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INFORMAZION VO CERCANDO CH'E' SI' RARA...
(Lettera aperta alle giornaliste e ai giornalisti italiani)
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 marzo 2004 0:00
 
Care giornaliste e cari giornalisti,
mi rivolgo a Voi per esprimerVi un rammarico che ho nei Vostri confronti e che mi accompagna da tanti anni, sempre piu' profondo. Uso la parola "rammarico" perche' essa, come ben sapete, esprime un misto di dispiacere e di amarezza, a cui, volendo, non e' neppure estraneo un pochino di risentimento.
Questo ri-sentimento nei Vostri confronti e' nato nel momento in cui mi sono accorta che, a prescindere dalla Vostra bravura e onesta' personali, Voi quasi sempre ignorate il diritto di chi legge a conoscere di prima mano, nel modo piu' fedele possibile, dichiarazioni, sentenze, in breve i documenti che emanano dalle piu' disparate fonti (giudiziarie, politiche, religiose, scientifiche, ecc.), in modo che ciascuno possa formarsi una propria idea sull'argomento. E' cosi' che i documenti, di cui pur asserite di parlare, vengono da Voi arbitrariamente sbriciolati, e questi pugnelli di parole estrapolate dal contesto, che talora non sapete neppure copiare fedelmente, li mescolate a una spolverio di "commenti" non meditati, e quindi totalmente inutili, lo ribadisco, ai fini di una informazione degna di questo nome.
Non vi rendete conto che, in tal modo, invece di essere strumento e veicolo di chiarezza, e quindi di liberta' e di indipendenza di giudizio, contribuite, oggettivamente, a ingenerare una grande confusione, se non a rafforzare il malcostume, gia' ampiamente diffuso, del pettegolezzo? E' davvero questo che volete?

Comunque, un trattamento del genere, io lo trovo offensivo, e per questo ve ne voglio, e da anni mi astengo dal contribuire al Vostro mantenimento, non comprando i giornali (la televisione l'ho proprio licenziata anche per motivi di igiene mentale). Sono cosi' diventata una frequentatrice assidua delle emeroteche pubbliche, ma non mi vergogno neppure di rivolgere al vicino di posto in treno la fatidica domanda "Mi lascia dare un'occhiata?", o di fare il Paperon de' Paperoni della situazione, raccogliendo, dove capita, un giornale abbandonato. Perche' non vi e' dubbio che ci siano, sui giornali su cui scrivete, delle pagine di grande valore, ma cio' che non tollero e' l'assenza metodica di quella che per me e' una delle ragion d'essere fondamentali del giornalismo, cioe' L'INFORMAZIONE (DISTINTA DAI COMMENTI). Dopo che avro' letto il documento, se non nella sua integralita', almeno in un riassunto ampio e fedele, magari con i rimandi necessari a rintracciarlo, solo dopo, ben volentieri leggero' i commenti, sia quelli a favore sia quelli a sfavore, perche' da tutti quanti si puo' imparare qualcosa. Ma prima, lo ribadisco, PRETENDO di essere messa in grado di VALUTARE PERSONALMENTE cio' di cui si parla.

Ma e' proprio impossibile soddisfare questa che sento, in giro, essere un'esigenza condivisa da parecchie persone?
Si', che e' possibile soddisfarla, e alcune testate della stampa estera sono li' a testimoniarlo concretamente. Ve ne offro due esempi che mi sono capitati sotto gli occhi di recente. Li ho tradotti per Voi e per chiunque voglia leggerli, e qui Ve li riassumo in sommi capi.

