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Stato, diritto ed elezioni. Le regole e il bacio in fronte
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Editoriale di Vincenzo Donvito
17 maggio 2016 8:28
 
 Il Consiglio di Stato ha riammesso alle competizioni elettorali comunali di Roma e Milano le liste, rispettivamente di Fassina e Fratelli d'Italia nonostante mancassero le date nella vidimazione su cui moduli sono state raccolte le firme necessarie alla presentazione delle liste. (1)
Premesso. Di questi due raggruppamenti politici -per quanto ora manifestiamo la nostra indignazione- non siamo interessati ai loro contenuti politici. Ci interessa solo la forma, che in democrazia dovrebbe contare molto per tutti, secondo i principi di uguaglianza stabiliti dalla Carta Costituzionale.
Ma evidentemente non e' cosi'.
Chi scrive e' stato nel secolo scorso, per decenni, impegnato su raccolta di firme, essenzialmente per referendum abrogativi, che hanno -secondo me e la cosiddetta opinione diffusa- contribuito a rendere migliore il nostro Paese. Decine e decine di referendum sulla cui raccolta, io tra altri, sono sempre stato un “pasdaran” del diritto: le regole vanno rispettate, figuriamoci se non devono esserlo da parte di coloro che chiedono una modifica popolare/elettorale dell'ordinamento. E su queste regole ho forgiato, in compagnia sempre buona (destra, sinistra, centro, estremisti e non, comunque amanti e rispettosi del diritto e delle regole), la nascita, la crescita, lo sviluppo del cosiddetto “homo civis”, quello che si confronta rispettando le regole del gioco.
Per capire, quando si gioca a monopoli o simili con dei bambini, i grandi, pur di far vincere i pargoli, fanno finta di sbagliare o, dall'autorevolezza del loro essere grandi, declamano regole che sono il contrario di quelle stabilite per quel gioco. Perche' questo avviene? Per i grandi -sbagliando a mio avviso anche in questo caso- vogliono far crescer i propri piccoli con la felicita' della vittoria, mettendo da parte la scontata delusione di non aver prestato attenzione alle regole. E poi, questi bambini crescono, crescono e crescono... fino a raccogliere le firme per presentare le liste alle elezioni ed eleggere quelli che poi fanno e/o mettono in pratica gli ordinamenti della nostra vita quotidiana; e sono quelli che hanno somatizzato e continuano a mettere in pratica le regole della vita come se stessero continuando a giocare a monopoli coi grandi, che anche quando sono grandi, per l'appunto, consentono loro di vincere non rispettando le regole. E cosi' che vengono formati i cittadini italiani, dove aggiungiamo che a questa lezione di vita famigliare, l'assenza dell'insegnamento di educazione civica fin dai primi anni della scuola (o l'insegnamento con maestri che dicono delle fesserie che neanche i manuali dei piu' inetti -dal punto di vista di diritto e Costituzione- raggruppamenti politici si sognerebbero di dire).
Aggiungiamo ancora. Se io, comune mortale, non pago una multa entro il 60mo giorno dalla notifica, l'importo mi raddoppia. Se presento un qualche documento presso una qualunque Pubblica Amministrazione e sgarro di un giorno o di una firma o dimentico un codicillo, sono dolori per il mio portafogli e per l'istanza presentata. Ma io sono per l'appunto un comune mortale. Condizione, evidentemente, che non vale per chi si candida per fare ed amministrare le leggi.
L'altro giorno mia figlia, che e' in quinta elementare, ha fatto una verifica di educazione civica. Le lezioni dell'insegnate in merito -a mio giudizio e a quello dei libri- erano disastrose. Alla riottosita' della ragazzina a far proprie le norme del funzionamento dello Stato e della formazione della Repubblica (si chiedeva praticamente solo l'apprendimento mnemonico), dietro mia insistenza, che le ho spiegato nella pratica cosa volessero dire e quale importanza rivestissero per la nostra vita quotidiana, la ragazza si e' impegnata e, quasi come un gioco piacevole, mi sembrava preparata. Ebbene, ha fatto la verifica ed ha preso 10-. Le ho chiesto cosa volesse dire quel “meno”. Premesso: la ragazza studia, oltre all'inglese nella scuola dell'obbligo, anche il francese privatamente. E lei mi ha risposto: babbo, alla domanda in quale giorno era stata liberata la repubblica dal fascismo (notare: la repubblica italiana il 25 aprile del 1945 non esisteva....), invece di rispondere 25 aprile, ho scritto 14 luglio... e solo dopo la consegna della verifica mi sono resa conto che era il giorno della presa dalla Bastiglia a Parigi (che alla scuola pubblica ovviamente non hanno ancora studiato). Ho abbracciato mia figlia e le ho stampato un bacio sulla fronte.
Chissa' da chi e come saranno baciati Fassina per le liste romane e Meloni per per quelle milanesi.

(1) che quasi tutti raccolgano le firme quando i nomi delle liste ancora non son sui fogli e quindi, contravvenendo alle norme, firmano in bianco a favore di questo o quell'altro partito e' prassi diffusa... anche se qui -per carita'- non sappiamo. 
 
 
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