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AMICHE E TESORI
OVVERO: UN OVETTO DI PASQUA SERVITO SU UN PIATTO D'ARGENTO
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 aprile 2004 0:00
 
Mi sto accorgendo che una cosa importante, nella vita, e' avere buoni fornitori. Buoni in un duplice senso: che offrano una cosa di buona qualita' e, insieme, che riescano a comunicare il valore che le annettono.
Allora, come dire, il gioco e' fatto. Le scintille che emanano dalla cosa offerta, magari piccola, in se', e molto semplice, vanno a scovare, dentro di me, altre scintille di altre ottime forniture e nel dialogo che esse intessono, si rischiarano certi lati che erano rimasti in ombra. E' cosi' che, qualche volta, nasce una terza "creatura" con vita propria e autonoma, che prende congedo dai "genitori" e se ne va a zonzo per il mondo da se', qualche altra, invece, le due cose semplicemente si affiancano ed escono cosi', per mano, a dire la bellezza dell'incontro.

E dunque: qualche giorno fa passo a salutare un'amica che si occupa di una rassegna stampa in lingua tedesca. La trovo che ha appena fatto la fotocopia di un trafiletto dalla "Sueddeutsche Zeitung", e, appena mi vede, me la sventola allegra sotto il naso. "Senti bello!", esclama. E, senza darmi il tempo di interloquire, tanto e' il suo entusiasmo, continua: "Un tizio tedesco ha vinto quasi dieci milioni di euro alla lotteria, e ci ha pensato per due mesi se incassare o no la vincita. E alla fine ha visto che poteva aiutare gli altri e ha deciso di istituire una fondazione". E aggiunge delle considerazioni sul rischio di perdere la testa che una persona corre vincendo premi di tale entita', rovinandosi definitivamente la vita.
Usare questa enorme somma di denaro, frapponendole pero' una distanza di sicurezza quale e' il metterla a disposizione di un determinato pubblico -come e' la natura di una fondazione-, appare un modo intelligente di gestire l'inaspettata fortuna e di impedirle di mutarsi in prevedibile sfortuna. Allora, si' che il tesoro resta un tesoro, in ogni senso... come del resto, e prima di tutto, avere autentici amici e vere amiche.

La notizia oggettiva e l'entusiasmo dell'amica che me la raccontava ci hanno messo davvero poco a entrare in contatto e a prendere per mano, dentro di me, una storia che amo molto, e che somiglia alla notizia di cronaca proprio per l'uso pubblico che il protagonista fa dell'improvvisa ricchezza toccatagli in sorte. Si intitola, per l'appunto, "IL TESORO" e si trova fra i "Racconti dei Chassidim" raccolti da Martin Buber. Anche se mi piace tantissimo raccontarla con le mie parole, preferisco copiarla nella sua integralita', perche' certamente essa contiene molto di piu' di quanto abbia finora percepito io stessa e non mi voglio frapporre fra questa ulteriore ricchezza e i suoi eventuali destinatari nelle persone che la leggeranno qui -e a cui la dedico come un augurio per la Pasqua, comunque questa festa sia intesa (o anche non intesa. Che importa? Di auguri, mi pare, c'e' sempre un po' bisogno).

La storia si svolge in quel particolare ambiente ebraico dell'Europa orientale rappresentato dal movimento dei "CHASSIDIM" (= fedeli), fondato nel corso del XVIII secolo da un grande mistico ebreo, Israel ben Eliezer, piu' noto come il "BAAL SCHEM TOV" (Il signore del Buon Nome -di Dio); il narratore e' un rabbino (Rabbi Bunam), uno "zaddik" (= giusto), come venivano chiamati i capi spirituali di queste comunita' chassidiche, cosi' come rabbino e zaddik e' il protagonista della storia (Rabbi Eisik figlio di Rabbi Jekel).

IL TESORO
"Ai giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Bunam soleva raccontare la storia di Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel, a Cracovia. Dopo anni di dura miseria, che pero' non avevano scosso la sua fiducia in Dio, gli era stato ordinato in sogno di cercare un tesoro nella citta' di Praga presso il ponte che conduce al castello reale. Quando il sogno si ripete' per la terza volta, Rabbi Eisik si mise in cammino e ando' a Praga a piedi. Ma presso il ponte stavano giorno e notte sentinelle ed egli non ebbe il coraggio di scavare. Tuttavia andava al ponte ogni mattina e vi girava attorno fino a sera. Finalmente il capitano delle guardie, che l'aveva osservato, gli chiese amichevolmente se cercasse qualcosa o se aspettasse qualcuno. Rabbi Eisik racconto' il sogno che l'aveva condotto li' da cosi' lontano. Il capitano rise: 'E tu povero diavolo sei venuto fin qui con le tue scarpe logore per un sogno! Si', presta fede ai sogni! Allora anch'io avrei dovuto mettermi la via tra le gambe quando una volta mi fu ordinato in sogno di andare a Cracovia e nella stanza di un ebreo, che doveva chiamarsi Eisik figlio di Jekel, dissotterrare di sotto la stufa un tesoro. Eisik, figlio di Jekel! Mi vedo proprio a buttare all'aria i pavimenti di tutte le case laggiu' dove una meta' degli ebrei si chiama Eisik e l'altra meta' Jekel!'. E rise di nuovo. Rabbi Eisik s'inchino', torno' a casa, dissotterro' il tesoro e costrui' la sinagoga che si chiama la Scuola di Reb Eisik figlio di Reb Jekel.
'Ricordati questa storia', soleva aggiungere Rabbi Bunam, 'e afferra bene cio' che significa: che vi e' qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo, neppure dallo zaddik e che pure vi e' un luogo dove la puoi trovare'".

NOTA
1.
Ecco la traduzione del trafiletto della "Sueddeutsche Zeitung" del 18 marzo 2004.
"Vincitore di milioni al lotto ha bisogno di una pausa di riflessione
Muenster (dpa). Due mesi e mezzo dopo la sua vincita al lotto di oltre 9,1 milioni di euro, ha dato contezza di se', dalla Ruhr, lo sconosciuto milionario del jackpot. Secondo quanto ha comunicato mercoledi' scorso la "Westdeutsche Lotterie GmbH", il vincitore e' un impiegato della zona di Dortmund, di eta' compresa fra i 50 e i 60 anni, e aveva saputo di aver vinto fino dall'uscita dei numeri, il 3 gennaio scorso. L'uomo pero' ha voluto "riflettere in tutta tranquillita'" proprio in merito al fatto se doveva reclamare o meno la vincita. Alla fine, ha avuto chiaro che poteva fare del bene ad altre persone e quindi ha preso in considerazione l'idea di creare una fondazione".
2. Il racconto "Il tesoro" e' tratto da MARTIN BUBER, "I racconti dei Chassidim", Garzanti, Milano 1985, p. 572 s., nella traduzione di Gabriella Bemporad.
3. Per la cronaca: la Pasqua ebraica cade il 6 aprile, quella cristiana (quest'anno, mi dicono, anche per gli Ortodossi), l'11 aprile.
 
 
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