Adesso il debito sembra piu´ bello perche´
si sotrae la spesa per sanita´ e pensioni:
in realta´ e´ un calcolo falsato !
Quel meno 75 e´ ingannevole , non importa perche´ si
spende , sempre una spesa ,
vale a dire di un uscita si tratta.
Certo che se io spendo 200 e mi dico
che 150 non lo calcolo perche l ho speso
in bei vestiti che sono belli e luccicanti
arrivero´ a 50 , ma la realta´ non cambia!
4 marzo 2016 0:17 - federico6198
La sorpresa del debito «sostenibile»
di Isabella Bufacchi14 dicembre 2013
In questo articolo
iol sole 24 ore del : 14 dicembre 2013
ROMA - Il debito pubblico italiano è molto più
«sostenibile» di quello di Germania, Francia, Spagna, Gran
Bretagna e persino Usa. Quella che può sembrare una
provocazione è semplicemente un'equazione che calcola il
"gap della sosteniblità" sommando il debito pubblico
esplicito (il debito/Pil attuale che riflette il passato)
con il debito implicito (che tiene conto degli obblighi di
spesa futuri tra i quali pensioni e sanità) per arrivare a
un debito totale. Ebbene in questa classifica - l'ultima
calcolata in questi giorni dal Centro Studi dell'Università
di Friburgo sotto la guida del Prof. Raffelhuschen -
l'Italia svetta al secondo posto con un debito totale/Pil al
73%, dopo la Lettonia. Al quarto posto la Germania (154%),
16a la Francia (449%), 22a la Gran Bretagna (640%), 24a la
Spagna (672%). Gli Usa sarebbero ultimi, al 1.300 per
cento.
L'esito controverso di questo ranking, che premia l'Italia
nonostante la crescita sia gracile e molte delle grandi
riforme strutturali ancora al palo, non sorprende affatto
Alexander Kockerbeck, ex analista per il debito sovrano di
Moody's e attualmente consulente in Germania: Kockerbeck è
convinto da tempo che nel valutare l'affidabilità e la
sostenibilità del debito pubblico l'importanza assegnata
nei rating alla crescita è smisurata. E, quel che è
peggio, non tiene spesso conto della qualità della
crescita, quando virtuale, non reale essa sia: nella storia
recente sono stati numerosi i casi di un Pil che è salito
perchè drogato da bolle speculative immobiliari, da
squilibri della finanza. Per non parlare dei Paesi che
crescono grazie all'aiuto del QE delle banche centrali e
quindi con tassi tenuti artificialmente molto bassi,
svalutazione della divisa e inflazione.
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«L'Italia ha una crescita del Pil fiacca, molto debole ma
almeno è una crescita onesta. È la più onesta che c'è,
nel senso che non nasce da una degenerazione. L'Italia non
è cresciuta negli anni passati con le bolle speculative
immobiliari oppure partecipando alle avventure virtuali
della finanza - sostiene Kockerbeck candidamente -. E ora
l'Italia esce dalla recessione nonostante la condizionalità
sottintesa delle OMTs abbia imposto l'austerity e il rigore
sui conti pubblici, e torna a crescere senza l'aiuto della
svalutazione dell'euro, senza tassi bassissimi (perchè paga
lo spread), senza inflazione: un sostegno che invece gli Usa
e il Regno Unito, tornati a crescere, hanno avuto dalla Fed
e dalla Bank of England con il QE che dà più tempo per
fare le riforme».
Secondo Kockerbeck, le agenzie di rating in particolar modo
considerano la crescita un elemento chiave per la
sostenibilità del debito pubblico ma questo elemento,
importantissimo, va comunque valutato con un insieme di
fattori, tra i quali «gli obblighi futuri di spesa
pubblica, la qualità della crescita e le opzioni rimanenti
di aggiustamento». La crescita della Spagna, per esempio,
«era virtuale, non reale, quindi non sostenibile».
L'Italia, come evidenziano i calcoli disponibili e il
ranking del Centro studi dell'Università di Friburgo,
risulta l'unico Paese in Europa in grado di controllare gli
obblighi futuri «connessi all'invecchiamento della
popolazione che sono essenzialmente i finanziamenti di
pensioni e sanità». Nel calcolo del debito totale, che
unisce il debito esplicito e il debito implicito, si misura
il «sustainability gap» e la dinamica del debito implicito
diventa dominante. Kockerbeck sottolinea che l'Italia «è
uno dei rari Paesi con un surplus primario del bilancio
dello Stato». E aggiunge: «Non capisco perchè il rating
dei titoli di Stato italiani rimanga vicino al livello di
junk con outlook negativo - livello fondamentalmente
inspiegabile e basato sull'ormai obsoleto "panico" del
mercato». Questo alla luce delle OMTs della Bce.
Anche per Kockerbeck resta il rischio che l'Italia non porti
avanti le riforme e non riesca ad abbassare il debito
esplicito: «è un rischio alto, ma l'osservazione non deve
finire qui. La dinamica del debito pubblico italiano sembra
essere controllabile - più che in molti altri paesi - e la
strada sembra meno lunga. Sarà la voglia e la capacità
politica a decidere».
2 marzo 2016 13:31 - Mechano
Ma questa non è una buona notizia!
Più è alto il debito di uno Stato più è il denaro nelle
tasche dei cittadini. Il debito di uno Stato è infatti il
credito dei suoi cittadini, ossia quanto posseggono di
risparmi e di denaro circolante per il commercio e la
produzione.
Un debito basso significa che siamo POVERI!
Significa che ci hanno drenato i risparmi per darli alle
banche d'affari che ci hanno prestato gli Euro.
Il debito deve essere alto, molto alto, perché più è
alto, più è il denaro in tasca ai cittadini.
Sempre le solite bugie di monetarismo farlocco Dr.
Mastrantoni.
Quando andrà a scuola di monetarismo e macroeconomia?