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Sopravvalutazione degli asset finanziari, sottovalutazione delle conseguenze
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Editoriale di Alessandro Pedone
11 marzo 2015 18:41
 
Viviamo una fase dei mercati finanziari assolutamente eccezionale.
Le banche centrali un tempo erano regolatori dei mercati. Oggi hanno assunto il ruolo di principali protagonisti. Sono coloro che, di fatto, determinano, direttamente o indirettamente, i prezzi delle principali asset class.
Il comparto nel quale le banche centrali agiscono direttamente è principalmente quello delle obbligazioni governative. L'intervento della BCE ha spinto i rendimenti di questa categoria di obbligazioni prossimi allo zero (ed in alcuni casi sotto zero).
Ciò determina, indirettamente, l'eccezionale diminuzione dei rendimenti di tutte le altre categorie di obbligazioni.
Con i rendimenti delle obbligazioni sostanzialmente prossimi allo zero dove finiscono i soldi che la BCE immette nei mercati finanziari acquistando obbligazioni? Il principale mercato di sbocco è ovviamente quello azionario. Indirettamente, quindi, l'intervento della BCE (come precedentemente quello delle altre banche centrali) non ha solo spinto fino alla follia i prezzi delle obbligazioni, ma anche quelli delle azioni.
Il mercato azionario USA è già molto caro. Quello europeo non raggiunge quei picchi di sopravvalutazione, ma è comunque abbastanza caro. Ciò nonostante, se non accadranno degli eventi esogeni ai mercati finanziari che fungano da catalizzatore, è ragionevole attendersi che le azioni continueranno a salire sulla spinta di questo operato della BCE.
 
Ma quali sono le conseguenze di questa situazione?
 
Le conseguenze, in poche parole, sono la creazione di una bolla finanziaria che può scoppiare non appena ci sarà un catalizzatore sufficientemente forte.
Fino a quando le banche centrali manterranno la remunerazione della liquidità e delle obbligazioni prossime allo zero, gli investitori continueranno ad investire nei mercati azionari a meno che non si presenti qualche evento esterno che modifichi il sentiment del mercato.
Ad un certo punto, però, le banche centrali dovranno, obbligatoriamente, tornare alla normalità ed allora, qualsiasi notizia negativa o evento esogeno innescherà un fuggi-fuggi generale che farà molte “vittime”, finanziariamente parlando.
Ancora non stiamo vivendo, sul mercato azionario, una fase di totale euforia irrazionale. C'è una forte propensione al rischio, ma non ancora vera e propria euforia.
L'acquisto di azioni non è ancora diventato un tema di conversazione di massa come avvenne, ad esempio tra la fine degli anni '90 ed i primi tre mesi del 2000.
Non è escluso che nei prossimi mesi si possa rivedere una fase del genere, magari favorita da una qualche ripresa economica percepita in modo significativo.
Se ciò dovesse realizzarsi, lo scenario di un violento scoppio della bolla diventerebbe ancora più probabile.
In tutti i casi, è importante che i risparmiatori siano consapevoli che, per quanto i prezzi degli asset finanziari possano ancora continuare a salire, e forse anche molto, questi eventuali rendimenti non sarebbero “sani”. Sono rendimenti frutto di circostanze assolutamente eccezionali che possono svanire da un momento all'altro.
Si può anche scegliere, se si è molto consapevoli dei rischi, di provare a cavalcare questa fase speculativa, ma sarebbe un grave errore investire in azioni sulla base del fatto che fino ad oggi sono andate molto bene. Semplicemente perché “fino a quando la BCE immette soldi le azioni non possono che salire”.
I prezzi delle attività finanziarie sono molto sopravvalutati, in alcuni casi sono folli, in altri casi ci sono tutte le condizioni affinché lo diventino relativamente presto. L'errore che gli investitori informati non dovrebbero fare è quello di sottovalutarne le conseguenze.  
 
 
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