Grazie. eli61, per la favorevole condivisione di idee.
Ovviamente non tutte, credo.
La materia è talmente variegata e, per di più, associata a
talmente tanti fattori di tipo umano, educazionale,
speculativo, tecnico, ambientale, psicologico, politico, di
disponibilità, di non abbienza, di localizzazione, che
trovare la ricetta unica è impossibile, anche se si mette a
mezzo l'Unione, o il mondo intero.
Ho dimostrato che non sono le caratteristiche peculiari del
cibo in se stesso tipo bontà, qualità(se buona o cattiva
da specificare), costo, apparenza, pubblicità più o meno
favorente, o caratteristiche relative alla variegazione di
chi lo compra, se dispone di danaro o no, se dispone di
danaro e lo tiene in valore o lo svilisce(superiormente di
fronte ad altri come tanti fanno) o se non ne dispone
affatto ma si vuole "premiare" acquistando prodotti
marchiati con simbolo di qualità "superiore"(magari solo di
attribuzione commerciale o pubblicitaria) o di moda, a fare
la differenza risolvente.
Difficile stabilire a priori che si possa diminuire o
annullare, anche per pochi numeri, lo spreco con l'aumento
(che dovrebbe essere talmente consistente e non di unità
percentuali e tale da non permettere proprio o quasi
l'acquisto-cioè per forza di cose)) dei costi delle derrate
perchè sarebbe una coercizione forzosa nei confronti della
maggior parte della popolazione più virtuosa, come te.E non
lasciando da parte il trambusto politico, economico,
finanziario, commerciale che ne deriverebbe. Non è buona
regola punire (e del resto sarebbe da sperimentare che
avvenga veramente) tutti a causa di alcuni.
Per quanto trattisi di salario "limitato" per tre/quarti
della società italiana direi che, anche qui, necessitano
dei distinguo. C'è chi gli introiti sa bene gestirli e non
sprecarli anche in cose non-cibo e c'è chi spende e spande
senza criterio per assecondare le proprie voglie e
perseguire i propri piaceri, chiamando in causa altri, Stato
compreso, per le proprie diseducate pretese.
Tuttavia i comportamenti singoli virtuosi sono sicuramente
il minore fattore risolutivo. Il resto è ben a monte.
19 ottobre 2016 10:17 - eli61
Sono d'accordo con savpg8801, è un'analisi giustissima.
L'aggravante di questa situazione, secondo me, è il cibo
che costa troppo poco: se spendi di più per un prodotto di
qualità farai in modo di non mandarlo sprecato. Di questi
tempi, con lo stipendio/salario limitato che si ritrova più
di tre quarti di società italiana, acquistando la giusta
quantità di cibo - perché alla cassa poi te ne accorgi -
farai anche in tempo a consumarlo invece di buttarlo nella
spazzatura. Personalmente, non getto via nulla, giusto un
limone ammuffito di tanto in tanto, ma di rado.....
17 ottobre 2016 10:28 - savpg8801
Fra le poche informazioni vere, in questo articolo, ce ne
sono tante utopistiche.
Educare, che significa? Informare e poi tutto va come vuole,
o educare reprimendo?
Nelle case di oggi, dove si fanno ogni sei mesi regole per
il risparmio energetico spendendo tantissimo di più per
nulla, si ha comunque il dito per accendere, ma non quello
per spegnere. Inutile ogni tentativo di educare. Così per
ilcibo o altre cose. Le etichette hanno contribuito a far
gettare via un sacco di derrate alimentari (e altro).
Avete dei bimbi piccoli da far mangiare? Ebbene, i nonni di
un tempo sapevano che la regola era: o mangiar questa
minestra o saltar quella finestra.
Non usa più così- Il bambino è merce preziosa; la rarità
è valore. Quindi si prepara di tutto per far mangiare i
pargoli che sono di gusti variabili e difficilissimi da
accontentare. Perciò una gran parte del preparato va
gettata via.
E non ci puoi far niente perchè i genitori di adesso hanno
la stessa preparazione e convinzione di chi li ha "liberati"
e non li puoi neppure riprendere o rampognare perchè fanno
quel che gli pare, sono adulti e liberi.
Altro aspetto di questa storia che viene vista solo da un
punto di critica, è economico strutturale.
Appurato che nella distribuzione si propone di tutto e di
più per accontentare i liberi gusti, le possibilità del
piacere ad ogni costo, le malattie di nutrizionismo che
propongono esotismi di ogni genere, la cultura cibaria
ristorantistica e televisiva, che poi viene ripetuta da
schiere di cuochi, cuocarine, chef, brutti ceffi che
arzigogolano e producono"opere d'arte" in piatti di alta
culinaria, e anche a casa (e non solo ogni tanto) ognuno si
cimenta per apparire e sentirsi psicologicamente re dei
fornelli, quindi chiunque può effettivamente capire che lo
spreco è di moda e d'obbligo allo scopo di apparire "i
nobili dei grandi pranzi" di antico retaggio.
Altro, ma non sicuramente ultimo, è il seguente problema
economico.
Gli andazzi moderni di liberismo ricco, hanno promosso una
produzione generale di prodotti di base, ma di varianti di
ogni tipo. Un esempio: migliaia di marche e di tipi di
yogurth, formaggi di milioni di varianti, paste, pastine,
merendine, succhi, carni, salumi, pani, farine, e tutto ciò
che ne consegue in produzioni complementari. Polpette di
ogni tipo, confezioni per single, prodotti in buste e da
forno, acque, bevande e salumi di ogni tipo oltre a frutta
e verdura, spesso fuori stagione che regolarmente verrà
buttata; tutti possono fare il loro elenco di roba uguale o
simile che non avrà vendita e quindi destino discarica.
Allora, chi ha prodotto tutto ciò? Imprese, fabbriche,
personale, operai, trasporti, commercio, e ogni branchia di
addetti e di indotto, se per ipotesi si favorissero le nuove
regole per evitare gli sprechi, tutti questi elementi non
avrebbero più lavoro, almeno in parte. Quindi fallimenti,
disoccupazione, aiuti di stato, ecc. . Una fetta di Popolo
ne avrebbe depressione e si innescherebbe altra crisi. E qui
c'è da dire parecchio già che le crisi ormai sono di
normalità.
Dunque, se psicologicamente e praticamente lo spreco fa
parte di una faccia della medaglia, bisogna anche
considerare la realtà che, se favorisse l'eliminazione
dello spreco, toglierebbe, appunto, nell'altra faccia della
medaglia, ogni validità di questo princìpio.
16 ottobre 2016 20:12 - lucillafiaccola1796
è ce i pezze ti krumiri guardano le pubblicità, comprano a
debito le derrate di merdel ce propagandano, poi non gli
piace la cacca e la buttano...io li farei stare a digiuno
per un bel po' così forse imparerebbero...