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Le parallele e il babbo di Aylan
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
5 settembre 2015 16:48
 
 La notizia che il Canada avrebbe dato il permesso di asilo ad Abdullah al-Kurdi, il babbo del piccolo Aylan, lasciato esanime dalla risacca su una spiaggia turca, consentendogli anche di seppellire nel paese nordamericano i corpi della moglie e dei due bambini, è una di quelle cose che ti lasciano di stucco perché sono di una crudele insipienza. Come? Dici di no a quattro persone giovani vive, che rappresentavano sicuramente una risorsa per la tua società, e poi, di certo per attutire il tuo senso di colpa, dici di sì a tre cadaveri e all’unico sopravvissuto disperato? No, in tutto questo  non c’è neppure il minimo senso di dignità.
Ma questa tragedia e il rifiuto di Abdullah di accettare quell’asilo tante volte e invano richiesto per restare accanto alle tombe di quelli che rappresentavano tutta la sua vita, mi ha fatto tornare in mente una frase fulminante che ho letto qualche tempo fa non so dove, e che ho trovato, per esperienza diretta, molto vera, amaramente vera.
Dice così:
Le parallele sono rette che si incontrano all’infinito … quando non gliene frega più niente.
 
 
 
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