testata ADUC
ADAMO - OVVERO: UNA STORIA D'ALTRI TEMPI
Scarica e stampa il PDF
La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 ottobre 2004 0:00
 
Uscendo dall'Archivio di stato di P**, quella mattina di giugno di qualche anno fa, avevo la bocca alle orecchie e mi sentivo molto Francesco Nuti quando, in "Io, Chiara e lo Scuro", cerca affannosamente la fotografia del nonno, e intanto urla: "Oh nonno, oh nonno, ho vinto lo Scuro!!". Si', anch'io avevo qualcosa da dire -alla nonna. Alla nonna che mi ha allevato, e alla quale devo tanto di me, in tutti i sensi possibili e immaginabili.
"Oh, nonna, oh, nonna! Guarda dove comincia la tua aristocrazia!". Glielo dicevo fra me e me, sorridendo di quel sentimento di superiorita' che lei, persona "distinta", aveva verso la gente "ordinaria", nutrita da leggende familiari che, tra l'altro, volevano una sua bisnonna dama di compagnia alla corte del Granduca di Toscana.
Quella mattina, infatti, ero arrivata al punto d'inizio del ramo affettivamente (si', da "affetto"!) principale della sua famiglia -quello del suo amatissimo nonno materno, Demetrio, il rilegatore di libri, che pure per me e' una presenza viva, non solo perche' mi sono arrivati intatti dei grandi tovaglioli con le sue iniziali, ma anche perche' anch'io mi diletto, sia pure da modestissima apprendista, in quel suo affascinante mestiere.
Avevo scoperto l'origine di ADAMO, il trisavolo di Demetrio; un'origine "oscura", e per questo, dal mio punto di vista, estremamente liberante. Che qui racconto per festeggiare il suo 287.o compleanno che cade il 19 di questo mese.

ADAMO


Che tempo faceva, piccolo Adamo, quella prima mattina del 20 di ottobre del 1717?
Vi erano gia' i segni dell'autunno incipiente, con la nebbia che avvolgeva il colle di M**, bagnando le foglie rosse delle viti e le rame d'olivo dagli argentei riflessi, oppure gia' si annunciava, alle prime luci dell'alba, una di quelle nitide e calde giornate ottobrine, in cui sembra tornata l'estate, non fosse che per una maggiore lunghezza delle ombre?
Quale atmosfera ti accolse, piccolo Adamo, a pochissime ore dalla nascita, e gia' tolto a mamma Caterina, perche' eri capitato fuori tempo e fuori luogo, coi suoi 47 anni suonati e la sua vedovanza, che gia' durava da quattro anni, e gli altri quattro figlioli gia' grandi.... Ad aiutarti a nascere, alle undici della sera prima, il 19 di ottobre, deve esserci stata di certo la vicina di casa, quella certa Elisabetta che, non so perche', mi da' l'impressione di una donna un po' intrigante, forse neppure estranea alla relazione da cui tu sei nato -ma forse le faccio torto. La tua mamma resta sullo sfondo. Ha fatto tutto questa Elisabetta. Ti ha portato al fonte battesimale la mattina prestissimo del 20 ottobre, che era ancora buio. E forse faccio un torto anche al cappellano dell'antica pieve, Giovanni Silvestro L., se me lo immagino assonnato e infreddolito, recitare spedito il "latinorum" delle invocazioni, fare le domande previste dal rito e magari darsi anche le risposte, metterti sulle labbra il "sale della sapienza", ungerti con il crisma della regalita', anche se eri figlio "illegittimo", versarti sul capo l'acqua benedetta, lavandoti dal peccato originale, te, che del peccato per antonomasia eri un frutto... Perche', al di la' delle buone intenzioni e della personale pieta' verso la creatura innocente, e' la fretta che s'impone. Bisogna scendere al piano, nella citta' murata, e c'e' un bel po' di strada che attende la Elisabetta. Ore, non minuti, non importa se a piedi o su un carretto, con quell'involtino fra le braccia, che dovevi essere tu, piccolo Adamo, per lasciarti alle otto di mattina nella buca dello Spedale di San G**.

