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Eutanasia a Firenze. Regione Toscana: la fiera delle ipocrisie. La lezione di Giorgio Conciani
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Comunicato di Vincenzo Donvito
27 febbraio 2015 16:02
 
 Dopo che il quotidiano La Repubblica ha pubblicato la testimonianza di un infermiere che, dall'ospedale fiorentino di Careggi, ha raccontato come la pratica dell'eutanasia sia quotidianita' da parte degli operatori della sanita', i responsabili politici della sanita' regionale non hanno evitato di essere piu' realisti del re: cioe' di negare le evidenze, i drammi, le realta'. “In Toscana si rispettano le leggi, senza alcuna esitazione. Dunque, di eutanasia, nelle nostre strutture, non se ne parla neppure”. Cosi' l’assessore per il Diritto alla salute della Regione Toscana, Luigi Marroni. Mentre il Governatore toscano Enrico Rossi dice che non c’è bisogno di una legge sul fine vita, la quale "Non contribuirebbe a migliorare la situazione. Tutto in queste vicende rinvia alla professionalità e all'eticità dei medici", cioe' lo Stato deve restare fuori dalle scelte del malato.
Ma intanto la legge, e lo Stato, ci sono e pesantissimi: chi aiuta un malato a morire rischia l’imputazione per ‘Omicidio del consenziente’, fino a 15 anni di carcere.
E allora, come la mettiamo? Il metodo per loro e' semplice, e' quello dello struzzo: di fronte ad un problema la testa va messa sotto terra, e tutto sulla terra continua a scorrere a loro insaputa.
Nella quotidianita' di noi comuni mortali, questa si chiama ipocrisia. Che se praticata da chi ha responsabilita' politiche ed amministrative, diventa grave. Chiariamo: Marroni e Rossi possono anche essere contrari ad una legge sul fine vita e sull'eutanasia, non saremmo noi a dileggiarli, pur essendo noi di diversa opinione. Ma non si possono permettere di ignorare che il problema esiste, e che non e' marginale: verrebbero cosi' meno al loro mandato istituzionale che -ironia dei modi di presentarsi- in Toscana si chiama “diritto alla salute”. Forse non e' salute quella che invoca una persona che chiede che sia posta fine alla propria vita perche' non degna -per lui- di essere vissuta e chiamata tale? Questo lo si puo' negare nel nome del proprio credo, ma nascondersi dietro alla non-presa di posizione e' quanto di piu' meschino ci possa essere, umanamente, sanitariamente, civilmente ed istituzionalmente.
Io, tanti anni fa, avevo un caro amico che poi e' morto suicida. Era il dottor Giorgio Conciani. Nella sua attivita' professionale aveva quotidianamente a che fare con problemi del genere e mi aveva insegnato una cosa importante: se io ho una conoscenza, una scienza, una responsabilita' di valore e funzione pubblica (e lui, in quanto medico, ce l'aveva) non posso negare a chi me lo chiede, di utilizzarla a loro favore, quand'anche questo favore fosse aiutarli a privarsi della propria vita, la volonta' del paziente e' superiore a tutto. Il dottor Conciani ando' anche in galera per questa sua interpretazione e pratica del giuramento di Ippocrate (e qualche cretino lo aveva appellato 'dottor morte'). Un giorno decise di suicidarsi perche' non sopportava piu' la sua malattia, e fu costretto a farlo coi classici metodi brutali che vigono in assenza di una legge che trasformi questa estrema decisione in un momento dolce e non violento. Conciani mi ha lasciato un segno non indifferente che oggi, di fronte a questi ipocriti che governano la sanita' toscana, mi fa meglio capire quale fosse la sua grandezza e il suo essere al servizio dei cittadini e della liberta' degli individui.
Cari governanti della Toscana, nessuno vi chiede di violare la legge, ma abbiate la capacita' di capire chi siete e cosa dovreste fare, anche talvolta col silenzio, visto che non avete mai mostrato interesse alle proposte di modifica legislativa che giacciono in Parlamento anche grazie a raccolte popolari di firme.

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