono ammortizzare i costi di gestione.
15 marzo 2014 1:04 - Steve222
Effettivamente ho parlato un po' troppo sbrigativamente di casualità come se lei avesse parlato in tal senso (cosa che, ne prendo atto, non è affatto vera, mi scuso per l'imprecisione).
E sono d'accordo con lei nel ribadire che molto spesso conta di più la fedeltà ad una strategia (ovviamente che abbia un senso) più della strategia stessa. Anche nell'indexing passivo questo aspetto è più importante della strategia in sé, che come dicevo non è altro che un buy and holdi titoli soprattutto a larga capitalizzazione (poi anche qui resta da vedere quali siano le performance non dei fondi indicizzati ma degli investitori passivi che li detengono, perché nella maggior parte dei casi quel tipo di buy and hold è molto più teorico che pratico, dato che si finisce con comprare "alti" e vendere "bassi", influenzati dall'emotività e ottenendo performance molto diverse da quelle degli indici).

ANche sul secondo punto mi sono espresso sicuramente male: non volevo dire che i fondi piccoli vengono ignorati dalle classifiche, ma mi volevo riferire ai piccoli investitori che si costruiscono dei portafogli concentrati (parlo di quegli investitori con un certo know-how ed esperienza), magari cassettisti su titoli solidi che danno dividendi storicamente sostenibili. Molti di questi sovraperformano il mercato (il benchmark) senza neanche volerlo. Forse sarà perché non costruiscono questi loro piccoli fondi con gli stessi criteri degli indici, o forse dipenderà da altri fattori. Certamente se la media del mercato batte i grossi fondi attivi, ci sarò per forza di cose una percentuale di fondi che fa meglio del mercato, anche al netto delle spese di transazione. MA qui ovviamente si apre un dibattito che sarebbe interessante ma che forse va un po' fuori tema.
14 marzo 2014 9:56 - Alessandro Pedone
@Steve222
Come ho cercato di scrivere nell'articolo, l'andamento dei mercati NON è casuale, né nel breve né nel lungo periodo. Ho scritto che è *compatibile* con un andamento casuale. E' diverso. Significa che anche se sappiamo che non è casuale, non possiamo distinguerlo da un andamento casuale.
La filosofia d'investimento di tipo value va benissimo, come vanno benissimo altre filosofie d'investimento. Anche il discorso sul benchmark che ha fatto è sensato. L'importante è avere una filosofia d'investimento e seguirla con coerenza.
Ho scritto in passato su questo punto: http://urlin.it/57c7d