20 ottobre 1717: altri tempi. Tempi di amanuensi solerti o svogliati, dalla bella grafia o dalla grafia pressoche' illeggibile, ma precisi, sempre precisi nella essenzialita' delle notizie. Di raccontare la tua storia, che contava appena nove ore, e' toccato a uno scrivano che, a giudicare dalla grafia, doveva svolgere questo incarico di buon grado.
Il ponderoso registro, uno dei molti dello Spedale, dedica una pagina ad ogni infante accolto; l'atto porta un numero, e un'annotazione a margine dello scritto mette in evidenza, fra l'altro, il nome di battesimo della creatura e la sua provenienza. Tu sei registrato come ADAMO GIOVANNI ANTONIO, "messo nella buca" "ad ore 8 dalla Lisabetta...con fede di .. Cappellano, che diceva di averlo battezzato . ed essere di genitore incerto e di M. Caterina ... vedova".
Allo Spedale di San G* ci rimanesti per circa un mese. E sopravvivesti, il che non era banale ne' scontato; i registri dello Spedale sono costellati di croci sotto l'annotazione del nome e della breve storia del bambino o della bambina, che in tal caso si conclude con una formula che riecheggia l'invito contenuto in numerosi salmi riadattato per l'occasione: "Laudate pueri Domino" (Lodate, fanciulli, il Signore). Invece che mettere un paio di alucce angeliche per andare a lodare il Signore in cielo, tu preferisti lodarlo con vagiti molto terreni, che mi piace immaginare potenti e risonanti. Forte del tuo nome che ti metteva in relazione con il primo essere umano, creato direttamente da Dio a sua immagine e somiglianza, avrai succhiato avidamente il latte dal petto di una delle donne che venivano assunte come balie di questi Spedali e poi, ci dice l'anonimo scrivano, il 23 di novembre, ti prese con se' la Lucia di Jacopo G. che, per la ricompensa d'uso, ti allevo' fino al tuo primo anno di eta' -per tenerti poi proprio come un figlio suo finche' non te ne andasti in citta' che avevi almeno 22 anni; e da allora in poi ti dichiarasti "del fu Jacopo G.", e desti proprio il nome di Jacopo a uno dei tuoi numerosi figli.

Ma la storia d'inizio della tua vita non si conclude qui.
Vi e' ancora un risvolto, non piccolo, in cui, come sempre, tutto si mescola a tutto, e davvero non e' dato sapere qual e' il bene e qual e' il male.
Il puntuale scrivano aggiunge infatti: "Avendo ritrovato sua madre il d[ett]o G. lo volle tenere .....".

Quante cose si possono dire con pochissime parole. Che squarci di vita, si aprono dietro a questa essenzialita'. E quali drammi. Perche' Caterina dovette pentirsi subito di aver lasciato andar via il suo bambino (e per questo avverto la Elisabetta come una bella intrigante, solo preoccupata di allontanare la pietra dello scandalo), e lo ricerco' subito, fra il dicembre del 1717 e il febbraio del 1718. Dopo non ci sarebbe stato piu' tempo; la sua morte e' registrata al 6 marzo 1718.
Che cosa puo' esprimere, in realta', quel lapidario "Il G. lo volle tenere"?
Lucia e Jacopo si erano affezionati al bambino che, fra l'altro, robusto com'era, poteva diventare utile alla famiglia, e reagirono con violenza a questa intrusione, e Caterina, gia' molto provata dalle sue vicende, ricevette il colpo di grazia dal loro rifiuto?
Oppure, Jacopo e Lucia si accorsero che Caterina era debole, forse malata, e le dissero di no proprio perche' avvertirono che il bambino sarebbe stato piu' al sicuro con loro che in quell'altro ambiente in cui non sarebbe stato che un estraneo forse anche irriso e disprezzato? Ma anche in questo caso, il rifiuto potrebbe aver ferito a morte Caterina.
Ma potrebbe anche essere che quel brusco "lo volle tenere" non esprima una qualche oggettiva prepotenza contro la madre naturale, ma scaturisca solo dal bisogno di brevita' dello scrivano, e allora si potrebbe ipotizzare addirittura una decisione presa di comune accordo, o quanto meno con un assenso di Caterina -sia pure un doloroso assenso.
Chi puo' dire qual e' l'interpretazione giusta?
Restano queste persone, cosi' vive ancora oggi con tutto il dolore di una situazione difficile, e il dubbio su quale sia la decisione giusta, e il confronto (o addirittura: scontro?) fra due attaccamenti uguali e contrari alla medesima creatura. E resta la gioia per questo bambino che riusci' a farcela, al quale devo la mia esistenza, e al quale qui esprimo la mia gratitudine anche per questa storia che mi ha consentito di narrare. Una storia d'altri tempi... Ma e' davvero una storia d'altri tempi?
 
 
LA PULCE NELL'ORECCHIO IN EVIDENZA
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS