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CON DUE POETI DI FRONTE ALL'ENIGMA
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 agosto 2004 0:00
 
Dopo avervi attinto "George Gray" e "Allegria di naufragi", che ho proposto quindici giorni fa, ho continuato a sfogliare la "Antologia di Spoon River" e "Vita d'un uomo", imbattendomi in altre due poesie di Edgar Lee Masters e di Giuseppe Ungaretti, che stanno bene l'una accanto all'altra; e questa volta non solo per una aleatoria suggestione personale, ma proprio di per se'.
L'argomento di cui trattano e' scabroso: la morte e quanto puo' succedere, dopo, alla nostra individualita' -coscienza? anima? ....?. Ammesso naturalmente che qualcosa accada. Ma, come diceva un mio amico, riecheggiando forse un detto di qualche personaggio famoso: se c'e', c'e', e non sara' il mio dubbio a farlo sparire; se non c'e', non c'e', e non sara' la mia credenza o convinzione a farlo esistere.
E dunque, almeno per me, l'unica cosa da fare e' accostarsi a questa realta' cosi' enigmatica con trepida rispettosa cautela -che mi sembra poi un buon modo anche di provare ad accostarsi alla vita.
D'altra parte, questo limite ineludibile che e' la morte, se lo prendiamo sul serio, non puo' aiutarci a vedere con piu' chiarezza la vita, proprio la nostra vita quotidiana, con tutti i suoi altri limiti, ma anche con tutte le sue opportunita'? E l'esistenza del limite, e' proprio cosi' negativa? O non puo' essere anche fonte di una grande liberazione? Non puo' darci una visione piu' nitida anche delle relazioni con le altre persone? Quali relazioni, ad esempio, ci legano e quali ci liberano? Quali sentiamo soccorrevoli e quali disturbanti? E non e' bello accorgercene quando abbiamo ancora un po' di tempo per modificare qualcosa, se e' possibile, o anche solo comprendere un pochino di piu', almeno di noi stessi?
Ed e' proprio in questo ambito della relazione umana che io vedo l'importanza delle due poesie che adesso propongo, rimandando alla fine un'ulteriore brevissima considerazione personale.

Allo smarrimento provocato dal pensiero dell'ineluttabilita' della morte, Giuseppe Ungaretti, allora quarantaduenne, reagisce evocando l'immagine della propria madre che all'epoca era gia' morta. La poesia, a partire dalla maestosa nota d'inizio ("E il cuore"), che esprime magistralmente la solennita' del passaggio, e' molto simile a una sacra rappresentazione, di fronte alla quale noi, pur ammessi a partecipare alla commozione che ne promana, sentiamo di dover stare a una rispettosa distanza.

"La madre
1930

E il cuore quando d'un ultimo battito
Avra' fatto cadere il muro d'ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'Eterno,
Come gia' ti vedeva
Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avra' perdonato,
Ti verra' desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro".

Anche Masters si confronta con il turbamento causato dall'idea della morte, e lo fa nella "Antologia di Spoon River" con le parole di "Le Roy Goldman", che in vita era stato un predicatore alquanto minaccioso, e adesso che e' morto, e che "sa tutto", trova finalmente un accento di incoraggiamento e consolazione che hanno un valore piu' ampio.

"Le Roy Goldman

'Che cosa farete quando sarete giunti alla morte,
se per tutta la vita avrete respinto Gesu',
e saprete che di voi, la' distesi, Lui non e' amico?'.
ripetei piu' e piu' volte, io, il predicatore.
Ah, si'! Ma ci sono amici e amici.
E benedetto tu sia, dico io, che adesso so tutto,
tu che hai perduto, prima della morte,
il padre o la madre, o il vecchio nonno o la nonna,
un'anima bella che visse fortemente la vita,
e ti conobbe a fondo, e sempre ti amo',
che non manchera' di parlare per te,
e dare a Dio una vera immagine della tua anima,
come solo chi e' della tua carne puo' fare.
Quella e' la mano a cui la tua si congiungera',
per trovare una guida nel corridoio
del tribunale dove sei forestiero!".

Mi piacciono queste due poesie, cosi' simili e diverse allo stesso tempo, ma sento il bisogno come di una terza poesia che allarghi ulteriormente il panorama delle persone che possono porgermi la mano in quel momento. Perche' dolorosamente devo constatare dentro di me un'accentuata ritrosia a fidarmi delle persone della "mia carne".
Ma, se e' vero, come dice Masters, che "ci sono amici e amici", allora, a rassicurarmi in un cammino "forestiero" vedo mettersi al mio fianco G* e B*, una donna e un uomo, ambedue molto piu' grandi di me, e che dalla scena della terra sono scomparsi (come si usa dire, prematuramente) ormai tanti anni fa -le uniche persone dalle quali mi sono sentita compresa e accolta in modo davvero gratuito. E che mi hanno trasmesso, in contesti e in modo diversi, il senso della vita -della gratuita' della vita.

NOTA
"Le Roy Goldman, di cui, in fondo a queste note fornisco il testo originale, si trova in: EDGAR LEE MASTERS, "Antologia di Spoon River", Einaudi, Torino 1970, p. 237. La traduzione e' di Fernanda Pivano.
La poesia "La Madre" si trova in: GIUSEPPE UNGARETTI, "Vita d'un uomo- 106 poesie 1914-1960", Arnoldo Mondadori Editore (Oscar), Milano 1970, p. 118.
(Le informazioni biografiche sugli autori si trovano in nota a "Barche e naufragi. Variazioni sul tema" del 15 luglio 2004 ( clicca qui)

Ecco il testo originale della poesia di Edgar Lee Masters:

"Le Roy Goldman

"WHAT will you do when you come to die,
If all your life long you have rejected Jesus,
And know as you lie there, He is not your friend?".
Over and over I said, I, the revivalist.
Ah, yes! but there are friends and friends.
And blessed are you, say I, who know all now,
You who have lost, ere you pass,
A father or mother, or old grandfather or mother, Some beautiful soul that lived life strongly,
And knew you all through, and loved you ever,
Who would not fail to speak for you,
And give God an intimate view of your soul, As only one of your flesh could do it.
That is the hand your hand will reach for,
To lead you along the corridor/ To the court where you are a stranger!
 
 
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