Dove proprio non sono d'accordo con lei è sul fatto che i fondi piccoli e concentrati vengano ignorati dalle classifiche. Di quali classifiche parla? Gli studi che ho letto io (ed anche quelli che ho realizzato io) analizzano l'intero universo dei fondi comuni accessibili. Non mi risulta proprio che si ignori alcun fondo.
14 marzo 2014 9:33 - GianniLupotto
Caro gm da legnano, purtroppo l'esperienza di scottatura è comune a molti risparmiatori. Deriva da due fattori: il primo è una oggettiva difficoltà per chi non ha studiato a fondo la materia a comprendere i meccanismi che regolano i mercati, gli investimenti, il rapporto rischio/rendimento, creando una asimmetria informativa che molti intermediari sfruttano a loro vantaggio. Il secondo è la psicologia del risparmiatore che, sembra incredibile, tende a fare una attenzione maniacale quando compra beni e servizi i più disparati mentre quando investe tende a bersi ogni tipo di proposta della propria banca in modo acritico. Se noi andiamo ad acquistare un'automobile, sappiamo benissimo che il venditore tenderà a proporci il modello che lo fa guadagnare di più e tenderà a sottacere i difetti dell'auto che sta proponendo. Quando andiamo in banca o dal promotore invece, fino alla inevitabile scottatura, seguiamo tranquillamente i suoi consigli.
Certo che alla fine in qualcosa bisogna investire, ma solo dopo aver fatto la opportuna autoanalisi già descritta da Alessandro Pedone poco sopra e con l'utilizzo di strumenti finanziari efficienti, magari aiutati da un buon consulente nella selezione della vastissima gamma di strumenti.
13 marzo 2014 18:03 - Steve222
L'andamento potrà essere casuale ma solo sul breve periodo. Sul medio-lungo periodo la casualità viene meno e conta allora la qualità del business sottostante e la percezione del mercato. Questa è la filosofia di investimento di Waren Buffet, che mi pare abbia dimostrato ampiamente che i mercati, sul lungo periodo, non sono affatto casuali.
I grossi fondi, poi, per forza di cose performano grossomodo come il mercato, essendo composti da moltissimi titoli. Come sappiamo, basta avere circa 25-30 azioni decorrelate per avere pressoché le stesse performance del mercato e se ci sottraiamo le commissioni del fondo attivo, è logico che in media i grossi fondi sottoperformino il mercato. Questo però non dimostra necessariamente che fondi più piccoli e concentrati (che vengono sempre ignorati dalle statistiche) non sovraperformino il mercato. Gli indici, se ci pensiamo bene, non sono altro che delle liste di titoli ordinati in base alla capitalizzazione. Questo criterio è alquanto irrazionale e non è detto affatto che sia il migliore. Se poi si pensa che i primi 10 titoli di un indice rappresentano già il 50% di quell'indice, si capisce che non è necessario affatto comprare tutto l'indice per avere all'incirca le stesse performance. Anzi, con criteri più razionali (di value investing o semplicemente di equal weight) e con un numero molto basso di azioni, si possono ottenere risultati migliori del mercato. A PATTO di rimanere fedeli a quella strategia, altro punto di forza di chi crede negli indici.
13 marzo 2014 12:53 - Alessandro Pedone
@gm da legnano

Ci sono due aspetti che devono essere tenuti distinti: 1) gli strumenti sui quali investire e 2) i mercati sui quali investire.
I fondi comuni d'investimento a gestione attiva sono strumenti sicuramente inefficienti nella grande maggioranza dei casi (specialmente quelli di aziende ai quali accenna nel suo commento).
Strumenti più efficienti son singoli titoli obbligazionari ed ETF, ma non è per niente detto che, usando strumenti efficienti, alla fine si ottengano i risultati sperati. Questo dipende essenzialmente dall'approccio agli investimenti.
Qui il discorso si fa molto lungo e complesso. Essenzialmente è più importante analizzare se stessi come investitori (analisi dei bisogni, profilo di rischio, patrimonio e redditi complessivi, conoscenza dei mercati e propensione, ecc.) che non i mercati finanziari. E' una questione complessa che non si può affrontare in questa sede. Quindi: certo, in qualcosa bisogna investire, ma noi possiamo solo dire cosa evitare e non cosa fare perché cosa fare dipende da molti aspetti legati al singolo investitore e non al mercato in sé.
13 marzo 2014 8:20 - gm da legnano
Bene, ma... se non usiamo fondi, cosa usiamo??
Sono un privato fortemente scottato, meglio allegramente e abbondantemente bidonato, dai famosi family banker di un noto .....ladrum.
Mi è costato moltissimo ma almeno ho imparato qualcosa: A)diffidare dei consulenti finanziari, tutti, anche i "bravi" specie se amichevoli. B)tenere le loro proposte come suggerimenti da filtrare ferocemente con ogni mezzo purché non interessato direttamente alle mie disponibilità(vedi Morning Star). C) diversificare gli investimenti. D) dedicare tempo per informarmi presso fonti apparentemente disinteressate (vedi Aduc/Pedone).
Ma poi devo pure investire! Certi fondi ed ETF mi hanno dato discreti risultati sia nell'azionario sia nell'obbligazionario evitando di concentrarmi su singoli titoli scelti, non si sa come (Come sembra voler suggerire il nostro "Pedone")
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