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L'irriverente. Commercio, saldi, corporazioni. Anno nuovo, vita vecchia
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Comunicato di Vincenzo Donvito
1 gennaio 2016 13:13
 
 Il commercio e' una delle anime portanti della nostra economia. Lo sappiamo noi consumatori, lo sa chi ci amministra e chi ci governa, lo sanno le varie corporazioni del settore, cioe' sindacati e associazioni di categoria. Mentre il Governo e le amministrazioni continuano a destreggiarsi nel ricavare piu' tasse possibili e nel far finta che non esistono (o assecondandole) forti pressioni per impedire la liberalizzazione, le categorie che dovrebbero rappresentare alcune delle due anime del commercio (lavoratori e imprenditori/artigiani) fanno altrettanto esercizio anti-liberalizzazioni.
I sindacati avevano convocato uno sciopero dei lavoratori per il 25 e 26 dicembre, nonche' per il 1 gennaio, per favorire le feste in famiglia e, come prevedibile, hanno avuto “un successo strepitoso” (non per adesione dei lavoratori, ma perche' comunque sono stati rarissimi gli esercizi commerciali aperti in quelle date). Chissa' se sarebbe stato registrato altrettanto successo per -ad esempio- uno sciopero dei treni, degli aerei, delle forze di polizia, degli addetti alle centrali elettriche, dei ristoratori, etc.. Lasciamo perdere, c'e' gia' la storia quotidiana che li sta gia' condannati all'oblio.
Le associazioni di categoria dei commercianti, a loro volta, prendendo se stessi e tutti gli altri per i fondelli, fanno finta che le vendite a saldo stabilite per legge siano importanti per l'economia: si sperticano in proposte di rinviare queste vendite a fine gennaio sostenendo che i propri associati sono contrari alle vendite promozionali e, sostanzialmente, all'abolizione dei periodi dei saldi. Infatti, noi consumatori siamo testimoni dell'inesistenza sostanziale dei prezzi scontati, delle promozioni, delle svendite, etc in altri periodi dell'anno che non quelli stabiliti dalle leggi per le vendite a saldo…. Ci prendono e si prendono per i fondelli. Per l'appunto. Che' se oggi non esistesse questa liberta', e' molto probabile che gli associati di queste corporazioni non sarebbero piu' tali, perche' non avrebbero neanche i soldi per pagare le loro quote associative (1).
Il mondo, l'economia, le culture, gli individui… sono tutti cambiati, ma loro -sindacati e associazioni di categoria- sono invece li', fermi nella loro durezza e presunta forza corporativa. Non solo a difendere cose che non esistono piu' (gli sconti da loro comandati), ma anche a cercare di razionalizzare questi cadaveri putrescenti dell'economia controllata da quello Stato di cui credono di essere ancora i padroni.
Anno nuovo, vita vecchia. Per l'appunto. Intanto, noi consumatori facciamo irriverentemente notare questo iato tra realta' e presunti gestori di un potere in dissolvenza spontanea, che si sta facendo seppellire anche da tante risate: quelle dei consumatori che finalmente possono esser tali quando vogliono senza violentare le proprie abitudini e desideri, e quelle dei commercianti che fanno gia' come credono piu' opportuno al loro business.

(1) quote che spesso pagano solo perche' per ottenere permessi e altre cose del genere, farlo attraverso la corporazione e' piu' facile se non impossibile rispetto a farlo da soli (grazie! amministrazioni locali, incapaci di concepite norme semplici e intellegibili anche senza la mediazione concertativa delle corporazioni). 
 
 
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