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Le riforme impossibili. Addio Europa?
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Editoriale di Vincenzo Donvito
25 novembre 2009 7:52
 
Europa, soggetti fondanti.. dove siamo oggi? Sembra proprio che siamo out!! Scrivo come italiano, per il solo fatto di essere residente in questo Paese e, di conseguenza, soggetto all'applicazione e al rispetto di leggi che invece, visto che mangio e mi sposto e mi informo in un contesto tutt'altro che nazionale, vorrei fossero condivise con chi vive a Parigi o Madrid o Berlino e -magari- Istanbul, Nicosia, Rabat e Gerusalemme.
Ma non e' cosi'. Ne prendo atto. Soprattutto perche' se decidessi di andare a vivere fuori d'Italia, probabilmente vivrei meglio per alcune cose, ma il problema di fondo che ho sollevato rimarrebbe uguale... e vivrei il disagio ugualmente anche se da una prospettiva diversa.
Sfoggio il mio federalismo europeo per convincermi e comunicare che non bisogna mollare: l'impegno non puo' diventare secondario rispetto alle frustrazioni civiche che ogni giorno sopportiamo.
Ed e' per questo che leggo come incredibili due avvenimenti istituzionali del nostro Paese.
E' praticamente certezza la decisione della commissione del Senato sulla pillola abortiva Ru486, decisione che abbiamo anticipato pubblicando in anteprima una bozza riservata. Questa pillola, dice la maggioranza di questa commissione, non si sa se e' pericolosa o meno per cui chiediamo che l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) non dia il suo placet per la commercializzazione e che l'Emea (l'Agenzia europea del farmaco) rifaccia le proprie indagini da capo. Il presidente della Commissione Sanita' di Palazzo Madama, Antonio Tomassini, che non crediamo sia uno stupido, sta solo prendendo in giro gli italiani: per quale motivo l'Emea dovrebbe rivedere le proprie conclusioni su un farmaco che da oltre venti anni e' usato in tutta Europa, un farmaco che non ha mai dato problemi in passato e neanche oggi? E' evidente che camuffa i propri convincimenti contro l'aborto e -cosa piu' grave- il proprio desiderio di punire le donne che vi ricorrono impedendo che usino sistemi meno traumatici di quello chirurgico. Questo e' un senatore della Repubblica, questa e' la maggioranza che governa il Senato. E non e' questione di destra o sinistra: in Francia o Germania, per esempio, nessun parlamentare di destra si sognerebbe di chiedere una cosa del genere.
E' proprio diverso il rapporto e il rispetto delle istituzioni. Stesso rispetto che abbiamo verificato essere assente per il tipo di reazione alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha dichiarato illegittimo l'obbligo di appendere un crocifisso in un'aula scolastica.
Veniamo all'altro avvenimento che leggo come incredibile, la giustizia. Chissa' se avremo o meno il cosiddetto processo breve. Indipendentemente dal fatto che e' un provvedimento che il Governo ha studiato per levare dalle beghe il proprio presidente, a chi non piacerebbe una norma che desse un limite temporale alla giustizia, civile o penale che sia? Ma, anche indipendentemente dal fatto che molti processi in corso da anni salterebbero, quale macchina organizzativa della giustizia dovrebbe trovarsi a decidere ed applicare queste norme? Prima di tutto dei magistrati che, senza responsabilita' civile delle proprie azioni, avrebbero il potere di decidere, a fronte di una quantita' disumana di processi da imbastire, quali fare e quali mandare in prescrizione: non esiste un organico, di giudici e di macchina organizzativa piu' in generale, in grado di far fronte a tutto il processabile; la decisione del giudice contro chi procedere o meno sarebbe l'unica possibilita' per applicare la legge. Ci troveremmo cosi' davanti ad un paradosso: il capo del Governo, che notoriamente non ama il potere dei giudici, amplierebbe questo stesso potere con il solo risultato di mandare in prescrizione alcune cause che lo coinvolgono. E poi? Punto e da capo!
Anche qui, ve l'immaginate la Gran Bretagna o il Portogallo che mettono in atto una simile riforma di giustizia?
Solo due esempi di riforme impossibili e che -per la giustizia- siccome e' altamente probabile che venga approvata, diventerebbe il contrario di quello che ci hanno fatto credere.
 
 
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