1. Il quotidiano tedesco a tiratura nazionale "Sueddeutsche Zeitung" (Monaco di Baviera) del 4 marzo 2004, sotto il titolo a tre colonne "Der Kern des privaten Lebens" (Il nucleo intimo della vita privata) (ALLEGATO -SZ) riferisce con dovizia di particolari una sentenza della Corte costituzionale tedesca sulla tutela della dignita' umana (nella fattispecie, la protezione delle abitazioni rispetto a quelle che in italiano si chiamano "registrazioni ambientali" -in tedesco "sorveglianza acustica"). L'articolo, senza firma, inizia con un preciso elenco dei "motivi conduttori" della sentenza, ivi compresi gli articoli della Costituzione e di una legge di modifica della C. a cui si riferisce, e prosegue riportando le argomentazioni contenute nella relazione di maggioranza cosi' come, alla fine, le critiche contenute nella relazione di minoranza. Cio' che mi colpisce, come lettrice italiana, e' la totale assenza di riferimenti al caso giudiziario che sicuramente e' alla base della sentenza. E, a ben vedere, questo fatto ha una sua profonda ragion d'essere perche' permette di concentrare tutta l'attenzione su cio' che merita davvero in termini di cittadinanza pratica, e cioe' come si e' espressa la Corte costituzionale su questo delicatissimo argomento, e, quindi, cosa ci si puo' aspettare, come cittadine/i, nel campo della tutela della dignita' umana. In effetti, ogni pur minimo accenno al singolo caso giudiziario, per non parlare dei nomi e cognomi degli imputati, oltre a configurarsi come un pettegolezzo gratuito, sarebbe totalmente fuorviante.

2. Il quotidiano spagnolo a tiratura nazionale "El Pais" di Madrid, il 17 febbraio 2004, in un ampio articolo siglato "E. DE B. -Madrid, riferisce: "Dos lesbianas logran la patria potestad compartida de dos gemelas en Navarra" (Due lesbiche ottengono in Navarra la patria potesta' congiunta di due gemelle) (ALLEGATO -EL PAIS). Qui siamo di fronte a un pezzo piu' complesso del precedente nel senso che, oltre agli stralci della sentenza giudiziaria, numerosi, ampi e ben individuabili, vengono riferiti anche dei commenti su di essa, tutti pero' di rilevanza politica. Delle due donne non si suggeriscono i nomi (neppure mediante le iniziali), e ci si limita a dire che la coppia "vive in una localita' vicina a Pamplona". Tale riservatezza non e' di poco conto, perche', se la rende identificabile a chi abita vicino, non alimenta una inutile e dannosa curiosita' a livello piu' generale. Per me, lettrice italiana, l'articolo e' molto interessante perche' tratta questa materia, certamente per ora inusitata, senza far ricorso a categorie morali o, peggio, moralistiche, ma attenendosi strettamente alla "notizia", che e' l'applicazione della legge approvata nel 2000 in Navarra sulle coppie di fatto, "indipendentemente dalla loro identita' sessuale". Traendo le informazioni dalla sentenza, esso racconta l'iter che la coppia ha percorso, dalla prima decisione di adottare dei bambini, a quella di rivolgersi al consultorio pubblico per provare ad avere figli/e propri mediante la fecondazione assistita; alla quale sono state ammesse, dopo aver superato, come richiesto dalla legge, una sorta di esame di idoneita' come coppia e come singole partner. La notizia riportata su "El Pais" riguarda l'ultimo atto di questo iter, e cioe' il riconoscimento della potesta' genitoriale alla compagna della madre biologica delle gemelle nate circa un anno fa. L'articolo riporta, come gia' detto, anche le prese di posizione di soggetti che hanno dato un contributo all'approvazione di questa legge sulle coppie di fatto, e sul loro diritto all'adozione di bambine/i, e non trascura di riferire l'opposizione del Partito popolare che ha impugnato la legge di fronte alla Corte costituzionale spagnola.

Giunta alla conclusione, Vi ripropongo, care giornaliste e cari giornalisti italiani, alcune domande. Ritenete possibile cominciare anche Voi a scrivere articoli di questo genere? Ritenete possibile esigere dai Vostri direttori l'istituzione di una "redazione dei documenti" nel senso appena illustrato?
Io lo credo possibile, e sono convinta che un servizio del genere darebbe lustro alle testate che lo fornissero. Perche', dunque, non provare? Perche' non verificare sul campo (e non con inutili, dispendiose e persino noiose indagini di mercato), direttamente, la bonta' dell'adozione di questa formula?
Personalmente, un quotidiano cosi' lo comprerei anche se il suo prezzo aumentasse. Ma non credo che sarebbe necessario; le cose serie si ripagano -e ampiamente- da sole. Le persone sanno riconoscere chi le rispetta. Un cordiale saluto.
 
 
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