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CON I GUANTI, SACCHETTO E BASTONE . OVVERO: COME UN DUSTY IN CARNE E OSSA
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 agosto 2008 0:00
 
"Con le pinne, fucile ed occhiali" cantava nell'ormai lontano 1962 Edoardo Vianello con quella sua voce che ricordo un po' metallica, evocando il piu' classico e, direi, viareggino, dei paesaggi balneari per fare da sfondo al "dolcissimo bacio d'amore" con cui si concludono le due strofe -uniche e ripetute sino allo sfinimento- della canzone.
A grande distanza di tempo, io, piu' prosaicamente, mi aggiro, "con i guanti, sacchetto e bastone", su sfondi urbani, che, anche se splendidi dal punto di vista artistico e paesaggistico, scontano gli effetti perversi della nostra (in)civilta' post-post e ri-postmoderna … a emulare, in certo qual modo, il simpatico canguro di nome Dusty che, per alcuni anni dal 1977, fu il protagonista di una campagna per la pulizia e il decoro di citta' e paesi, all'insegna del motto: "Tenere pulito e' piu' facile che pulire!"
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Non riesco a ricordare quando e' cominciata questa mia "vocazione" di semi-spazzina volontaria, ma so che e' legata con la paura, anzi, il terrore che ho dei "cocci aguzzi di bottiglia" (per dirla con Montale) che, sparsi per terra, rappresentano una subdola minaccia per umani e animali. Per non dire che qualunque bottiglia abbandonata, caduta nelle mani sbagliate, puo' diventare un'arma non meno pericolosa solo perche' impropria. Come Paperone ha l'occhio a dollaro, io ce l'ho a bottiglia di vetro; e' difficile che me ne sfugga una se si trova nel raggio di venti/trenta metri dal mio cammino, anche se non sono cosi' fissata da pretendere di raccoglierle tutte (e devo dire che in giro ce ne sono molte di piu' di quanto si possa immaginare). E poi, una volta che ho cominciato, come una ciliegia tira l'altra, una bottiglia di vetro tira … una bottiglia di plastica e questa una lattina, e siccome ho un discreto senso della giustizia, ma si', raccogliamo ogni bene e facciamola finita!
All'inizio andavo a mani nude, finche' un giorno raccolsi qualcosa alla presenza di G., il mio giovane amico che allora avra' avuto dodici o tredici anni, il quale mi fece una parte seria:
"Polo, che fai? Ma ci avra' pisciato sopra un cane!". "Oh", risposi io senza battere ciglio, "se e' per questo ci avra' pisciato sopra anche un umano", e proseguii nella mia azione ecologica. Pero' dopo ci ho riflettuto e, nella ricerca di qualche precauzione, ecco un paio di guanti leggeri da giardiniere che, a dire il vero, non sempre mi ricordo di mettere in borsa o nello zaino, e poi, dato che abbastanza spesso la brava gente ha molta sete e lascia numerose tracce del suo passaggio, di solito mi doto anche di una busta di plastica, cosi' c'e' piu' soddisfazione. Anzi, a questo proposito, una volta ho avuto una bella fortuna: in un angolo di un piccolo parco della cittadina dove abito ci doveva essere stato un meeting ad alto livello, perche' una mattina, sparse nel giro di pochi metri, trovai sette o otto bottiglie di birra da due terzi (alias 66 cl.). Era davvero un bottino invitante che pero', per ragioni di capienza, non poteva essere contenuto nei cestini vicini e che comunque avrebbe ben meritato di essere scaricato in una bella campana del vetro, che pero' era a un centinaio di metri. Come fare, dunque? Mentre stavo quasi per rassegnarmi a lasciare tutto li', scorgo una busta di plastica che fa capolino da sotto una panchina. Sara' intatta? Sara' sufficientemente pulita? Sara' grande abbastanza? La scruto, la tiro fuori con circospezione e … ma si', e' splendida! Doveva essere proprio la busta con cui i bevitori avevano portato sul posto le loro birre perche' tutte le bottiglie ci entrarono perfettamente. E cosi', felice come una pasqua, potei compiere al meglio questa mia imprevista missione...
