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2 maggio 2004 0:00 - stefano fiorito
in un paese lottizzato come il nostro ...la stampa nn poteva fare eccezione...
nn capisco tanto stupore...
il giorno in cui si trovassero meccanismi x rendere la stampa italiana libera...quello sarà davvero un gran giorno...
campa cavallo...
23 marzo 2004 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Graie ai due "signor Mario" che sono intervenuti.
Trovo la questione sollevata il 22 marzo, degna di grande attenzione; a me, però, sembra che non diminuisca affatto la responsabilità dei giornalisti, ma anzi l'accresca a dismisura. Se, infatti, la maggior parte delle persone ha poco tempo "per informarsi", a maggior ragione l'informazione dovrebbe essere chiara, corretta, precisa e quindi separata anche proprio visivamente da ogni sorta di commenti. Così com'essa viene generalmente presentata (sto parlando sempre e solo dell'informazione relativa a dei documenti), essa risulta totalmente inutile, un semplice chiacchiericcio ovverosia pettegolezzo .... che possiamo avere gratis in coda davanti a un qualunque sportello postale o cassa di supermercato.
Personalmente, comunque, sono convinta che chi legge sia perfettamente in grado, anche se nella stanchezza, di distinguere fra chi gli crea solo confusione mentale e chi gli offre lealmente strumenti validi a fare chiarezza.
Ma accettiamo pure che la maggior parte delle persone abbia ormai i sensi così ottusi da non accorgersi più che ciò che viene propinato come "informazione", in realtà è qualcosa di adulterato. Una situazione del genere, non sarebbe simile a quella di chi, molti anni fa, faceva il vino col metanolo, perché tanto poi quel vino lo bevevano gli alcolisti che non erano più in grado di distinguerne il sapore? Eppure la frode fu denunciata, e chi l'aveva compiuta ebbe un processo e fu condannato.
Sia chiaro: con questo paragone non intendo richiedere leggi contro la sofisticazione di notizie. (Meno leggi ci sono, secondo me, e meglio è). Intendo soltanto, sottolineare il fatto che chi fa un mestiere deve farlo bene. Se e quante persone sappiano apprezzare la qualità del servizio o prodotto in questione, questo è un problema che riguarda le persone medesime, come utenti o consumatrici. Del resto, che i quotidiani italiani, così come sono, non siano molto apprezzati, lo dicono le vendite.... e tutti i tentativi di conquistare i clienti con offerte che col giornalismo non hanno niente, ma proprio niente a che vedere. Perché, ripeto, non fare la cosa più semplice, più attinente a un giornale, e, forse, più economica: perché non fare dei quotidiani il luogo in cui proprio chi non può rivolgersi ad altre fonti riesce a conoscere direttamente dei documenti ritenuti importanti e a farsene un'idea personale? Direttori coraggiosi cercasi!
22 marzo 2004 0:00 - mario
Condivido pienamente quanto espresso con attenta e lucida chiarezza dalla Sig.ra Laldi. Mi pongo però una domanda: quanti 'lettori' sono interessati ad avere una informazione così dettagliata che gli consenta, oltre che leggerre l'articolo di 'informazione' e quello di 'commento', di verificare direttamente quanto letto? La maggior parte, purtroppo, ha appena il tempo di leggere una 'disinformazione' come quella vigente per essere a malapena al corrente che certi 'fatti' stanno avvenendo. Sono pessimista? O forse frequento da troppo tempo il lettore da metropolitana che occupa l'oretta di viaggio, in mezzo ad una bolgia infernale, per mantenersi 'informato' abbandonando il tutto appena entra nella dura realtà dei tempi dell'attività lavorativa (dove la cultura dell'informazione è riservata a non più del 3% delle strutture). Grazie.
14 marzo 2004 0:00 - Mario Botti Caffoni
Un abbraccio di stima ad Annapaola Laldi che non conoscevo e che trovo abbia centrato il problema del giornalismo di oggi: fare disinformazione anziché informazione e il tutto con la spocchia di chi si ritiene al di sopra di ogni controllo e di ogni giudizio, al quale tutto é permesso e nulla può essere imposto.
Brava Annapaola.
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