L’augurio in francese vuole rimandare a quel bellissimo film che ha questo titolo e che fu girato nel 2005. E' un film che merita di essere guardato con grande attenzione e partecipazione, magari proprio la vigilia di Natale.
Esso narra un episodio avvenuto davvero nel primo Natale della guerra 1914-18 sul fronte tra il Belgio e la Francia del Nord. Nella notte di Natale del 1914 i soldati francesi, scozzesi e tedeschi interruppero le ostilità, si incontrarono pacificamente nella terra di nessuno, si scambiarono semplici doni come un sigaro o una bottiglia di vino, seppellirono i morti e giocarono anche a calcio. Il tutto è testimoniato da lettere scritte alle famiglie dai soldati delle trincee opposte, le quali, intercettate dalle diverse censure, fecero punire duramente questa fraternizzazione. Da altre testimonianze si sa che episodi analoghi vi furono anche in altri settori del fronte, a indicare che aveva ragione Ungaretti quando disse che, pur facendo il loro cieco dovere, i soldati dei due fronti, in cuor loro, sentivano fratelli i cosiddetti nemici.
Come ulteriore contributo a una riflessione che vada al di là delle appartenenze religiose, culturali, nazionali e di qualunque altra natura, propongo una poesia di Salvatore Quasimodo, che non conoscevo e che mi è venuta incontro proprio in questi giorni.

Natale
Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l'asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v'è pace nel cuore dell'uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

Nota:
La poesia si trova a pag. 752 del volume Salvatore Quasimodo, Poesie e discorsi sulla poesia, Arnoldo Mondadori editore, Milano 1971 (I meridiani)