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19 maggio 2016 17:35 - michele6949
Adesso il debito sembra piu´ bello perche´
si sotrae la spesa per sanita´ e pensioni:
in realta´ e´ un calcolo falsato !
Quel meno 75 e´ ingannevole , non importa perche´ si spende , sempre una spesa ,
vale a dire di un uscita si tratta.
Certo che se io spendo 200 e mi dico
che 150 non lo calcolo perche l ho speso
in bei vestiti che sono belli e luccicanti
arrivero´ a 50 , ma la realta´ non cambia!
4 marzo 2016 0:17 - federico6198
La sorpresa del debito «sostenibile»

di Isabella Bufacchi14 dicembre 2013
In questo articolo

iol sole 24 ore del : 14 dicembre 2013

ROMA - Il debito pubblico italiano è molto più «sostenibile» di quello di Germania, Francia, Spagna, Gran Bretagna e persino Usa. Quella che può sembrare una provocazione è semplicemente un'equazione che calcola il "gap della sosteniblità" sommando il debito pubblico esplicito (il debito/Pil attuale che riflette il passato) con il debito implicito (che tiene conto degli obblighi di spesa futuri tra i quali pensioni e sanità) per arrivare a un debito totale. Ebbene in questa classifica - l'ultima calcolata in questi giorni dal Centro Studi dell'Università di Friburgo sotto la guida del Prof. Raffelhuschen - l'Italia svetta al secondo posto con un debito totale/Pil al 73%, dopo la Lettonia. Al quarto posto la Germania (154%), 16a la Francia (449%), 22a la Gran Bretagna (640%), 24a la Spagna (672%). Gli Usa sarebbero ultimi, al 1.300 per cento.

L'esito controverso di questo ranking, che premia l'Italia nonostante la crescita sia gracile e molte delle grandi riforme strutturali ancora al palo, non sorprende affatto Alexander Kockerbeck, ex analista per il debito sovrano di Moody's e attualmente consulente in Germania: Kockerbeck è convinto da tempo che nel valutare l'affidabilità e la sostenibilità del debito pubblico l'importanza assegnata nei rating alla crescita è smisurata. E, quel che è peggio, non tiene spesso conto della qualità della crescita, quando virtuale, non reale essa sia: nella storia recente sono stati numerosi i casi di un Pil che è salito perchè drogato da bolle speculative immobiliari, da squilibri della finanza. Per non parlare dei Paesi che crescono grazie all'aiuto del QE delle banche centrali e quindi con tassi tenuti artificialmente molto bassi, svalutazione della divisa e inflazione.
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«L'Italia ha una crescita del Pil fiacca, molto debole ma almeno è una crescita onesta. È la più onesta che c'è, nel senso che non nasce da una degenerazione. L'Italia non è cresciuta negli anni passati con le bolle speculative immobiliari oppure partecipando alle avventure virtuali della finanza - sostiene Kockerbeck candidamente -. E ora l'Italia esce dalla recessione nonostante la condizionalità sottintesa delle OMTs abbia imposto l'austerity e il rigore sui conti pubblici, e torna a crescere senza l'aiuto della svalutazione dell'euro, senza tassi bassissimi (perchè paga lo spread), senza inflazione: un sostegno che invece gli Usa e il Regno Unito, tornati a crescere, hanno avuto dalla Fed e dalla Bank of England con il QE che dà più tempo per fare le riforme».

Secondo Kockerbeck, le agenzie di rating in particolar modo considerano la crescita un elemento chiave per la sostenibilità del debito pubblico ma questo elemento, importantissimo, va comunque valutato con un insieme di fattori, tra i quali «gli obblighi futuri di spesa pubblica, la qualità della crescita e le opzioni rimanenti di aggiustamento». La crescita della Spagna, per esempio, «era virtuale, non reale, quindi non sostenibile».

L'Italia, come evidenziano i calcoli disponibili e il ranking del Centro studi dell'Università di Friburgo, risulta l'unico Paese in Europa in grado di controllare gli obblighi futuri «connessi all'invecchiamento della popolazione che sono essenzialmente i finanziamenti di pensioni e sanità». Nel calcolo del debito totale, che unisce il debito esplicito e il debito implicito, si misura il «sustainability gap» e la dinamica del debito implicito diventa dominante. Kockerbeck sottolinea che l'Italia «è uno dei rari Paesi con un surplus primario del bilancio dello Stato». E aggiunge: «Non capisco perchè il rating dei titoli di Stato italiani rimanga vicino al livello di junk con outlook negativo - livello fondamentalmente inspiegabile e basato sull'ormai obsoleto "panico" del mercato». Questo alla luce delle OMTs della Bce.

Anche per Kockerbeck resta il rischio che l'Italia non porti avanti le riforme e non riesca ad abbassare il debito esplicito: «è un rischio alto, ma l'osservazione non deve finire qui. La dinamica del debito pubblico italiano sembra essere controllabile - più che in molti altri paesi - e la strada sembra meno lunga. Sarà la voglia e la capacità politica a decidere».
2 marzo 2016 13:31 - Mechano
Ma questa non è una buona notizia!

Più è alto il debito di uno Stato più è il denaro nelle tasche dei cittadini. Il debito di uno Stato è infatti il credito dei suoi cittadini, ossia quanto posseggono di risparmi e di denaro circolante per il commercio e la produzione.

Un debito basso significa che siamo POVERI!
Significa che ci hanno drenato i risparmi per darli alle banche d'affari che ci hanno prestato gli Euro.

Il debito deve essere alto, molto alto, perché più è alto, più è il denaro in tasca ai cittadini.

Sempre le solite bugie di monetarismo farlocco Dr. Mastrantoni.
Quando andrà a scuola di monetarismo e macroeconomia?
2 marzo 2016 10:32 - giammy85
Si, ma che includerebbe il debito implicito?
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