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Evviva Viola che oggi compie tre mesi!!!
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
12 marzo 2010 1:04
 
Evviva Viola! Che proprio oggi compie tre mesi!!!
Conservo ancora sul mio cellulare il messaggio del suo babbo: 12 dicembre 2009 ore 14:33:13: “E’ nata Viola. Tutto bene”.
Fui grata a M. di questa tempestività, perché, anche se non posso dirmi intimissima della famiglia, alcune notizie dell’ultimo paio di mesi di gravidanza di B. mi avevano messo in apprensione, e la calma con cui la bimba sembrava prendere la sua uscita dal grembo materno era un’ulteriore motivo di ansia anche per me.
E così oggi Viola compie tre mesi che rappresentano una delle svolte importanti della vita degli umani, specialmente per quanto riguarda la comunicazione e l’interazione con le altre persone e l’ambiente. Infatti, il sorriso mirato a qualcuno o a qualcosa, a quanto si dice, ha inizio proprio intorno a questo compimese. Il sorriso -che è così importante nella nostra vita, e che auguro a Viola di trovare sempre disponibile in se stessa per una sovrabbondanza di gioia interiore.
E questi auguri li lego a tre doni –in parte virtuali- che sono per ora indirizzati ai suoi genitori e in parte al fratellino che so molto amante della musica.
Il primo è composto da due ninnananne: quella  di Brahms: e la popolare “Fate la nanna coscine di pollo” ;
Il secondo è l’invito a (ri)vedere il film di Vittorio De Sica Miracolo a Milano (a proposito del sorriso che nasce dalla gioia interiore).
Il terzo consiste in una intensa composizione poetica del libanese  Khalil Gibran sul rapporto genitori-prole, con cui termino (in bellezza) questa mie breve noterella.
La composizione è tratta da una famosa raccolta intitolata Il profeta, e spero che, lungi dallo spaventare per la sua severità, possa rappresentare, per i genitori di Viola e per qualunque altro genitore (fisico o spirituale), una fonte costante di ispirazione nel rapporto con le creature, a cui hanno contribuito a dare la vita.

E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli.
   E lui disse:
   I vostri figli non sono figli vostri.
   Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa.
   Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
   E benché vivano con voi non vi appartengono.

   Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
   Essi hanno i loro pensieri.
   Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
   Esse abitano la casa del domani, che voi non potrete visitare neppure in sogno.
   Potete tentare di essere simili a loro, ma non cercate di farli simili a voi:
   La vita procede e non s'attarda sul passato.
   Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti.
   L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce
vadano rapide e lontane.
   Piegatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
   Perché come ama la freccia che vola così ama l’arco che è stabile
”.


NOTA:
La poesia di Gibran  si trova in diverse traduzioni in Internet sia da sola sia all’interno dell’intera raccolta de Il profeta , di cui qui si fornisce solo un esempio. La raccolta è pubblicata da molti anni in Italia da diversi editori, fra cui, per es., Guanda e Feltrinelli.
(Il testo originale è questo:
On Children//And a woman who held a babe against her bosom said, "Speak to us of Children." And he said: Your children are not your children. They are the sons and daughters of Life's longing for itself. They come through you but not from you, And though they are with you, yet they belong not to you. You may give them your love but not your thoughts. For they have their own thoughts. You may house their bodies but not their souls, For their souls dwell in the house of tomorrow, which you cannot visit, not even in your dreams. You may strive to be like them, but seek not to make them like you. For life goes not backward nor tarries with yesterday. You are the bows from which your children as living arrows are sent forth. The archer sees the mark upon the path of the infinite, and He bends you with His might that His arrows may go swift and far. Let your bending in the archer's hand be for gladness; For even as he loves the arrow that flies, so He loves also the bow that is stable”).

Khalil Gibran (o Jibran Khalil Gibran) nacque in Libano, nella città maronita di Bsharri, il 6 gennaio 1883 e morì a New York il 10 aprile 1931. Nel 1895, all’età di dodici anni, a causa del tracollo finanziario della famiglia, emigrò con la madre, le sorelle e il fratellastro negli Stati Uniti, dove già viveva uno zio materno. Rimase a Boston quattro anni, frequentando un istituto d’arte dove mostrò talento per il disegno, attirò l’attenzione di un fotografo allora famoso e lavorò per un editore come illustratore di copertine di libri.
Fra il 1899 e il 1902 lo ritroviamo in Libano, dove studiò in una scuola superiore maronita, approfondì la conoscenza della letteratura araba e si appassionò alla letteratura romantica francese.
Fattasi insopportabile la convivenza col padre e terminati gli studi, Gibran tornò a Boston, dove fu colpito da una serie di lutti; nel giro di poco tempo morirono una delle sorelle, il fratellastro e la madre. Non sentendosi portato per il commercio, liquidò la merceria aperta dalla madre e per qualche tempo visse grazie al lavoro di sarta della sorella superstite.
Dopo una breve relazione amorosa con a Josephine Peabody, nel 1904 si legò di amicizia con Mary Elizabeth Haskell, che aveva dieci anni più di lui ed era preside di una scuola; la Haskell lo aiutò molto sia a farsi conoscere come pittore sia ad apprendere bene la lingua inglese tanto che, dal 1918, poté scrivere direttamente in questa lingua (The Madman) .
Fra il 1908 e il 1910 troviamo Gibran a Parigi, dove, oltre che frequentare corsi di arte, studiò Voltaire, Rousseau e Nietzsche, e strinse importanti amicizie.
Tornato a Boston, la sua fama di pittore si fece sempre più vasta e oltrepassò anche i confini americani, mentre cresceva anche l’interesse del pubblico per le sue produzioni letterarie, a metà strada fra la prosa e la poesia. Nel 1923 si colloca la pubblicazione di Il Profeta, che negli anni Sessanta del XX secolo divenne un libro di culto del movimento di controcultura americano ed europeo e in quello del New Age.
Durante tutta la sua vita americana, Gibran collaborò a giornali e associazioni di immigrati libanesi e arabi, fra cui la “New York Pen League” che riuniva poeti e letterati libanesi immigrati negli Stati Uniti.
Gibran morì il 10 aprile 1931 e la salma  fu trasportata in Libano, come era stato suo desiderio; nel 1932 fu trasferita nel Monastero Mar Sarkis, acquistato appositamente grazie agli sforzi congiunti della sorella Mariana e di Mary Elizabeth Haskell.

Su Internet si trovano diverse biografie di Gibran, ragion per cui c'è solo l'imbarazzo della scelta.
 
 
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