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Barometro felino
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
21 agosto 2012 17:58
 
 Questa estate, che sto trascorrendo integralmente a casa, nella pianura dell’Arno a valle di Firenze, mi sono accorta che non ho bisogno di termometri o di barometri per verificare la situazione meteorologica. Certo, io stessa avverto questo caldo abnorme -abnorme, per ora, ci dicono, tanto per consolarci, alla radio, lasciando intendere che nel futuro potrebbe diventare normalità …
Ad aiutarmi, però, a verificare, già di prima mattina, quale sarà lo svolgimento della giornata, ci pensa Alef, la mia micia di otto anni, che, di solito, è una vera zingarella: ama infatti tantissimo la libertà e, specie in estate, vuole a tutti i costi stare fuori di giorno e di notte. Fino al punto che, di solito, se non sono pronta ad obbedirle e ad accompagnarla per due rampe di scale fino alla porticina che immette nel cortile, è capace di fare il diavolo a quattro, saltando sui mobili, buttando giù da un ripiano, a sfida e dispetto, un paio di peluche, che mi sono cari, o infilandosi negli eventuali spazi vuoti della libreria, e allargandoli, a suo piacimento –e non importa se, nell’operazione, qualche libro, che evidentemente a questa micia di biblioteca non interessa, finisce per terra.
Ma, da quando si sono annunciati i diversi anticicloni africani, Alef ha cambiato le sue abitudini, ed è diventata all’improvviso molto più domestica e casalinga. Dopo essere salita in casa verso le sette di mattina e avere mangiato la sua razione di “chicchini”, va a sdraiarsi, o su un tappeto o sul nudo pavimento, possibilmente in punti dove ci sia un minimo di corrente, per poi, nella tarda mattinata, trasferirsi sul mio letto, nello spazio che le ho concesso per l’occasione, e lì restando quasi fino a sera.
Sì, è vero, qualche volta, dopo la colazione, fa il cenno di voler uscire subito, ma si lascia presto convincere a restarsene tranquilla al riparo di queste quattro mura, in cui, il caldo, pur penetrando, almeno non le arrostisce le zampe. E non insiste, non si ribella (forse anche perché non ha il fiato), anzi, si abbandona a lunghi sonni ristoratori e attende paziente (e forse, chissà, riconoscente) il calar della sera, quando, col buio, torna libera e sparisce in uno dei suoi nascondigli notturni all’aperto, perché la cuccia in garage, in questa stagione, è d’obbligo snobbarla.
E io, intanto, aspetto a gloria che lei, una delle prossime mattine, ricominci il suo diavolo a quattro –segno di un ritorno di temperature accettabili-, così come, quando si pulisce il muso con la zampina, scruto se per caso non si passi la zampa dietro l’orecchio, che, si dice, dovrebbe significare l’arrivo della pioggia. Ma, per ora, niente da fare.
 
 
LA PULCE NELL'ORECCHIO IN EVIDENZA
 
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