in un paese lottizzato come il nostro ...la stampa nn poteva
fare eccezione... nn capisco tanto stupore... il
giorno in cui si trovassero meccanismi x rendere la stampa
italiana libera...quello sarà davvero un gran giorno...
campa cavallo...
23 marzo 2004 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Graie ai due "signor Mario" che sono intervenuti.
Trovo la questione sollevata il 22 marzo, degna di
grande attenzione; a me, però, sembra che non diminuisca
affatto la responsabilità dei giornalisti, ma anzi
l'accresca a dismisura. Se, infatti, la maggior parte
delle persone ha poco tempo "per informarsi", a
maggior ragione l'informazione dovrebbe essere chiara,
corretta, precisa e quindi separata anche proprio
visivamente da ogni sorta di commenti. Così com'essa
viene generalmente presentata (sto parlando sempre e solo
dell'informazione relativa a dei documenti), essa
risulta totalmente inutile, un semplice chiacchiericcio
ovverosia pettegolezzo .... che possiamo avere gratis in
coda davanti a un qualunque sportello postale o cassa di
supermercato. Personalmente, comunque, sono convinta
che chi legge sia perfettamente in grado, anche se nella
stanchezza, di distinguere fra chi gli crea solo confusione
mentale e chi gli offre lealmente strumenti validi a fare
chiarezza. Ma accettiamo pure che la maggior parte
delle persone abbia ormai i sensi così ottusi da non
accorgersi più che ciò che viene propinato come
"informazione", in realtà è qualcosa di
adulterato. Una situazione del genere, non sarebbe simile a
quella di chi, molti anni fa, faceva il vino col metanolo,
perché tanto poi quel vino lo bevevano gli alcolisti che
non erano più in grado di distinguerne il sapore? Eppure la
frode fu denunciata, e chi l'aveva compiuta ebbe un
processo e fu condannato. Sia chiaro: con questo
paragone non intendo richiedere leggi contro la
sofisticazione di notizie. (Meno leggi ci sono, secondo me,
e meglio è). Intendo soltanto, sottolineare il fatto che
chi fa un mestiere deve farlo bene. Se e quante persone
sappiano apprezzare la qualità del servizio o prodotto in
questione, questo è un problema che riguarda le persone
medesime, come utenti o consumatrici. Del resto, che i
quotidiani italiani, così come sono, non siano molto
apprezzati, lo dicono le vendite.... e tutti i tentativi di
conquistare i clienti con offerte che col giornalismo non
hanno niente, ma proprio niente a che vedere. Perché,
ripeto, non fare la cosa più semplice, più attinente a un
giornale, e, forse, più economica: perché non fare dei
quotidiani il luogo in cui proprio chi non può rivolgersi
ad altre fonti riesce a conoscere direttamente dei documenti
ritenuti importanti e a farsene un'idea personale?
Direttori coraggiosi cercasi!
22 marzo 2004 0:00 - mario
Condivido pienamente quanto espresso con attenta e lucida
chiarezza dalla Sig.ra Laldi. Mi pongo però una domanda:
quanti 'lettori' sono interessati ad avere una
informazione così dettagliata che gli consenta, oltre che
leggerre l'articolo di 'informazione' e quello
di 'commento', di verificare direttamente quanto
letto? La maggior parte, purtroppo, ha appena il tempo di
leggere una 'disinformazione' come quella vigente
per essere a malapena al corrente che certi 'fatti'
stanno avvenendo. Sono pessimista? O forse frequento da
troppo tempo il lettore da metropolitana che occupa
l'oretta di viaggio, in mezzo ad una bolgia infernale,
per mantenersi 'informato' abbandonando il tutto
appena entra nella dura realtà dei tempi dell'attività
lavorativa (dove la cultura dell'informazione è
riservata a non più del 3% delle strutture). Grazie.
14 marzo 2004 0:00 - Mario Botti Caffoni
Un abbraccio di stima ad Annapaola Laldi che non conoscevo e
che trovo abbia centrato il problema del giornalismo di
oggi: fare disinformazione anziché informazione e il tutto
con la spocchia di chi si ritiene al di sopra di ogni
controllo e di ogni giudizio, al quale tutto é permesso e
nulla può essere imposto. Brava Annapaola.