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Green Network e Antitrust. La dimostrazione che l'attuale metodo sanzionatorio non funziona
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Comunicato di Vincenzo Donvito
17 giugno 2016 15:34
 
 L'Antitrust ha avviato un nuovo procedimento contro il fornitore di servizi elettrici e gas Green Network, perche' avrebbe attivato servizi non richiesti ad ignari utenti con pratiche commerciali aggressive. Lo ha fatto dopo segnalazioni da diversi consumatori e associazioni come la nostra.
Green Network era stata destinataria nel novembre 2015 di una sanzione di 240.000 euro per aver messo in atto pratiche commerciali scorrette di tipo aggressivo: queste consistevano nell’acquisizione di contratti di fornitura di energia elettrica e gas senza il consenso dei consumatori o in presenza di un consenso viziato, richiedendo anche il pagamento delle forniture non richieste attivate. La stessa società era stata sanzionata per ulteriori 100.000 euro per aver adottato, in particolare nel teleselling, procedure contrattuali non rispettose dei diritti dei consumatori.
Siamo quindi al terzo intervento dell'Autorita'. Dimostrazione di cio' che denunciamo da diverso tempo, cioe' che l'attuale sistema sanzionatorio dell'Autorita' Garante della Concorrenza e del Mercato non funziona. Per tre motivi:
- accertata la pratica commerciale scorretta e/o aggressiva, l'Autorita' da' un ultimatum entro cui l'azienda si dovrebbero riallineare alla normativa, ma quanto hanno sottratto/rubato fino alla scadenza di questo ultimatum, se lo tengono in saccoccia, e via.
- quando vengono comminate le sanzioni, queste ultime sono spesso solo ammonitorie, cioe' “promettimi che non lo farai piu'” e ti lascio andare. E le vittime rimangono sul campo.
- e quando queste sanzioni non sono ammonitorie ma economiche, si tratta sempre di importi che, pur apparendo in assoluto rilevanti, nella pratica sono ridicole: rappresentano, con quanto gia' introitato fino alla sanzione, una quantita' di soldi talmente bassa che e' inferiore a qualunque costo di una campagna pubblicitaria che avrebbero potuto fare per introitare i medesimi risultati. Non solo, ma il legittimo ricorso che aziende come nella fattispecie fanno contro queste sanzioni economiche, a parte le volte in cui viene riconosciuta loro ragione contro la delibera che li aveva sanzionati, procrastina nel tempo i pagamenti (spesso li riduce) dando loro vantaggi economici. E se pensiamo che spesso fino a quando non c'e' la soluzione definitiva della vicenda, se non e' intervenuto un provvedimento dell'Autorita' che ha comunque bloccato la presunta pratica commerciale scorretta in attesa della definizione finale, i loro introiti economici continuano ad andare avanti…. si capisce di quali quantita' di soldi stiamo parlando.
Come venirne fuori ed evitare che l'Autorita' continui ad intervenire, la situazione ritorna com'era prima del provvedimento e gli utenti continuino ad essere fregati? Dovrebbe cambiare il metodo sanzionatorio, non piu' con importi stabiliti dalle norme con dei minimi e dei massimi, ma con importi percentuali legati allo specifico fatturato di chi ha messo in atto la pratica commerciale scorretta, si da far loro pensarci tre volte la prossima volta che hanno intenzione di reiterare il proprio business sulla pelle degli utenti.
Questo non puo' deciderlo l'Autorita', ma spetta al legislatore che, piu' volte stimolato da noi in merito, si e' sempre manifestato sordo, consolidando l'intoccabilita' del metodo sanzionatorio in vigore. Forse il legislatore vuole che sia questo il libero mercato?
 
 
 
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