Caro "giannilupotto" siamo tutti d'accordo su tutto
Pedone,tu ed io salvo sul tuo tentativo di salvare la faccia
almeno al "buon consulente".
Questo, dopo le fregature dei banchieri famigliari e non; ne
ho provati tanti, banchieri "familiari" e non, di tante
"case(chiuse)": TUTTI interessati al loro personale
interesse fregandosene del TUO interesse.
Conclusioni:
*"IL BUON CONSULENTE" NON ESISTE PER DEFINIZIONE; *DIFFIDARE
DA TUTTI QUELLI CHE GUADAGNANO SEMPRE SULLE LORO CONSULENZE
ME CHE LASCIANO A TUO TOTALE CARICO I RISCHI ed i costi,
solitamente minimizzati e mimetizzati e, sfruttando la
naturale propensione umana ai risultati positivi,
enfatizzando le probabilità di guadagno.
Ora, forse, ho trovato un consulente, cui non faccio che
ribadire la mia completa diffidenza nel suo mestiere, questi
mi fa proposte da esperto della materia ma sa che poi le
verificherò ferocemente con altre fonti( Morning Star,
Trend on line, Pedone). Sembra che la cosa funzioni!!! Sarà
un miraggio o un "buon consulente" ?
19 marzo 2014 7:05 - vins78
Esistono anche i fondi comuni totalmente obbligazionari con
una gestione del patrimonio poco flessibile. Su questi non
creo si possa fare lo stesso ragionamento! Questi fondi
rendono nel medio lungo periodo se si vogliono ammortizzare
i costi di gestione.
15 marzo 2014 1:04 - Steve222
Effettivamente ho parlato un po' troppo sbrigativamente di
casualità come se lei avesse parlato in tal senso (cosa
che, ne prendo atto, non è affatto vera, mi scuso per
l'imprecisione).
E sono d'accordo con lei nel ribadire che molto spesso conta
di più la fedeltà ad una strategia (ovviamente che abbia
un senso) più della strategia stessa. Anche nell'indexing
passivo questo aspetto è più importante della strategia in
sé, che come dicevo non è altro che un buy and holdi
titoli soprattutto a larga capitalizzazione (poi anche qui
resta da vedere quali siano le performance non dei fondi
indicizzati ma degli investitori passivi che li detengono,
perché nella maggior parte dei casi quel tipo di buy and
hold è molto più teorico che pratico, dato che si finisce
con comprare "alti" e vendere "bassi", influenzati
dall'emotività e ottenendo performance molto diverse da
quelle degli indici).
ANche sul secondo punto mi sono espresso sicuramente male:
non volevo dire che i fondi piccoli vengono ignorati dalle
classifiche, ma mi volevo riferire ai piccoli investitori
che si costruiscono dei portafogli concentrati (parlo di
quegli investitori con un certo know-how ed esperienza),
magari cassettisti su titoli solidi che danno dividendi
storicamente sostenibili. Molti di questi sovraperformano il
mercato (il benchmark) senza neanche volerlo. Forse sarà
perché non costruiscono questi loro piccoli fondi con gli
stessi criteri degli indici, o forse dipenderà da altri
fattori. Certamente se la media del mercato batte i grossi
fondi attivi, ci sarò per forza di cose una percentuale di
fondi che fa meglio del mercato, anche al netto delle spese
di transazione. MA qui ovviamente si apre un dibattito che
sarebbe interessante ma che forse va un po' fuori tema.
14 marzo 2014 9:56 - Alessandro Pedone
@Steve222
Come ho cercato di scrivere nell'articolo, l'andamento dei
mercati NON è casuale, né nel breve né nel lungo periodo.
Ho scritto che è *compatibile* con un andamento casuale. E'
diverso. Significa che anche se sappiamo che non è casuale,
non possiamo distinguerlo da un andamento casuale.
La filosofia d'investimento di tipo value va benissimo, come
vanno benissimo altre filosofie d'investimento. Anche il
discorso sul benchmark che ha fatto è sensato.
L'importante è avere una filosofia d'investimento e
seguirla con coerenza.
Ho scritto in passato su questo punto:
http://urlin.it/57c7d
Dove proprio non sono d'accordo con lei è sul fatto che i
fondi piccoli e concentrati vengano ignorati dalle
classifiche. Di quali classifiche parla? Gli studi che ho
letto io (ed anche quelli che ho realizzato io) analizzano
l'intero universo dei fondi comuni accessibili. Non mi
risulta proprio che si ignori alcun fondo.