Ma certamente il meglio di me lo detti qualche anno fa in un bel paese della Lunigiana, dove passai qualche giorno per partecipare a un convegno. Uscire prima delle sette di una domenica mattina, li' come altrove, significa non trovare anima viva. Ma delle anime vive, anzi vivaci -forse fin troppo- dovevano aver passato una notte brava proprio in quel giardinetto ai margini della grande piazza, a giudicare dal tappeto di cocci di bicchieri che ricopriva parte del suo manto erboso. Fu piu' forte di me. Con certosina pazienza e meticolosa attenzione mi misi a raccogliere tutto quel trincío, incoraggiata dalla presenza a pochi metri di un cassonetto per il vetro. Dopo un bel po' di tempo, quel fazzoletto erboso era ripulito in modo accettabile, anche se qualche piccola scheggia di vetro poteva ancora rappresentare un pericolo per la zampa di un cane o la mano di un bambino. Ma la perfezione -come si sa- non e' di questo mondo… Alla fine, non prima di essermi presa una machiavellica rivincita, buttando nel cassonetto anche alcuni bicchieri intatti (cosi', pensai, il barista impara!), ripresi la mia passeggiata mattutina resa anche piu' sciolta da tutte quelle flessioni e piegamenti fuori programma.
A volte mi capita di essere sollecitata a guardarmi dall'esterno con gli occhi degli altri, occhi in cui vedo brillare una sorta di punto interrogativo, specialmente quando, la mattina presto, sulla via per comprare il pane, devio verso il piu' vicino cassonetto con tre o quattro bottiglie di birra in mano e posso apparire una che si e' gia' scolata tutto quell'alcool… E questo, direi, e' una specie di divertimento aggiunto che rende ancora piu' giocoso il mio gioco.
Che, ho scoperto non molto tempo fa, non sono l'unica a praticare nella zona. Incredibile, ma vero: ci sono in giro da queste parti almeno due uomini, piu' o meno della mia "certa eta'", che vi si impegnano con cura. Uno, addirittura, deve essersi autonominato aiuto della spazzatrice stradale che qui lavora da sola, lasciando, ovviamente, sui marciapiedi tutto lo sporco che vi si trova, e cosi' l'ho gia' visto un paio di volte in una strada vicina al centro mentre, in attesa che passi la macchina, colma coi propri mezzi, una vecchia granata di saggina, questa lacuna organizzativa dell'igiene pubblica.
E questo sarebbe tutto. Se non fosse che la parodia che mi sono permessa di fare della vecchia canzone di Vianello recita: "Con i guanti, sacchetto e bastone". Ora, dei guanti ho reso conto, del sacchetto ho reso conto, ma … il bastone, che ci sta a fare? Confesso che sta li' per ragioni metriche. A tanto non sono arrivata neppure io, anche se, quando esco di casa, accarezzo a volte con lo sguardo i miei bastoni da trekking nel portaombrelli accanto alla porta. Si', perche' proprio un bel bastone da trekking munito di una dura punta di metallo sarebbe oltremodo utile per stasare le griglie delle caditoie dell'acqua piovana, che sono sempre piu' di frequente rese inservibili dal sudiciume che vi si compatta a causa della carente (per non dire assente) manutenzione pubblica, causando cosi', quando piove, quegli autentici laghi che fanno la gioia dei pedoni quando si trovano, come spesso accade, proprio in prossimita' delle strisce pedonali e delle fermate degli autobus.
Ma, naturalmente, non dispero. Un giorno o l'altro, chissa', verra' il momento di uscire anche col bastone e ampliare cosi' la mia sfera d'azione. Gia', chi lo sa!
 
NOTA
La citazione di Montale viene dall'ultimo verso di Meriggiare pallido e assorto, che fa parte degli Ossi di seppia.
 
 
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