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SEMPLICITA'
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 settembre 2005 0:00
 
Che cosa sarei, che cosa saprei, senza il mio lavoro di traduzione? Quante personalita' diverse da me, a volte anche lontane dal mio sentire, potrei apprezzare senza di esso? Perche' non si tratta solo di leggere, ma di entrare in una profonda confidenza con quello scritto. E non solo.
Con le citazioni, frequenti nei testi di saggistica, si possono spalancare finestre su panorami ancora piu' vasti, soprattutto quando i testi citati sono gia' in italiano. In tal caso, infatti, la ricerca del brano indicato nel libro, che vo traducendo io, mi obbliga a leggere, sia pure "in tralice", quest'altra opera, e cio' puo' farmi intuire la sua importanza per me.
Se poi, per la brevita' della citazione, non e' sufficiente una lettura "in tralice", allora il segugio che e' in me, e che "morde, ma non demorde", setaccia tutto il testo .. e cosi', volente o nolente, il libro lo leggo comunque da cima a fondo -e a volte e' una fatica ben ripagata com'e' successo di recente con uno scritto di Henri Nouwen, prete cattolico olandese, che e' considerato uno dei grandi maestri di spiritualita' del nostro tempo. Si tratta del diario tenuto da Nouwen quando, fra il giugno e il dicembre 1974, interruppe la sua pur feconda e apprezzata attivita' di docente e conferenziere, per ritirarsi a Genesee (Stato di New York, USA) a vivere la vita contemplativa dei benedettini di quell'abbazia.
L'onesta', la semplicita', con cui Nouwen da' a conoscere se stesso e i problemi concretamente umani, con cui si confronta, quali contraddittorieta', presunzione, collera, avidita', ecc., rende possibile l'instaurarsi di un rapporto di simpatia tra lo scrittore e il lettore, e puo' fornire a quest'ultimo lo spunto per una sua rivisitazione personale dei diversi temi. La nota che propongo qui per intero mi sembra indicativa in tal senso.


Lunedi' 18 [novembre 1974]

Che cosa si fa quando si e' monaci e tutti hanno l'allegra abitudine di bestemmiare o di imprecare quando qualcosa va a rovescio? Non e' una domanda teorica, succede sul terreno di costruzione della nuova chiesa, dove i monaci lavorano di gomito con dei bravi operai, bravi pero' anche a bestemmiare.
Mi sono chiesto come reagirei. Probabilmente non direi nulla ma mi arrabbierei poco a poco, fino ad esplodere, urlando: "Non sapete che non si bestemmia?". Poi, tutti saremmo arrabbiati, l'atmosfera rimarrebbe tesa e la carita' diventerebbe una merce introvabile.
Anthony, invece, mi ha parlato della 'sua' reazione. Dopo aver udito pronunciare il nome di Gesu' 'invano' (senza motivo, senza frutto), ha pensato: "Forse dovrei dire qualcosa". Poi si e' detto: "Perche' no?". E quando qualcuno ha lasciato cadere una trave o ha piegato un chiodo, usando ancora 'invano' il nome del Signore, gli ha messo un braccio attorno alle spalle e ha osservato: "Amico, questo e' un monastero, noi a quell'uomo gli vogliamo bene". Il muratore lo ha guardato, ha sorriso, poi ha risposto: "E' vero -gli voglio bene anch'io". Ed e' finita in una bella risata.
Dopo aver letto tanto a proposito della preghiera di Gesu' e della potenza del nome di Gesu', l'accaduto diventa ancora piu' significativo. In realta' non dovremmo pronunciare il nome di Dio invano ma soltanto per ottenerne un frutto.


(Da: HENRI J. M. NOUWEN, Ho ascoltato il silenzio. Diario da un monastero trappista, Queriniana, Brescia 2003, p. 176s. (traduzione di Ada Tavianini Palieri) -con il permesso della casa editrice, che si ringrazia sentitamente).

NOTA
HENRI J. M. NOUWEN, nato il 24 gennaio 1932 nei Paesi Bassi, fu ordinato prete cattolico nel 1957. Si dedico' a studi di psicologia, e, allo scopo di avere una salda formazione pastorale, studio' teologia e psichiatria. Insegno' dapprima nei Paesi Bassi, poi soprattutto negli Stati Uniti, in vari prestigiosi istituti, fra cui la "Yale Divinity School".
Svolse un'intensa attivita' di conferenziere in molte parti del mondo e scrisse un grande numero di libri, saggi, articoli che continuano a essere tradotti in varie lingue. Molti di questi scritti sono ispirati a esperienze della sua vita e, come ha detto qualcuno, possono essere considerati delle "autobiografie spirituali", in cui Nouwen cerca di esprimere il significato spirituale di cio' che ha vissuto.
Nel 1986 abbandono' l'insegnamento per trasferirsi a Toronto (Canada), dove svolse il suo ministero pastorale presso "L'Arche Daybreak", una comunita' in cui persone handicappate mentali e fisiche vivono insieme a persone che dedicano tutta o parte della vita al servizio dei disabili.
Nouwen mori' nei Paesi Bassi il 21 settembre 1996, a seguito di un infarto (il secondo della sua vita), che gli fu fatale.

In Italia la maggior parte delle opere di Nouwen e' pubblicata dalla casa editrice Queriniana di Brescia (www.queriniana.it).

Diversi sono i siti Internet di associazioni o fondazioni che si richiamano a Henri Nouwen, fra questi segnalo:
clicca qui (sito della "Henri Nouwen Society" -Stati Uniti e Canada).
www.nouwen.org (sito della Fondazione "Henri Nouwen" nei Paesi Bassi).
clicca qui (dove si trova l'archivio delle sue opere, manoscritti, ecc.).

La comunita' dell'"Arche Daybreak" si trova a questo indirizzo: clicca qui
 
 
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