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Politica, vita e amore. Quello che piace sentirci dire e leggere
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Editoriale di Vincenzo Donvito
15 dicembre 2015 15:09
 
 Nella storia dell'essere umano raziocinante, c'e' un aspetto che talvolta sottovalutiamo, ma che -a nostro avviso- rispecchia una fondamentale influenza in comportamento e modo di pensare individuale, e relativi risvolti sulla comunita'. Storia di Politica. Storia di Vita. Storia di Amore. Parliamo dell'essere umano raziocinante, perche' c'e' anche il dogmatico e l'annullato che -ora- non ci interessano: quell'insieme di membra, muscoli, nervi e pensieri a cui piace tenersi informato, e in base a questo vivere la propria vita.
L'aspetto presunto sottovalutato e' il confronto col diverso, financo all'opposto.
Qualche esempio.
Politica. Quante volte ascoltiamo o leggiamo nei particolari le motivazioni di chi percepiamo esserci molto lontano? In televisione o sui vari media o (per chi usa ancora un simile metodo) andando ad una manifestazione. Raro, e quando accade e', piu' che altro roba da speculatori studiosi. E' molto piu' frequente che ci soffermiamo per sentire le argomentazioni che, sin dalle prime battute o per la stima e notorieta' di chi le pronuncia, ci sembrano piu' consone al nostro presunto modo di pensare, si' da poter sentirci piu' motivati, piu' convinti e piu' decisi per costruirci sopra un nostro modo di speculazione, osservazione e proiezione verso il futuro.
Vita. Quante volte ci ripetiamo “a me piace la pizza margherita, la quattro stagioni non la sopporto”, oppure “mangiare al cinese... se proprio mi costringono...”, oppure “andare a vedere un cinepanettone? Ma sei matto...”, oppure ancora “se devo andare in un posto preferisco la macchina, non capisco quelli che vanno in bicicletta...”, oppure “io mi sposto solo coi mezzi pubblici, chi va in auto e' solo un pazzo inquinatore...”, e cosi' via.
Amore. “A me piacciono le bionde, le more le guardo solo in rare occasioni, le asiatiche mi turbano, le indu' non le conosco, le latine mi imbarazzano, le africane... boh”; “a me piacciono i maschi latini, nei nordici o nei magrebini o negli arabi o negli asiatici... non capisco cosa ci si trovi”; “amo il prossimo se lo stesso mi rispetta”; “amo la natura fintanto che non diventi un ostacolo”, etc.
E' raro -a parte gli “addetti ai lavori”- imbattersi in contesti in cui qualcuno -potendo e non per costrizione individuale o economica o sociale che sia- fa qualcosa che non gli piace. Tipo: un mondialista convinto (di varia ideologia, se ce l'ha) che partecipa ad una manifestazione col capo leghista Matteo Salvini... e viceversa: un nazionalista convinto che si vede un'intera trasmissione tv sull'integrazione e il valore dell'immigrazione, o sui benefici della moneta Euro o sull'attualita' del manifesto di Ventotene scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Tipo: un convito e amante della bistecca modello macellaio Dario Cecchini di Greve in Chianti, che va a provare un ristorante vegano, o viceversa: un vegano che non ha mai mangiato una bistecca del Cecchini di Greve, che va a provarla per meglio capire se stesso e la sua scelta alimentare. Tipo: il famoso amante delle bionde che va in un bordello (inclusi quelli gay) de Il Cairo o di Ouagadougou o di Istanbul o di Bombay o di Buenos Aires; o il turista che va sempre in viaggi organizzati e che decide di andare, in forma autogestita, alle falde del Kilimandjaro o nella Amazzonia colombiana; o il volontario che tutte le domeniche da' una mano alla parrocchia sotto casa che va a dare una mano nelle periferie di Tegucigalpa o di Calcutta.
Insomma, sembra che piaccia di piu' trovare, ed avere a che fare, con situazioni e contesti che confermino le proprie scelte, che non ci creino imbarazzi e che ci facciano stare comodi (secondo il proprio concetto e pratica di comodita').
In questi tre ambiti che abbiamo indicato (politica, vita e amore) ci sono dei “dichiaranti” che sembrano fatti apposta per essere ascoltati da queste persone, tre tra i tanti: Sergio Mattarella (presidente della Repubblica), papa Bergoglio (Francesco I), Laura Boldrini (presidente della Camera). Le loro dichiarazioni riempiono quotidianamente le cronache mediatiche e, per come le esprimono e per il loro contenuto “lapidario” (sempre molto semplice e breve, secondo i nuovi modelli in voga nella comunicazione) e' quello che qualcuno vuole sentire. In questi ultimi giorni ad esempio. Mattarella: “non cedere al terrorismo”. Bergoglio: “la mancanza di lavoro intacca pesantemente il senso di dignità e di speranza”. Boldrini: “tutti possono contribuire agli obiettivi posti alla Cop21”. Quando si ascoltano o si leggono queste frasi, nell'uditore/lettore scatta un meccanismo di ritorno all'infanzia, a sentimenti primordiali e di base su cui si costruisce un bagaglio per il futuro: ci si sente piu' buoni e disponibili.
Questo processo puo' essere letto positivamente o negativamente, e qui non ci interessa esprimere giudizio in merito. Ci interessa, invece, che la ricerca, e il soffermarsi dopo aver individuata la stessa, e' cio' che resta piu' frequentemente: porta ad accettazione e confronto col proprio simile. Non certo il diverso e/o l'opposto. Altrettanta attenzione, infatti, non viene prestata nei contesti che meno ci appartengono, o che potrebbero esserlo ma presupporrebbero un'attenta e articolata speculazione per riconoscerli.
Ne siamo consapevoli? E' quello che cerchiamo? E' quello che potrebbe servirci? Domande, sempre domande e poche risposte…. Nell'ambito in cui gioca l'individuo, possiamo solo porre domande, proprio perche' apparteniamo a coloro che osservano, cercano e imparano dal diverso e dall'opposto.

 
 
 
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