14 marzo 2014 9:33 - GianniLupotto
Caro gm da legnano, purtroppo l'esperienza di scottatura è
comune a molti risparmiatori. Deriva da due fattori: il
primo è una oggettiva difficoltà per chi non ha studiato a
fondo la materia a comprendere i meccanismi che regolano i
mercati, gli investimenti, il rapporto rischio/rendimento,
creando una asimmetria informativa che molti intermediari
sfruttano a loro vantaggio. Il secondo è la psicologia del
risparmiatore che, sembra incredibile, tende a fare una
attenzione maniacale quando compra beni e servizi i più
disparati mentre quando investe tende a bersi ogni tipo di
proposta della propria banca in modo acritico. Se noi
andiamo ad acquistare un'automobile, sappiamo benissimo che
il venditore tenderà a proporci il modello che lo fa
guadagnare di più e tenderà a sottacere i difetti
dell'auto che sta proponendo. Quando andiamo in banca o dal
promotore invece, fino alla inevitabile scottatura, seguiamo
tranquillamente i suoi consigli.
Certo che alla fine in qualcosa bisogna investire, ma solo
dopo aver fatto la opportuna autoanalisi già descritta da
Alessandro Pedone poco sopra e con l'utilizzo di strumenti
finanziari efficienti, magari aiutati da un buon consulente
nella selezione della vastissima gamma di strumenti.
13 marzo 2014 18:03 - Steve222
L'andamento potrà essere casuale ma solo sul breve periodo.
Sul medio-lungo periodo la casualità viene meno e conta
allora la qualità del business sottostante e la percezione
del mercato. Questa è la filosofia di investimento di Waren
Buffet, che mi pare abbia dimostrato ampiamente che i
mercati, sul lungo periodo, non sono affatto casuali.
I grossi fondi, poi, per forza di cose performano grossomodo
come il mercato, essendo composti da moltissimi titoli. Come
sappiamo, basta avere circa 25-30 azioni decorrelate per
avere pressoché le stesse performance del mercato e se ci
sottraiamo le commissioni del fondo attivo, è logico che in
media i grossi fondi sottoperformino il mercato. Questo
però non dimostra necessariamente che fondi più piccoli e
concentrati (che vengono sempre ignorati dalle statistiche)
non sovraperformino il mercato. Gli indici, se ci pensiamo
bene, non sono altro che delle liste di titoli ordinati in
base alla capitalizzazione. Questo criterio è alquanto
irrazionale e non è detto affatto che sia il migliore. Se
poi si pensa che i primi 10 titoli di un indice
rappresentano già il 50% di quell'indice, si capisce che
non è necessario affatto comprare tutto l'indice per avere
all'incirca le stesse performance. Anzi, con criteri più
razionali (di value investing o semplicemente di equal
weight) e con un numero molto basso di azioni, si possono
ottenere risultati migliori del mercato. A PATTO di rimanere
fedeli a quella strategia, altro punto di forza di chi crede
negli indici.
13 marzo 2014 12:53 - Alessandro Pedone
@gm da legnano
Ci sono due aspetti che devono essere tenuti distinti: 1)
gli strumenti sui quali investire e 2) i mercati sui quali
investire.
I fondi comuni d'investimento a gestione attiva sono
strumenti sicuramente inefficienti nella grande maggioranza
dei casi (specialmente quelli di aziende ai quali accenna
nel suo commento).
Strumenti più efficienti son singoli titoli obbligazionari
ed ETF, ma non è per niente detto che, usando strumenti
efficienti, alla fine si ottengano i risultati sperati.
Questo dipende essenzialmente dall'approccio agli
investimenti.
Qui il discorso si fa molto lungo e complesso.
Essenzialmente è più importante analizzare se stessi come
investitori (analisi dei bisogni, profilo di rischio,
patrimonio e redditi complessivi, conoscenza dei mercati e
propensione, ecc.) che non i mercati finanziari. E' una
questione complessa che non si può affrontare in questa
sede. Quindi: certo, in qualcosa bisogna investire, ma noi
possiamo solo dire cosa evitare e non cosa fare perché cosa
fare dipende da molti aspetti legati al singolo investitore
e non al mercato in sé.
13 marzo 2014 8:20 - gm da legnano
Bene, ma... se non usiamo fondi, cosa usiamo??
Sono un privato fortemente scottato, meglio allegramente e
abbondantemente bidonato, dai famosi family banker di un
noto .....ladrum.
Mi è costato moltissimo ma almeno ho imparato qualcosa:
A)diffidare dei consulenti finanziari, tutti, anche i
"bravi" specie se amichevoli. B)tenere le loro proposte come
suggerimenti da filtrare ferocemente con ogni mezzo purché
non interessato direttamente alle mie disponibilità(vedi
Morning Star). C) diversificare gli investimenti. D)
dedicare tempo per informarmi presso fonti apparentemente
disinteressate (vedi Aduc/Pedone).
Ma poi devo pure investire! Certi fondi ed ETF mi hanno dato
discreti risultati sia nell'azionario sia
nell'obbligazionario evitando di concentrarmi su singoli
titoli scelti, non si sa come (Come sembra voler suggerire
il nostro "Pedone")